VARIE 31/8/2014, 31 agosto 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - ULTIMATUM ALL’UCRAINA
REPUBBLICA.IT
ROMA - Non si placa la tensione in Ucraina e a Bruxelles il vertice Ue si conclude con la minaccia di nuove sanzioni alla Russia: "Abbiamo visto una escalation" e "se non ci sarà un cambiamento significativo entro una settimana" l’Unione europea varerà nuove misure contro Mosca "negli stessi campi" già colpiti, dice al termine del summit la cancelliera tedesca Angela Merkel sottolineando che i 28 "sono tutti d’accordo che non ci può essere soluzione militare" alla crisi. "La situazione in Ucraina è peggiorata, preoccupano gli intensi combattimenti e la presenza dell’esercito russo su suolo ucraino", e la Ue "chiede alla Commissione di preparare urgentemente nuove misure in una settimana", le fa eco il presidente uscente della Ue Herman van Rompuy. Non arriva quindi l’inasprimento delle sanzioni contro Mosca, auspicato e dato per certo in mattinata dal presidente francese Francois Hollande. Ma i leader Ue lanciano un ultimatum al Cremlino.
Riguardo alla strategia futura dell’Unione e della Nato, Merkel boccia le forniture di armi all’Ucraina: "Non sono opportune" perché "si darebbe l’impressione che una soluzione militare è possibile" quando invece "siamo tutti d’accordo che non c’è soluzione militare", "la Germania non fornirà armi" e "non cambierà idea da oggi al vertice Nato" che si terrà in Galles il 4 e 5 settembre.
Per il presidente del Consiglio Matteo Renzi "la parola ultimatum" è "un po’ eccessiva": "C’è un tempo tecnico entro il quale verificheremo l’evolversi della situazione. C’è piena consapevolezza della difficoltà, è in gioco l’idea di Europa e il rapporto con il vicino più grande che l’Europa ha, che è la Russia che potrebbe svolgere un ruolo, se fosse dentro la comunità internazionale, ad esempio nel dialogo con la Siria. C’è una grande questione politica che non può essere risolta dalla discussione ’quel paese non vuole perché ha paura di perdere qualcosa’".
Poroshenko a Bruxelles. Nel giorno in cui il presidente ucraino, Petro Poroshenko, parla al vertice Ue a Bruxelles, dalla Gran Bretagna arrivano nuove accuse a Mosca: la presenza di militari russi in Ucraina, secondo una fonte britannica citata dalla Cnn, è molto più massiccia di quanto è stato sostenuto nei giorni scorsi: i soldati russi presenti nell’est dell’Ucraina sono tra i 4.000 e i 5.000, ben più del migliaio di cui si è parlato finora. Secondo la fonte i militari sono inquadrati in varie formazioni e combattono nelle zone di Luhansk e Donetsk. La stessa fonte britannica ha aggiunto che Mosca ha 20.000 soldati già schierati lungo la frontiera e "altri potrebbero arrivare presto".
Poroshenko: "Centinaia di carri armati in Ucraina". Migliaia di militari e centinaia di carri armati hanno invaso il territorio ucraino, denuncia il presidente Petro Poroshenko, al termine dell’incontro a Bruxelles con il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso. Poroshenko rivolge quindi un appello all’Unione europea affiché dia una ’’risposta appropriata’’ all’’’atto di aggressione’’ di Mosca in Ucraina. "Sentiamo il sostegno pieno dell’Unione europea - prosegue - di tutti i Paesi membri e questo è molto importante per noi. L’Europa ha capito la minaccia alla nostra sovranità". Dal canto suo, Barroso esprime grande preoccupazione e mette in guardia contro il rischio di raggiungere un "punto di non ritorno".
Mogherini: "Ue mai come oggi circondata da crisi e conflitti". "Siamo in un momento molto complicato e molto triste sul piano internazionale. Mai come oggi si sono concentrati attorno all’Europa crisi e conflitti, per cui è fondamentale che l’Ue abbia un ruolo", afferma Federica Mogherini, poi nominata responsabile della politica estera dell’Ue, in conferenza stampa al termine della riunione informale dei ministri europei a Milano nella quale "si è discusso in modo franco, più strategico a lungo periodo, e meno operativo e immediato" delle crisi in Ucraina, Mediterraneo e Medio Oriente.
Ashton: "Mosca fermi ostilità e ritiri sue forze". Un appello alla Russia, affinché si impegni a "porre un freno alle ostilità e al passaggio di equipaggiamenti nella zona di conflitto e a ritirare le sue forze armate" dall’Ucraina è arrivato anche dall’Alto rappresentante per la politica estera Ue Catherine Ashton.
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Lunedì riunione ’gruppo di contatto’ a Minsk. Il ’gruppo di contatto’ sulla crisi ucraina si riunirà lunedì a Minsk. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri bielorusso precisando che all’incontro parteciperanno rappresentanti di Russia, Ucraina e Osce.
Ancora vittime. Nell’est dell’Ucraina si continua intanto a combattere. L’ufficio comunale di Donetsk ha fatto sapere che oggi almeno due persone sono morte in un attacco di artiglieria in un quartiere della città. Bombardamenti sono segnalati in altre città della regione ma non ci sono informazioni su eventuali vittime.
Sta proseguendo l’’’aggressione militare diretta’’ di Mosca nell’Ucraina orientale, denuncia su Twitter il Consiglio di difesa e sicurezza di Kiev, aggiungendo che la Russia continua a inviare equipaggiamento militare e ’’mercenari’’ nelle zone controllate dai separatisti. Intanto, le forze ucraine si stanno ritirando dalla città di Ilovaysk, 20 chilometri a est della roccaforte separatista Donestk. Lo rende noto il portavoce del Consiglio di sicurezza ucraino, Andriy Lysenko, spiegando che i soldati ucraini erano accerchiati dai ribelli. All’esercito è anche stato ordinato di ritirarsi dalle città di Novosvitlisvsk e Khryashchuvate, che si trovano sulla strada principale tra il confine russo e la seconda roccaforte ribelle, Luhansk.
Due diplomatici russi scomparsi. È intanto giallo sull’arresto di due funzionari dell’ambasciata russa a Kiev. Il terzo segretario Andrei Golovanov e l’addetto diplomatico Mikhail Shorin sarebbero stati arrestati questa settimana nella capitale ucraina nonostante avessero dei passaporti diplomatici, e Mosca li ha dichiarati "dispersi". Mentre tre giorni fa il ministero degli Esteri ucraino ha ammesso l’arresto nei pressi di un bar di due persone in possesso di "bombe a mano" e di documenti "somiglianti" a passaporti diplomatici russi, il ministero dell’Interno ucraino ha negato che Golovanov e Shorin siano stati arrestati. In risposta a queste affermazioni "contraddittorie da parte delle autorità ucraine", l’ambasciata russa in Ucraina ha deciso di "dichiarare ufficialmente la scomparsa" dei due diplomatici. Il ministero degli Esteri di Mosca intanto accusa Kiev di avere arrestato Golovanov e Shorin "con un pretesto completamente falso" e chiede "l’immediato rilascio" dei diplomatici e il rispetto "delle convenzioni internazionali sull’immunità diplomatica".
Corridoio umanitario. La Russia intende organizzare un "ponte umanitario" per inviare aiuti nelle zone dell’est dell’Ucraina. Lo annuncia un alto responsabile della Difesa di Mosca. Autorità russe, organizzazioni non governative e imprese "pensano di organizzare non un unico convoglio umanitario, che abbiamo già inviato, ma un secondo, un terzo, un decimo", afferma il vice ministro della Difesa, Anatoli Antonov. "In modo generale, vorremmo un ponte umanitario normale" tra la Russia e le città controllate dai ribelli di Lugansk e Donetsk, dove numerosi civili sono intrappolati nei combattimenti, conclude.
REPUBBLICA.IT
BRUXELLES - Putin è perentorio. Per il presidente russo è "impossibile" prevedere la fine della crisi Ucraina, "dipenderà dalle decisioni del governo di Kiev", sostiene. Ma l’Unione Europea ha fissato un termine, la Russia ha una settimana di tempo per cambiare la rotta della sua politica se non vuole incorrere in nuove sanzioni. Kiev sabato aveva messo in guardia da una situazione che è vicina a un "punto di non ritorno", sull’orlo di una "guerra su larga scala" con Mosca. E nella notte, al termine della riunione dei capi di Stato e di governo dell’Ue a Bruxelles, il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, ha annunciato che i 28 leader hanno deciso di adottare "ulteriori passi significativi" e che l’Ue sta lavorando alacremente a nuove misure restrittive se la Russia non farà un passo indietro.
"La situazione in Ucraina è peggiorata. Preoccupano molto gli intensi combattimenti e la presenza dell’esercito e di armamenti russi sul suolo ucraino", ha detto Van Rompuy. Per questo la Ue ha chiesto all’esecutivo di Bruxelles di "preparare urgentemente nuove misure in una settimana". All’inizio della prossima settima inizieranno anche le consultazioni con gli Stati membri per arrivare all’approvazione delle nuove misure, "in modo da essere pronti nel giro di una settimana". Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha spiegato che la Ue potrebbe decidere nuove misure negli ambiti già colpiti dalle sanzioni precedenti. In ogni caso, ha concluso, tutti i Paesi europei "sono d’accordo che non ci può essere una soluzione militare alla crisi. Il conflitto dev’essere risolto per via politica".
Ucraina, Putin: "Impossibile prevedere quando finirà la crisi". Ultimatum Ue: "Ha sette giorni"
Il presidente russo Vladimir Putin
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La posizione russa. E mentre gli Stati Uniti accolgono positivamente la decisione dei leader dell’Unione Europea, Putin non si smuove. Per il presidente russo il comportamento dell’Unione contraddice i valori democratici su cui si fonda. Continua a negare la presenza di forze militari sul suolo ucraino e a difendere la libertà di autodifesa del suo popolo. Poi si appella ai negoziati in vista per la creazione di uno Stato nell’Ucraina dell’est. "Devono essere immediatamente avviati negoziati sostanziali non su questioni tecniche, ma sull’organizzazione politica della società e sul sistema statale nel sud-est dell’Ucraina allo scopo di garantire incondizionatamente gli interessi delle persone che vivono lì", ha detto nel corso di uno show televisivo registrato nell’estrema periferia orientale del Paese. Poi ha sottolineato la necessità di interrompere immediatamente le ostilità e cominciare il ripristino delle infrastrutture".
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Scambio di prigionieri. Intanto i dieci paracadutisti russi che erano stati catturati da Kiev dentro il territorio ucraino quasi una settimana fa sono tornati a casa grazie a uno scambio di prigionieri tra truppe: all’alba i dieci parà sono stati consegnati alle autorità russe al valico di Nekhoteyevka e in cambio la Russia ha consegnato 63 soldati ucraini che erano penetrati nel suo territorio mercoledì scorso, in fuga dai combattimenti che si erano andati intensificando. "Il negoziato non è stato facile, ma alla fine ha prevalso il buon senso e tutto è finito per il meglio", ha commentato il vice comandante dei paracadutisti russi, generale Alexei Ragozin.
HUFFINGTON POST
Si sta alzando la tensione internazionale sulla vicenda dell’Ucraina. Fra qualche giorno, a prossimo summit della Nato, la Gran Bretagna annuncerà, insieme ad altri dodici paesi dell’alleanza atlantica, la creazione di una forza militare composta da diecimila uomini pronta a fronteggiare le minacce della Russia.
Al piano del premier britannico Cameron, Putin ha risposto duramente: "Dobbiamo cominciare immediatamente discussioni su questioni che riguardano la creazione di uno Stato per il sud-est dell’Ucraina per proteggere gli interessi legittimi delle persone che ci vivono". Uno stato satellite di Mosca è l’eventualità che più spaventa Kiev, che si vedrebbe sottratta unilateralmente parte della propria sovranità, e mette in allerta i partner occidentali del primo ministro Poroshenko.
È di ieri la notizia che il vertice dei capi di stato europei riuniti a Bruxelles ha chiesto alla Commissione di proporre entro una settimana un nuovo pacchetto di sanzioni per contrastare l’escalation del Cremlino. Pur escludendo per il momento una soluzione di tipo militare, sia Van Rompuy che Angela Merkel si sono detti preoccupati dell’attività di soldati russi sul suolo ucraino.
La portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale di Washington, Caitlin Hayden, ha plaudito l’iniziativa, sottolineando come venga apprezzato "il forte sostegno alla sovranità ed integrità territoriale dell’Ucraina".
COMMENTI DEI LETTORI DELL’HUFFINGTON
Salvatore Farruggia · Agrigento
E’ GIUSTO NEL SUD EST DELL’UCRAINA DEVE ESSERCI UNO STATO AUTONOMO PERCHE’ QUELLE POPOLAZIONI SONO RUSSE PER CULTURA LINGUA RELIGIONE
LA CRISI E’ COLPA DELL’EUROPA E DELL’AMERICA CHE HANNO PROVOCATO UN COLPO DI STATO FASCISTA
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Riccardo Mascia · Bolzano
E con la Cecenia come la metteresti? Ah, magari si potrebbe proporre a Putin di scambiare parte dell’Ucraina con la Cecenia, ma non credo che accetterebbe. L’appetito vien mangiando, e si sa che gli stati grandi e forti hanno sempre un gran appetito quando si tratta di fagocitare quelli piccoli. Il pretesto di "difendere i diritti delle minoranze oppresse" ha ben tragici precedenti...
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Honsu Kangae · Top Commentator
E’ lecito annettersi uno stato o parte di esso con la forza militare?
Questa è l’unica domanda a cui bisogna rispondere riguardo alla guerra russo-ucraina, tutto il resto sono baggianate buone solo per giustificare le proprie ideologie.
Non è un caso che tutti gli anti-europei siano a fianco del tiranno russo, ex capo del KGB che collaborava con la Stasi nnchè compagno di merende di berlusconi.
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Flavio Artieri · Top Commentator · Uptodate Fashion Academy
Ha parlato un seguace di Bin Grillo e dei talebani di Dibba e si sente lontano un miglio
Insomma Putin vuole la creazione di uno stato fantoccio controllato di fatto da Mosca per svendere le ricchezze di Donetsk ai suoi amici mafiosi e per fare prostituire le ragazze ucraine
E allora grande Inghilterra se non permetterà questo scempio a dittatori come Putin un uomo molto peggiore di Adolf Hitler
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Gianluca Barberis · Top Commentator
E pensare che abbiamo bombardato, ucciso civili e semidistrutto le citta’ della Serbia per garantire L’indipendenza del Kosovo... a quel tempo era tutto regolare perche’ l’indipendenza e’ sacrosanta quando possiamo piazzarci una bella base della NATO.
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Alberto Romualdi · Top Commentator
nonostante l’impressione è che abbia ragione la Russia, francamente non paragonerei la situazione con il Kosovo. Era in atto in quell’ area una guerra da 10 anni dove si scannavano in tutte le maniere e avevano appena avviato una autentica operazione di pulizia etnica. Così come sembra essere "giusto" che la Russia non gradisca la Nato lungo tutti i confini, la stessa onestà intellettuale ci dovrebbe fare dire che in Kosovo l’intervento era opportuno e mise fine a un conflitto, quello in Yugoslavia, che durava da dieci anni. Differenza importante: il Kosovo mise fine a un conflitto, con l’ Ucraina si rischia invece di iniziarne uno
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Vittorio Vinzio · Top Commentator · Perito tessile
a mio parere la migliore soluzione, non si può costringere un popolo a soggiacere in uno stato in cui sente di non far parte.
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Honsu Kangae · Top Commentator
vale anche per i tartari della Crimea che non vogliono essere sottomessi alla Russia e vedersi sottratte le loro terre?
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Alberto Casadei · Top Commentator · Riviera, Emilia-Romagna, Italy
Da Londra arrivano quelli dell’ISIS, da Londra predica la guerra santa in Libia il Gran Muftì shayq Sadiq al-Ghariani. Comunque la si vede da Londra arrivano guai
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Mario Schipani · Top Commentator · Peterborough
La gran bretagna non ha piu’ un’esercito...dopo tanti tagli.
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Riccardo Gandolfi · Titolare Studio presso Titolare di me stesso
Quindi.... Consegniamo l’Alto Adige all’Austria?
In base a quale principio di Diritto Internazionale si può accettare che una nazione venga privata del proprio territorio a vantaggio di un’altra, solo perché è più potente?
Possiamo fare esempi di nazioni che si sono divise pacificamente, come la Repubblica Ceka e la Repubblica Slovacca, ma già una divisione fra Fiamminghi e Valloni è più complicata. In tutti e due i casi, comunque, si tratta di stati che si formano per "gemmazione" di uno preesistente, ma non sotto la pressione ed i carri armati di una potenza.
I precedenti storici si perdono nei secoli, mi viene in mente la guerra fra Messico e Stati Uniti per il Texas, ma, appunto, si parla di oltre 150 anni fa, scoppio dopo un periodo di guerra civile tutta interna al Messico e dopo che tentativi USA di acquistare alcune re... Altro...
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Giorgio Guglielmetti
Ma allora ? Come mai la Nato ha bombardato Belgrado per favorire la separazione dal Kossovo dalla Serbia?
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Luigi Borzacchini · Rutigliano
in realtà, sin dall’inizio, era chiaro che la soluzione finale richiedeva di trovare un modo di permettere alla Russia di conservare la Crimea e di collegarla alla madre Russia. Si poteva accettare subito questo obiettivo e trattare, ma pareva brutto. Occorreva avere prima qualche migliaio di morti per rendere la soluzione accettabile. Forse ci stiamo avvicinando alla soluzione, anche se continua il teatro della falsa indignazione europea....
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Honsu Kangae · Top Commentator
E’ lecito annettersi uno stato o parte di esso con la forza militare?
Questa è l’unica domanda a cui bisogna rispondere riguardo alla guerra russo-ucraina, tutto il resto sono baggianate buone solo per giustificare le proprie ideologie.
Non è un caso che tutti gli anti-europei siano a fianco del tiranno russo, ex capo del KGB che collaborava con la Stasi nnchè compagno di merende di berlusconi.
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Rosario Privitera · Segui · Top Commentator · Operatore CNC presso La prometec
Ma questa democraticissima Nato disposta ad esportare la democrazia in punta di baionetta perchè non propone l’esercizio democratico della consultazione dei popoli interessati e se questi scelgono di andare con la russia se ne fà una ragione?
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Franco Adami · Top Commentator · Verona
guardate questo filmato , https://www.youtube.com/watch?v=7xKuFC7ILnc
PEZZI DI STAMATTINA
TARQUINI SU REPUBBLICA
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO .
«Il momento è serio e drammatico, stiamo raggiungendo il punto di non ritorno», ha detto il presidente uscente della Commissione europea, Barroso. «La Russia è in guerra con l’intera Europa», ha incalzato la presidente lituana, Grybauskaite. «Dobbiamo aumentare le sanzioni», ha chiesto il presidente francese François Hollande. Pesano gli scenari e i timori peggiori, sul summit europeo
straordinario: i leader dell’Unione europea, incontrando anche il presidente ucraino, Petro Poroshenko, hanno cominciato al loro vertice a prepararsi al peggio. E la scelta operativa più forte è quella della Nato, annunciata dal Financial Times : l’Alleanza costituirà subito una forza mobile di pronto intervento con almeno diecimila uomini, jet da combattimento, aerei da trasporto, carri armati e navi, per garantire la difesa di Baltici e Polonia.
Di ora in ora, arrivavano in crescendo sul tavolo del vertice europeo notizie più allarmanti. «In Ucraina ci sono 5mila soldati russi», lancia l’allarme una fonte del governo britannico sentita dalla Cnn , che denuncia un intervento armato che andrebbe oltre i mille uomini di cui ha parlato la Nato. I militari russi in territorio ucraino, conferma Poroshenko, sono ormai diverse migliaia, e centinaia sono i loro carri armati. «Oggi parliamo di aggressione contro il mio paese, domani potremmo dover parlare di minaccia all’intera Europa», ha aggiunto. Il Cremlino continua a negare,
ma la cattura dei paracadutisti di Mosca e le foto satellitari della Nato, fanno sorgere più di un dubbio sulle dichiarazioni di Mosca. E’ giunto il momento, hanno ammonito insieme il presidente francese e il premier svedese Fredrik Reinfeldt, che i leader della Ue prendano «la loro decisione politica per inasprire le sanzioni», e incarichino l’esecutivo europeo di inasprire duramente le sanzioni alla Russia. Scelta difficile, visto che Mosca è il terzo partner commerciale della Ue, ma le sue mosse militari fanno troppa paura. Persino nel tranquillo, pacifico Grande Nord.
Dalla notte scorsa, infatti, le Forsvarsmakten, le modernissime forze armate svedesi, sono di fatto in stato d’allarme rosso. Tutte le squadriglie dei 160 bisonici multiruolo Gripen sono in emergenza permanente, alcuni jet sono stati spostati nell’isola di Gotland, più a est, aerei-radar della Flygvapnet pattugliano il Baltico giorno e notte, jet, forze speciali e tank svedesi conducono manovre d’emergenza con la Finlandia, entrambi i governi vogliono passare dalla neutralità all’associazione alla Nato.
«Abbiamo avuto tre violazioni russe dello spazio aereo in poche ore, non è casuale», dice il premier finnico Alexander Stubb.
L’Europa non ha interesse a un confronto duro, si sforza di dire il summit. «Vogliamo una soluzione politica, non militare», ha detto la “lady Pesc” uscente Catherine Ashton, così come la sue erede Federica Mogherini. Ma la realtà è diversa, come non si stanca di ripetere da giorni il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski: «Descriviamo la realtà, la guerra in Europa è già in atto».
CADALANU SU REPUBBLICA
SANZIONI
commerciali, embargo sulle armi e gelo diplomatico non bastano a David Cameron. Il premier di Sua Maestà britannica vuole qualcosa di più concreto contro
Mosca, che va avanti con quella che il governo inglese definisce senza mezzi termini “aggressione russa” all’Ucraina. Londra ha deciso di spingere i partner Nato verso una politica più muscolare: il Regno Unito e altri sei paesi alleati stanno lavorando alla creazione di una forza militare congiunta, capace di diecimila uomini, il cui piano illustreranno al vertice Nato della settimana prossima, in Galles.
Secondo le indiscrezioni pubblicate dal Financial Times, l’intento è quello di far nascere una struttura operativa di rapido dispiegamento ed esercitazioni frequenti, forte di una divisione di uomini ma capace di crescere in tempi molto stretti. Nel progetto sono comprese unità aeree e navali, così come truppe di terra. A farne parte sarebbero militari di Danimarca, Lettonia, Estonia, Lituania, Norvegia e Olanda, mentre il Canada ha espresso interesse a farne parte. La guida dovrebbe essere affi-
data a comandanti britannici. Modello della forza congiunta dovrebbe essere la struttura simile anglo-francese, a cui Londra e Parigi lavorano da anni, e che dovrebbe essere operativa nel 2016.
Il premier inglese è pronto ad annunciare la decisione agli altri paesi dell’Alleanza atlantica proprio in apertura del vertice gallese di Newport, dal 4 al 5 settembre prossimi. Nelle scorse settimane Cameron ha anche
spedito una lettera ai partner e al segretario Nato Anders Fogh Rasmussen, chiedendo che alla Russia arrivi un messaggio chiaro: «Né l’Alleanza né i paesi membri saranno intimiditi» dalle «azioni illegali di Mosca» in
quello che il governo britannico definisce «il vicinato della Nato ». «Dobbiamo ripensare completamente il nostro rapporto con la Russia», scrive Cameron.
Scopo dell’offensiva a tutto campo del governo britannico, con mosse diplomatiche e decisioni militari, è aumentare la pressione sui partner più prudenti, Germania e Italia in primis. A Londra le manovre di Putin si leggono in modo univoco, come un’aggressione a un paese che pur non essendo parte della Nato è comunque europeo. L’annuncio di Cameron è destinato a “scuotere” l’Alleanza e aumentare il livello di prontezza della sua Forza di reazione rapida, ma anche a far salire la tensione nell’Europa centrale. Finora la Nato ha rispettato i numerosi accordi con Mosca che vietano lo schieramento di truppe stabili nei paesi dell’ex Patto di Varsavia. Ma l’uso delle forze di reazione rapida, non dislocate in modo “stanziale” ma spesso schierate in fase di manovra ai confini della Federazione russa, è considerato dagli analisti un metodo per superare il limite concordato e segnalare al Cremlino che l’Occidente considera “non amichevoli” le scelte russe in Ucraina.
Ma la Gran Bretagna non è la sola a prendere sul serio la minaccia da Est: ieri anche Stoccolma ha innalzato il livello di allerta delle sue Forze armate, aumentando l’attività militare di raccolta informazioni nell’area del Baltico e dispiegando due cacciabombardieri Gripen nella base di Gotland, già messa in allarme da marzo dopo le manovre
russe sul mar Baltico. La Svezia non fa parte della Nato e ha sempre fatto una bandiera del proprio non-allineamento, ma la controversa annessione russa della Crimea ha spinto il governo svedese a valutare l’ingresso nell’Alleanza. Il vicepremier Jan Björklund ha ammesso pubblicamente che l’ipotesi è stata ventilata, anche se poi Sverker Göransson, comandante supremo delle Forze armate svedesi, ha escluso che il paese possa cambiare politica militare.
Fonte di massima preoccupazione
è proprio l’isola di Gotland, territorio svedese a una
novantina di chilometri dalla costa della madrepatria e a circa 250 dall’enclave russa di Kaliningrad. L’isola e la sua base militare sono considerate strategiche e dunque possibile preda molto ambita dell’Armata russa in caso di un’offensiva verso Lettonia, Estonia e Lituania. Un’eventuale conquista permetterebbe un attacco alle repubbliche baltiche da Est, da Ovest e da Sud, in una tenaglia fra l’isola, il territorio russo e l’enclave russa di Kaliningrad. E l’ipotesi di un attacco è valutata seriamente dal premier svedese Fredrik Reinfeldt, secondo cui il Cremlino è ormai tornato su una politica da Guerra Fredda.
CORINNA DE CESARE SUL CORRIERE
SANZIONI
DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES — La crisi in Ucraina è «verso un punto di non ritorno». La tensione su Kiev continua ad aumentare e dopo Vladimir Putin («Voglio ricordarvi che la Russia è una delle principali potenze nucleari»), è stata la volta dell’Europa che ieri nel vertice dei 28 si è detta pronta a valutare nuove sanzioni «di terzo livello» contro Mosca se la Russia continuerà ad ignorare gli appelli. La cancelliera Angela Merkel, nella notte all’uscita del summit, è stata più netta: «Se non ci sarà un cambiamento significativo entro una settimana» l’Ue varerà nuove misure contro la Russia «negli stessi campi» già colpiti. Il quadro dell’escalation lo ha dipinto ieri con precisione la presidente lituana Dalia Grybauskaite mentre entrava al Consiglio europeo di Bruxelles: «Dobbiamo dire chiaramente che se la Russia è in guerra con l’Ucraina, Paese che vuole entrare nella Ue, è come se fosse in guerra con l’Europa e per questo dobbiamo aiutare l’Ucraina militarmente affinché si difenda».
Toni pesanti, arrivati a metà di una giornata in cui Kiev è stata al centro delle attenzioni europee. Poroshenko ha incontrato ieri il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e il premier italiano Matteo Renzi, prima di partecipare al Consiglio europeo in cui i 28 capi di Stato hanno espresso vicinanza all’Ucraina. «Si può raggiungere un punto di non ritorno, ma non è troppo tardi per arrivare a una soluzione politica», ha detto il presidente uscente Barroso. Concetto ribadito dallo stesso Poroshenko, mentre si chiudeva alle spalle la porta del summit Ue: «Siamo vicini a quel punto di non ritorno». Le nuove sanzioni contro la Russia a cui starebbe già lavorando la Commissione europea potrebbero rafforzare, secondo una fonte diplomatica, quanto già deciso un mese fa nel settore finanziario, difesa e tecnologia. Se l’escalation non si ferma potrebbero essere vietati i prestiti nei confronti delle banche russe già colpite dalle sanzioni e potrebbe essere proibito l’export di tecnologie e di assistenza tecnica del settore petrolifero. «Ma le sanzioni non sono fini a se stesse — ha precisato Barroso —, sono un mezzo per dissuadere Mosca dal destabilizzare ulteriormente l’Ucraina. La nostra non è una mossa per incrementare la violenza ma una reazione all’escalation». Apre alla diplomazia Federica Mogherini, nuovo Alto rappresentante della politica estera Ue: «Mentre pensiamo e lavoriamo sul livello delle sanzioni — ha spiegato — dobbiamo tenere allo stesso tempo aperta la via diplomatica. L’opzione militare non è la soluzione». Di forniture militari si parlerà comunque nel vertice Nato in Galles la prossima settimana.
Intanto i miliziani separatisti — che fino a pochi giorni fa erano schiacciati attorno alle loro roccaforti di Donetsk e Luhansk assediate dalle truppe di Kiev — sono passati al contrattacco e, forse in seguito all’arrivo di nuovi uomini e mezzi dalla Russia, hanno aperto un terzo fronte lungo le sponde del Mar d’Azov e sono ormai alle porte dell’importante città portuale di Mariupol. L’ufficio comunale di Donetsk ha fatto sapere che almeno due persone sono morte ieri in un attacco di artiglieria in un quartiere della città.
A quanto pare, il numero di mille soldati russi in territorio ucraino (denunciati dalla Nato) sarebbe fin troppo ottimista. Secondo la Cnn in Ucraina orientale ci sarebbero già 4-5mila militari che stanno combattendo nei pressi di Donetsk e Luhansk, mentre altre 20 mila unità sarebbero appostate al confine all’interno del territorio russo. Ieri, mentre l’ex premier ucraina Yulia Tymoshenko ha annunciato di voler lanciare un referendum per l’ingresso nella Nato, da Bruxelles Poroshenko ha confermato le preoccupazioni di questi giorni. Poroshenko, che ha annunciato una possibile visita di Renzi a Kiev nel mese di settembre, ha poi minimizzato sulle eventuali conseguenze del conflitto sulle forniture di gas. L’Ucraina ne sta ricevendo «in flusso inverso dall’Europa», ha spiegato, «e possiamo riempire i serbatoi per l’inverno».
Corinna De Cesare
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA —In un incontro a porte chiuse al Foreign Office, qualche giorno fa, l’ambasciatore britannico alla Nato aveva spiegato che ci sono in agenda due opzioni. La prima prevede il dispiegamento in pianta stabile di un forte contingente dell’alleanza militare vicino ai confini ucraini, rischioso perché può essere percepito da Putin come violazione degli accordi attualmente in vigore fra la Nato e la Russia. La seconda, più flessibile, punta alla costituzione di un contingente di rapido intervento da mobilitare nel caso la crisi dovesse sfuggire di mano. «Putin sta attuando una tattica pericolosa, le provocazioni gli servono per misurare fino a che punto può spingersi».
Quale risposta è giusto dare al Cremlino? Downing Street ha scelto la seconda strada. Il 4 e il 5 settembre 60 capi di Stato e di governo si ritrovano nel Galles per il summit biennale della Nato. Il dossier Ucraina apre l’agenda. E David Cameron, il padrone di casa, si presenta con una proposta che prevede l’aggregazione, sotto un comando britannico, di una forza multilaterale «facilmente allargabile» e inizialmente di almeno 10 mila uomini, bene addestrati e bene equipaggiati. Sono coinvolti, al momento, sette Paesi. Al piano di Londra hanno dato l’adesione Danimarca, Estonia, Lituania, Lettonia, Norvegia, Olanda e anche il Canada avrebbe dichiarato il suo interesse. Il modello al quale si ispira Cameron è il trattato anglo francese del 2010 che ha istituito la «Combined Join Expeditionary Force», il coordinamento di truppe comuni (navali, aeree e di terra) operativo dal 2016.
David Cameron a fine luglio aveva scritto ai 27 alleati della Nato una lettera in cui invitava a «rivedere il nostro rapporto a lungo termine con la Russia». E rifletteva: «Nel 2014 il mondo è diventato più imprevedibile che mai, ci incontriamo in un momento cruciale dell’Alleanza. Mentre la Nato ha solo cercato di essere un partner per la Russia, è chiaro che la Russia considera la Nato come un nemico». Dobbiamo osservare, sottolineava, che la «cooperazione degli ultimi anni non è attualmente possibile a causa delle azioni illegali russe nei Paesi vicini della Nato», dunque occorre «rivedere i principi che guidano il nostro rapporto con Mosca». Quindi l’invito a mettersi d’accordo su un piano d’azione di intervento rapido in caso di necessità e su «come sostenere una robusta presenza nell’Est europeo, coerente con l’Atto fondatore Nato-Russia».
Inasprire le sanzioni economiche e creare un «cuscinetto» militare formato dal «fronte Nord» della Nato ma senza dare al Cremlino alcun pretesto per nuove provocazioni che tirerebbero la corda e aggraverebbero di molto la situazione: la strategia di Londra esclude il massiccio trasferimento di truppe Nato nell’Est europeo perché violerebbe le intese siglate con Mosca sui «confini» delle operazioni orientali dell’Alleanza ma punta a creare una «forza di dissuasione» multilaterale in grado di rispondere alle minacce contro un Paese membro lanciate con «breve preavviso».
Cameron intende spedire a Mosca due messaggi. Uno «per chiarire che l’Alleanza e i suoi membri non saranno intimiditi dalla Russia». Il secondo per evidenziare che non esistono aree di diversa sicurezza e mutualità militare in Europa. In sostanza che i partner dell’Est non appartengono a una categoria B della Nato ma che, al contrario, ne sono parte importante sia da un punto di vista operativo sia da un punto di vista strategico. Da qui la proposta della forza militare in condivisione ma con il comando affidato a Londra.
La mossa di Downing Street ha anche una valenza interna. Cameron, attraverso la creazione di un esercito comune, come sottolinea il Financial Times , spera di rilanciare le sue relazioni diplomatiche ed economiche con l’Est europeo e di portare importanti benefici all’industria bellica britannica. Cosa che del resto aveva indicato nella sua missiva agli alleati: «Il summit in Galles dimostrerà che la Nato è un’alleanza solida, con forti partnership nel mondo che rafforzano la pace globale e la stabilità creando un ambiente sicuro per la crescita dell’economia».
Fabio Cavalera