Andrea Montanari, MilanoFinanza 30/8/2014, 30 agosto 2014
GENOVA NON È PIÙ PER NOI
La città che diede i natali all’esploratore per antonomasia, Cristoforo Colombo, e che per l’importanza del suo porto può vantare tra le altre definizioni quella di Dominante dei mari, oggi è, diventata terra di conquista. Come dimostrano le recenti acquisizioni di due simboli locali: il Secolo XIX, quotidiano che dal 1886 è il tenutario dei segreti dell’antica Repubblica marinara; e, seppure di tutt’altra natura, più ludica, la Sampdoria Calcio. Due istituzioni dei carrugi che ora non rispondono più a interessi e capitali genovesi ma, rispettivamente, torinesi e romani. Cessioni che arrivano a poca distanza dall’uscita di scena delle tre figure finanziarie, religiose e politiche più potenti e influenti della città e della regione, ovvero l’ex presidentissimo di Banca Carige, Giovanni Berneschi, travolto dall’inchiesta giudiziaria della Procura locale e finito anche in carcere; dell’ex segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone ridimensionato da Papa Francesco; e del plenipotenziario di Forza Italia in regione, Claudio Scajola.
Il tutto dopo che altri capisaldi industriali del capoluogo regionale, sesta città per numero di abitanti d’Italia (596.571 residenti, mentre l’area metropolitana ne conta 1,51 milioni), quali, per esempio, Piaggio Aero Industries (il fondo Mubadala di Abu Dhabi ha il 98%) o Esaote (il veicolo d’investimento Ares Life Sciences dell’industriale farmaceutico svizzero Ernesto Bertarelli detiene il 48%), già in passato erano finiti agli stranieri. Mentre più recentemente, l’altro fiore all’occhiello dell’economia cittadina, Ansaldo Energia, dopo l’uscita del fondo First Reserve che nel 2011 aveva rilevato il 45%, ha visto entrare nel capitale, col 40%, la cinese Shanghai Electric, al fianco del Fondo Strategico Italiano (45%, ossia la quota di First Reserve). Con la concreta ipotesi, però, che Fsi esca nell’arco di qualche anno con la quotazione a Piazza Affari. E senza dimenticare che a breve Ansaldo Sts, essendo stata messa sul mercato dalla capogruppo Finmeccanica (assieme ad AnsaldoBreda), finirà oltreconfine. Mentre in Germania, in particolare nel portafoglio del gruppo Talanx, dovrebbero finire le polizze di Carige Assicurazioni. Lasciando di fatto le briciole alla città della Lanterna.
Certamente, il caso più eclatante di declino economico, industriale e strategico è la cessione, spacciata per integrazione e matrimonio, del controllo del Secolo XIX da parte di Carlo Perrone alla Editrice La Stampa, ossia la Fiat della famiglia Agnelli che tra l’altro dai primi anni Duemila detiene anche il 40% della Sem, che attraverso la Coop Giornalisti e Poligrafici, edita il piccolo ma ben informato quotidiano Corriere Mercantile, nato nel lontano 1824 come foglio portuale genovese.
Insomma, se la nascita della newco Italiana Editrice, partecipata al 77% dalla Stampa e al 23% dalla Sep dei Perrone, potrebbe avere anche altri obiettivi, leggasi il rafforzamento della Fiat nella Rcs che controlla il Corriere della Sera, sotto la Lanterna si parla di annessione. Al punto che in men che non si dica, John Elkann, presidente della casa editrice torinese ha dato il benservito al direttore del Secolo XIX, Umberto La Rocca (non l’ha presa affatto bene) dando i galloni di traghettatore ad Alessandro Cassinis, in vista del probabile arrivo dal desk piemontese del vice direttore Luca Ubaldeschi. Ora in Liguria si attende di capire il destino delle due testate, Secolo XIX e Corriere Mercantile appunto, visto che la concorrenza di Repubblica (con l’inserto locale Il Lavoro) e le cronache locali de Il Giornale, affidate alle struttura esterna de Il Giornale del Piemonte, potrebbero tentare di strappare copie e quote di mercato. Un risiko nel quale potrebbero giocare un ruolo le famiglie Garrone e Malacalza, azioniste di minoranza con il 20% ciascuna proprio del Mercantile. Perché è sempre in questa doppia direzione che si guarda quando a Genova si deve salvare il salvabile: da Confindustria alla politica, dalla banca alla carta stampata. Ma come invece hanno dimostrato i fatti, sia gli uni sia gli altri pensano ai propri interessi, finanziari e industriali.
I Garrone, nonostante l’allure cittadino hanno dapprima venduto la raffineria di Priolo in Sicilia ai russi di Lukoil, concentrandosi sul business delle rinnovabili (Erg Renew) e poi, nei mesi scorsi, con un coup de théatre si sono disfatti della Sampdoria, rilevata nel 2002 da Enrico Mantovani, vendendola al produttore cinematografico romano Massimo Ferrero. Edoardo Garrone, in particolare, ha deciso di dire addio al calcio dopo che il club blucerchiato aveva perso negli ultimi cinque anni qualcosa come 95,7 milioni, sempre coperti e garantiti dalla holding di famiglia San Quirico. Come dimostrano i 30 milioni di finanziamento concessi poco prima del passaggio di quote a Ferrero che le ha prontamente intestate ai figli Vanessa e Giorgio. Anche perché, il 12 giugno scorso, proprio mentre stava rilevando a titolo gratuito la Samp (a fronte dell’accollo di 15 milioni di debiti), Ferrero senior veniva condannato a 1 anno e dieci mesi per il reato di bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della compagnia aerea Livingston che non rilevò mai dai Viaggi del Ventaglio e per la quale l’advisor di allora, la quotata Meridie, ha pignorato 1,7 milioni di crediti vantati nei confronti di Ferrero. Ora, nei quartieri nobili della città della Lanterna si dice che il cineasta non stia rispettando quegli accordi coi Garrone che prevedevano il riconoscimento in tre tranche da 10 milioni l’una del finanziamento concesso da San Quirico: la prima rata (5 milioni) sarebbe in ritardo. Uno smacco per una città che dal luglio 2003 ha perso anche il controllo del Genoa finito all’avellinese Enrico Preziosi.
La cosa che più stona in città è che nessuna delle grandi famiglie sta lavorando a progetti di sviluppo, mentre l’intera regione (la più povera del Nord Italia e la più anziana del Paese) è praticamente ferma. I Malacalza forti di una liquidità miliardaria tentennano sull’ingresso in Carige (la Fondazione ormai è ai minimi termini) e si concentrano su Omba Impianti (ricavi di 57 milioni e utile di 380 mila euro), Asg Superconductors (ricavi per 22,8 milioni e perdita di 8,4 milioni) e Sima&Tectubi (ricavi per 16,9 milioni e rosso di 1,9 milioni). L’83enne Flavio Repetto, scottato dalla cacciata dalla Fondazione si è ritirato a Novi Ligure per puntare tutto su Elah Dufour e Generale Ristorazione. Mentre degli armatori Costa, è rimasto solo Giuseppe a fare business. Con l’Acquario e le acquisizioni dei parchi tematici romagnoli Aquafan, Oltremare e Parco Le Navi punta tutto sul turismo e sui servizi.
Chi si distingue è invece l’avvocato d’affari Franco Bonelli che con i colleghi di sempre, Sergio Erede e Aurelio Pappalardo gestisce quello che è di gran lunga il più importante studio legale italiano (200 milioni di giro d’affari). E a dimostrazione che le professioni a Genova contano ecco che a spiccare è il giurista Guido Alpa, già in seno al board di Carige, e soprattutto presidente del Consiglio nazionale forense da un decennio.
Andrea Montanari, MilanoFinanza 30/8/2014