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 2014  agosto 30 Sabato calendario

CINQUANT’ANNI FA IL PIL CRESCEVA DEL 5%

Non avveniva da più di mezzo secolo, e precisamente dal settembre 1959, che l’Italia si trovasse in deflazione. Ma a quel tempo si trattò di una congiuntura momentanea, mentre adesso il calo dei prezzi al consumo in agosto registrato dall’Istat, pari allo 0,1 per cento rispetto allo stesso mese del 2013, rischia di divenire l’esordio di una deriva deflattiva.
Da mesi, infatti, si susseguono, pressoché ininterrottamente, variazioni negative più o meno pronunciate nell’andamento dei consumi, in concomitanza con una flessione del Pil, che è stata ora confermata anche per il secondo trimestre dell’anno in corso.
Ben diverso dall’odierna spirale perversa fra recessione e deflazione era lo scenario di 55 anni fa. Si era allora in una fase in cui il saggio di sviluppo del reddito nazionale lordo si aggirava intorno al 5%, e quindi nel mezzo del "miracolo economico", ma senza che l’acquisto di beni di consumo durevoli fosse ancora cresciuto in termini rilevanti e univoci a livello sociale e territoriale. I salari reali dei ceti operai erano rimasti sostanzialmente statici e comunque inferiori alla dinamica della produttività; gli interventi straordinari dello Stato per il riscatto del Sud avevano appena cominciato a modificare una struttura economica per lo più arretrata e di sussistenza; e la Banca d’Italia aveva continuato a preoccuparsi che non si riaffacciasse in alcun modo il pericolo di una spinta inflattiva.
Alla guida del Paese si trovava dal febbraio 1959 il secondo governo Segni, un monocolore democristiano, sostenuto dall’esterno dai partiti di destra. Si era così interrotto il percorso che, in precedenza, con il secondo governo Fanfani (composto da Dc e socialdemocratici), sembrava avviato verso un approdo alle sponde di un costituendo centrosinistra. Si viveva perciò in un frangente di forte incertezza politica e di accese polemiche: tanto più che Fanfani aveva lasciato, con le redini del governo, anche la segreteria del suo partito.
Ma intanto l’economia stava procedendo con passo spedito ravvivando, insieme alla fiducia degli italiani nel moto ascendente del Paese, la loro propensione ad ampliare la sfera dei consumi al di là di quelli di uso comune. È quanto avvenne dapprima, da parte di una piccola-media borghesia che fino ad allora aveva privilegiato i risparmi; poi, da parte anche dei lavoratori delle principali fabbriche del Nord, in seguito a nuovi accordi contrattuali stipulati a livello aziendale che ne migliorarono le retribuzioni.
Valerio Castronovo, Il Sole 24 Ore 30/8/2014