Caterina Maniaci, Libero 30/8/2014, 30 agosto 2014
LA SCUOLA DEL CALIFFATO A MISURA DI KAMIKAZE: VIA MUSICA E FILOSOFIA
Una casa, mille euro al mese, una moglie. Dopo essere stati in scuole che inculcano il Corano anche a suon di bacchettate e che proibiscono di praticare sport, di conoscere la storia della musica, in cui le teorie evolutive alla Darwin sono viste come pratiche perverse. Si delinea così la vita del presente e futuro guerrigliero al servizio dell’Isis. Circa mille euro al mese più la casa: è quanto promette infatti il Califfo dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, a tutti i miliziani in Iraq e Siria che decidono di sposarsi durante il loro servizio «sulla via del jihad». Lo affermano «fonti affidabili» citate dall’Osservatorio nazionale siriano per i diritti umani in Siria (Ondus), secondo cui, appunto, a ciascun «mujahid», guerrigliero, che prende moglie il Califfo offre 1.200 dollari, più un’abitazione nella terra controllata dall’Isis. E quando i suoi figli andranno a scuola, i loro maestri eviteranno accuratamente alcune esempio di matematica applicata a questioni di «interesse, denaro, democrazia, elezioni», saranno abolite le nozioni di scienze che si possano ricollegare alla teoria di Darwin. Aboliti sport e musica, l’educazione artistica, gli studi filosofici, sociali e psicologici, l’educazione religiosa inquadrata nei rapporti tra islam e cristianesimo. Così recita il programma stile Califfato sorto tra Siria e Iraq, che ha stabilito nella città di Raqqa la propria capitale. E ha già elaborato piani di governo politico e sociale dalle linee molto chiare. Con un principio-guida fra tutti: cancellare il più possibile e il più a fondo tracce di «occidentalizzazione» e di influsso cristiano, imponendo un sistema educativo rigidissimo, a partire dalla separazione tra maschi e femmine nelle scuole di educazione «primaria» (per i bambini fino ai dieci-undici anni), con l’obbligo per le bambine di portare il hijab (il velo islamico) almeno per i cinque anni della scuola «primaria». Tutto questo lo si può leggere nel sito del blogger Aymenn Jawad Al-Tamimi. Ci si trovano i contenuti del «dipartimento» educativo dello Stato Islamico. Che impone che sia essere cancellato persino il nome Siria ed è evidente che è alla legge della shaaria che tutto deve uniformarsi. Del resto, come ha scritto padre Samir Khalil Samir - gesuita egiziano, uno dei più autorevoli studiosi di Islamistica - in un lungo intervento riportato dal sito di AsiaNews, l’agenzia del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), nel mondo islamico in generale non vi è l’abitudine dell’esercizio della critica ragionata. Perchè «manca un tipo di educazione alla critica costruttiva. (...) L’educazione nel sistema islamico è basata essenzialmente sulla memorizzazione, anzitutto del Corano. Il Corano non si discute, va imparato a memoria e lo si ripete di continuo per non dimenticarlo». Padre Samir ricorda inoltre che, per esempio, «in Egitto, l’educazione islamica dei bambini nel kuttâb (la scuola islamica) si fa a forza di bastonate per spingerli a memorizzare il Corano. Ciò che vale per il Corano, si trasferisce anche nella filosofia: gli studenti universitari imparano pagine intere - magari appunti del professore - a memoria, e le recitano all’esame». Ne consegue, oltretutto, un profondo «immobilismo» del pensiero e della cultura islamica. Dunque, secondo padre Samir,«il radicalismo, la violenza, l’esclusivismo presenti nel Corano non giustificano la crudeltà dell’Isis, ma sono un buon humus in cui cresce la violenza».
Caterina Maniaci, Libero 30/8/2014