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 2014  agosto 29 Venerdì calendario

BATISTUTA SCHOCK

c’era un tempo in cui in campo gli avversari andavano dritti a caccia di gambe o pallone, l’importante era frenare la corsa del centravanti. Per anni preda di difensori (da ragazzo pure di qualche infiltrazione forse azzardata), alla fine Batistuta si è arreso a un dolore bestiale: «Chiesi al mio medico di amputarmi le gambe».
Il Re Leone era finito in gabbia: «Non mi reggevo più in piedi, mi sono urinato addosso mentre ero a letto, perché il bagno era a tre metri di distanza e non ce la facevo ad alzarmi». Oggi Gabriel Omar Batistuta, leggenda nella Fiorentina, scudettato nella Roma, per poi chiudere con Inter e Al Arabi, si è rialzato e ha trovato altra forza, per correre di nuovo e per raccontare, a TyC Sports. «Appena ho smesso con il calcio, da un giorno all’altro non ho potuto più camminare. Ricordo che decisi di lasciare perché mi sentivo stanco e due giorni dopo non mi reggevo sulle mie gambe. Il dolore alle caviglie era insopportabile, un dolore che non riuscivo a descrivere, a tal punto che chiesi al mio dottore di tagliarmi le gambe. Vidi Pistorius e mi dissi che quella era la soluzione. Il medico non volle, mi disse che ero pazzo, mi operò alla caviglia destra ma la situazione non migliorò. Mi ha spiegato che avevo le due caviglie a pezzi, completamente distrutte, e che potevamo provare a fissarle con delle viti. Il mio problema è che non ho cartilagini, non ho tendini, non ho niente di niente, e allora i miei 86 chili si appoggiano sulle ossa dei piedi ed era la frizione di un osso contro l’altro che mi provocava quei dolori. Poi pian piano la situazione è migliorata, dopo una serie di operazioni. Ora sto meglio, ho ricominciato a camminare ma c’è voluto molto tempo».
Di più: certo non ai livelli di quando era Batigol o il Re Leone, ma l’ex bomber ha pure ripreso con il calcio: «Se la palla passa a due o tre metri da me non posso andare a cercarla, ma io sto molto meglio, anche il mio umore è migliorato. E scelgo sempre i compagni con cui giocare, rigorosamente over 50. Adesso vorrei allenare. Ho già creato un nucleo tecnico, del quale fa parte anche Chamot. Il sogno è quello di allenare la nazionale argentina o il Boca, ma vedremo». Di recente Bati ha pure passeggiato per Firenze, quella che considera la sua tana, dove ha raccolto l’invito di essere ambasciatore viola in Argentina (a proposito, «al Mondiale era tutto “apparecchiato” perché potessimo vincerlo, a partire dal sorteggio. Da Messi mi aspettavo di più»). Sul prato non divora più record di gol (184 in A), semmai gioca qualche partita con gli amici e più spesso si rilassa con il golf. Un ex animale d’area che ora fa centro con le parole, potenti come lo erano i gol da Re Leone.