m.mo., La Stampa 29/8/2014, 29 agosto 2014
OFFENSIVA DI AL QAEDA SUL GOLAN CATTURATI 43 CASCHI BLU FILIPPINI
Con un blitz contro le postazioni delle Nazioni Unite sulle Alture del Golan, i ribelli islamici siriani hanno catturato 43 caschi blu, accerchiandone altri 81. Si tratta in gran parte di osservatori filippini e irlandesi. Fonti dell’Onu hanno fatto sapere ad «Al Arabiya» che il blitz sarebbe stato messo a segno da Jubat al-Nustra, il gruppo jihadista siriano espressione diretta di Al Qaeda. Proprio al-Nustra 24 ore prima aveva dato l’assalto a Quneitra, obbligando i militari siriani a fuggire.
Per rivendicare il successo armato, Jubat al-Nusra ha postato online un video nel quale si vede il posto di frontiera israeliano di Quneitra. Le forze militari dello Stato ebraico hanno isolato il posto di confine nel tentativo di creare una cintura di sicurezza attorno al territorio siriano in mano ai ribelli alleati da Al Qaeda. Da New York altre fonti Onu, affermano di «non poter dire con sicurezza chi è autore del sequestro» lasciando comunque intendere che «i negoziati per il rilascio» sono in corso, sperando che si concludano come nella primavera del 2013, quando i caschi blu furono liberati senza subire alcuna conseguenza.
Sono circa 1200 i componenti della missione degli osservatori dell’Onu sul Golan, incaricati di monitorare il rispetto della linea del cessate il fuoco concordata fra Israele e Siria al termine della guerra del Kippur nel 1973 ed i caschi blu appartengono a Fiji, Irlanda, India, Nepal, Olanda e Filippine.
Israele ha strappato le Alture del Golan alla Siria nel 1967, annettendole nel 1981, ma il regime di Damasco non ha mai rinunciato a ottenerle indietro. Con il blitz contro l’Onu, Al Nusra sembra voler rivaleggiare nel Sud della Siria con gli avversari di Isis, che invece si impongono nel Nord e nell’Est del Paese. In Israele si è aperta la discussione sulla «svolta strategica» causata dal posizionamento di Al Qaeda davanti alla frontiera. Più analisti militari suggeriscono al premier Benjamin Netanyahu di «studiare una nuova postura strategica» per prepararsi ad affrontare una guerra di attrito con gruppi jihadisti come Al Qaeda o Isis, il cui unico intento è mettere a segno spettacolari attentati. «Fino a questo momento la strategia di Israele in Siria è stata restare alla larga dalla guerra civile limitandosi ad intervenire per impedire ad Hezbollah di rafforzarsi ottenendo nuove e più pericolose armi – afferma Yossi Melman, analista per le questioni di sicurezza – ma adesso che la guerra civile è arrivata alle nostre porte bisogna iniziare a chiedersi se il nostro interesse non è piuttosto la permanenza di Bashar Assad al potere» sebbene sia sostenuto da Iran ed Hezbollah.
m.mo., La Stampa 29/8/2014