Stefano Landi, Il Corriere della Sera 29/8/2014, 29 agosto 2014
NUOVA CONFESSIONE DEL KILLER DI LENNON «SONO STATO UN IDIOTA, MI DISPIACE»
Si è presentato per l’ottava volta davanti alla commissione giudicante sulla libertà condizionale. Lo sguardo basso, poi una frase che risuona come il pentimento più estremo dell’uomo che 34 anni fa ha tolto John Lennon dalle orecchie del mondo. «Sono un idiota: ho scelto la via sbagliata per raggiungere la fama. Mi dispiace. Le lettere che ricevo della gente mi hanno fatto capire di aver fatto male a tante persone». Mark Chapman ha ricevuto una nuova porta in faccia. La Corte di New York non fa sconti alla sua condanna all’ergastolo confermando i timori di Yoko Ono, che ad ogni vigilia di giudizio ricorda come il killer del marito resti una reale minaccia per la società.
Rileggendo il verbale della sua ultima deposizione colpisce l’orgoglio con cui il killer si vanti ancora dell’organizzazione dell’omicidio. «Una pianificazione incredibile: è stato un delitto ben concepito».
In vent’anni dietro le sbarre, Chapman ha avuto il tempo di rivivere al rallentatore le immagini di quella notte dell’8 dicembre 1980. Ripensare alla voce che gli chiedeva di premere il grilletto, alle pagine de Il giovane Holden di Salinger che teneva in tasca quel giorno. Alla depressione, al pensiero che ammazzare l’uomo più famoso al mondo sarebbe stato l’unico modo per diventare qualcuno in una vita in cui si sentiva una nullità. In prigione Chapman dice di aver ritrovato la fede e vuole un’altra chance, anche se ammette di non sentirne il diritto. Quando iniziò a scontare la pena disse che avrebbe preferito essere giustiziato. Negli anni è maturato un nuovo sentimento di vita e con questo la serie di richieste di revisione della pena avanzate. Un rimorso maturato nel tempo. Già nel dicembre del 2000, in un’intervista al Corriere, Chapman parlò di «un rimorso bruciante, per aver strappato un padre ai suoi figli, un marito alla moglie, un genio musicale ai suoi fan».
Nella cella di Wende Correctional Facility, a Buffalo, nello stato di New York, Chapman, che oggi ha 59 anni, lavora come assistente amministrativo e può uscire dalla cella tre ore al giorno per incontrare la moglie e il patrigno. A Strawberry Fields, cuore nostalgico di Central Park, fan ma anche gente comune ogni giorno lasciano fiori e lacrime. Ogni anniversario della morte è una fiaccolata, con le note di «Imagine» che risuonano come eterna preghiera laica a pochi passi dal residence Dakota dove Lennon fu freddato. La gente ha appena saputo del nuovo pentimento del killer che con cinque colpi di pistola ha tolto nuova meravigliosa musica dalle loro orecchie. Quel giorno Chapman avrebbe potuto andarsene fresco di autografo tornando dalla moglie (giapponese come Yoko Ono) nella casa di Honolulu, alle Hawaii. Invece dovrà aspettare altri due anni per recitare la prossima richiesta di libertà vigilata.
Stefano Landi, Il Corriere della Sera 29/8/2014