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 2014  agosto 28 Giovedì calendario

IL BTP RAGGIUNGE ANCHE IL T-BOND

Quota 2,37% ha accomunato ieri per buona parte della giornata i rendimenti di Btp, Treasury Usa e Gilt britannici a 10 anni, tutti in calo dai già miseri livelli toccati martedì.
Continua infatti il trend positivo dei mercati obbligazionari dell’area euro, e dei titoli italiani in particolare, sostenuti dalle aspettative degli operatori di un allentamento della politica monetaria della Bce, così come è parso intendere dal discorso del governatore Mario Draghi la scorsa settimana alla Fed di Kansas City. Una mossa, quella dell’adozione del Quantitative easing da parte della Bce, che agisce quindi da supporto alle quotazioni dei bond in euro, spingendone ai minimi storici i rendimenti, tanto da portare anche i tassi pagati dai titoli italiani a competere sul filo di lana con quelli Usa e inglesi nella gara a chi scende più giù. E questo nonostante l’importante differenza di rating a svantaggio dell’Italia.
Anche i rendimenti dei titoli Usa e britannici, infatti, in questi giorni stanno scendendo rapidamente, perché molti investitori internazionali stanno abbandonando i titoli dei Paesi core dell’area euro che rendono troppo poco: il Bund ieri in serata pagava lo 0,9% a 10 anni, cioè ben 147 punti base in meno rispetto al T-bond di analoga scadenza, il massimo spread da 9 anni a questa parte (lo stesso spread pagato dai Btp). E se i tassi italiani a breve esercitano ormai poca attrattività sugli investitori internazionali, perché sono prossimi allo zero (ieri in asta i 7,5 miliardi di euro di Bot a 6 mesi hanno toccato il rendimento minimo storico a 0,136% dallo 0,236% dell’asta di fine luglio, ma il bid-to-cover è a sua volta sceso a 1,63 dal precedente 1,75), quelli a lungo termine, pur bassi, restano interessanti. Soprattutto se si pensa in termini di tassi reali. L’inflazione attesa, infatti, in Europa, e in Italia in particolare, è certamente più bassa di quella prevista negli Usa e quindi i tassi reali risultano più ricchi. Sul fronte macro non a caso l’attenzione si concentra sulla giornata di venerdì quando verranno rese note tra l’altro le stime sull’inflazione della zona euro, attesa allo 0,3%, in calo rispetto allo 0,376% di luglio (quando negli Usa l’inflazione era stata dell’1,992% e in Italia dello 0,093%).
Gli occhi degli investitori sono ora puntati sull’ultimo appuntamento della tornata d’aste di fine mese, quello di oggi quando il Tesoro collocherà tra 6,5 e 8 miliardi in vari titoli, tra i quali il nuovo Btp a 10 anni, che sarà offerto per 3,5-4 miliardi.
Detto questo, le nuove decisioni della Bce in tema di politica monetaria sono attese per giovedì 4 settembre insieme alla conferenza stampa mensile di Draghi. Sino ad allora le scommesse tra gli analisti sono aperte. Se è vero che «esiste la possibilità che la Bce deluda le aspettative di un’azione immediata», nel medio termine «la periferia resta il posto dove bisogna essere semplicemente per il fatto che non esistono reali alternative», ha infatti spiegato Felix Herrman analista di DZ Bank in un’intervista a Bloomberg.
Stefania Peveraro, MilanoFinanza 28/8/2014