Roberto Giardina, ItaliaOggi 28/8/2014, 28 agosto 2014
QUEI PASTICCIONI DEI TEDESCHI
da Berlino
È diventato un gioco la costruzione del nuovo aeroporto di Berlino, come monopoli o il mercante in fiera. La scatola, in vendita da pochi giorni, è stata ideata da Julia Eff, 22 anni, giornalista della radio berlinese. Ai giocatori vengono distribuite quaranta carte e ognuna riporta un errore nella costruzione dell’aeroporto, con relativi costi e punteggio.
C’è anche un jolly, il Wowi, con la faccia di Klaus Wowereit, il sindaco socialdemocratico della capitale, che, in quanto capo del consiglio di sorveglianza del progetto, dovrebbe avere qualche responsabilità oggettiva. Ma Julia dovrà modificare la scatola: Wowi martedì ha annunciato le dimissioni per dicembre, e si dovrà giocare senza jolly. Qui non si rimane attaccati alla poltrona a tutti i costi.
Nel gioco di Julia qualcuno, alla fine, vince per aver provocato meno danni degli altri, ma il Flughafen Willy Brandt non vede comunque mai la fine. L’ inaugurazione continua a essere rinviata, e non si trova chi voglia assumersi la responsabilità di concludere i lavori: nessuno accetta l’incarico, ben retribuito, di Generalplaner, di coordinatore delle varie società che hanno un appalto nell’enorme cantiere. Intanto i costi salgono, già oltre i 6 miliardi di euro, con una sola certezza: comunque il nuovo aeroporto non potrà mai funzionare in modo ottimale. Potrà accogliere al massimo 27 milioni di passeggeri e ne sono già previsti almeno 31.
Non è una notizia. E non va meglio negli altri grandi progetti in Germania, dalla nuova stazione di Stoccarda, che ha provocato una rivolta dei cittadini, al rifacimento della settecentesca Staatsoper, sempre a Berlino, o dell’Elbphilarmonie, la costosissima filarmonica in riva all’Elba, ad Amburgo. I preventivi vengono sforati, i lavori continuano all’infinito, e la realizzazione non è soddisfacente. Si calcola che, solo l’anno scorso, sia andato sprecato oltre un miliardo di euro. Perché avviene in una Germania che ha la fama di paese affidabile ed efficiente?
Alla domanda risponde con un libro, Bauwesen, Bauunwesen, come dire progetti edili, non progetti, l’ingegnere Jürgen Lauber, 55 anni. E il sottotitolo si chiede: «Perché i grandi progetti in Germania vanno a finir male?» Il saggio potrebbe essere utile anche in Italia, dove non si riesce a finire l’autostrada per Reggio Calabria, e il Mose, invece di salvare Venezia dall’acqua alta, ingoia miliardi, tra scandali e ritardi. Lauber parla per esperienza personale, come capo di una piccola azienda svizzera di materiale per cantieri: in Germania, denuncia, l’inganno è diventato un sistema. In un progetto privato si sta attenti al controllo dei costi, non si affidano i lavori a un’impresa solo perché offre il prezzo più basso. Dove entra in gioco la politica, non si fa alcuna verifica preventiva, anche se, fin dall’inizio, si sa che, a quel prezzo, non si può costruire in maniera soddisfacente, e che il tutto verrà a costare molto di più, oppure salteranno fuori i difetti di costruzione.
Non sembra, a una prima lettura, che Lauber scopra qualcosa di originale. «In Germania, sia logico o no, conveniente o meno, quando si comincia un progetto viene portato a termine a qualsiasi costo, convenga o meno», aggiunge il coautore, Hans Kranz, ingegnere di 68 anni, con una lunga esperienza alle spalle. Ai politici conviene chiudere gli occhi, e avviare un progetto che porti il loro nome, i problemi passeranno ai loro successori, magari di un altro partito: nel 2000, si fa l’esempio, si è avviata la costruzione dell’Elbphilarmonie, credendo che il costo non superasse i 2 mila euro per metro quadrato, quando a tutti era evidente che non si poteva edificare per meno di 5 mila euro, oggi siamo già oltre i 6 mila. Invece dei 241 milioni preventivati la filarmonica verrà a costare oltre un miliardo. Si procede in maniera illogica anche nei piccoli progetti. Per esempio, le università, per ridurre i costi del riscaldamento per le aule, hanno finanziato nuovi e dispendiosi termosifoni. Il risparmio ipotetico si potrà avere solo tra mezzo secolo.
Lauber e Kranz non si limitano alla denuncia, propongono anche un rimedio. Un ente federale di controllo, al di sopra delle regioni e della politica, che verifichi le gare d’appalto fin dall’inizio. Gli errori di calcolo, voluti e mai casuali, devono essere perseguiti penalmente: «Appena i costi previsti salgono del 10%, deve subito intervenire la magistratura, e i funzionari pubblici devono essere liberati dall’attuale segreto d’ufficio, ancora vigente». Forse a Berlino seguiranno il consiglio, in Italia un ente nazionale di controllo non farebbe che aumentare i costi.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 28/8/2014