Paolo Siepi, ItaliaOggi 28/8/2014, 28 agosto 2014
PERISCOPIO
Dispiace dirlo ma con altri comunisti ho aderito al nuovo movimento politico di Carlo Freccero. Ci riuniamo oggi alle 18,30 nell’Aula magna dell’università di Pisa senza il permesso del Rettore. Il programma politico è semplice: andare ospiti nelle trasmissioni condotte dai nostri amici (cioè tutte) applicando la teoria più facile del mondo: più tempo stai in tv, più ti votano. Quando siamo eletti, poi, qualcosa faremo. Maurizio Milani. Il Foglio.
(mfimage) Proposi agli operai di un’azienda in crisi della mia zona, nell’Avellinese, di occupare lo stabilimento, ci sarei andato anch’io a dar loro man forte. Poi quelli decisero di mettersi d’accordo con la Fiat e di farsi licenziare. Ora vanno in giro a fare manifestazioni. Ciriaco De Mita, ex segretario Dc e oggi sindaco di Nusco (Avellino). Il Fatto.
Giacomo Brodolini, ministro del Lavoro e della Previdenza sociale, socialista, promosse l’intero Statuto dei lavoratori (che fu varato nel 1970) e che, con rispetto parlando, sembra scritto da Stalin dopo essersi scolato una bottiglia di vodka. Vittorio Feltri. Il Giornale.
Dopo la vittoria elettorale del 2006, Berlusconi è diventato superbo e superficiale, ed ha commesso alcuni errori determinanti, particolarmente gravi per uno come lui, che dal marketing viene e del marketing vive. Fino al punto che l’effetto bandwagon di cui si era ampiamente giovato, gli si è ritorto contro. E oggi la «banda in parata sul carro» non suona più per lui. Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori, 2006.
Sul lato americano dell’Atlantico, si affrontano i problemi ricorrendo all’intelligenza dell’uomo, all’innovazione tecnologica, alla capacità di intraprendere. Sul lato europeo, invece, ci attorcigliamo in politiche di comando e di controllo, si scoraggiano gli investimenti, si amplia oltre misura la babele dei linguaggi burocratici dei paesi che compongono l’Europa. Chicco Testa. Il Foglio.
La figura del giornalista come una sorta di sacerdote visibile, mi lascia perplesso. Io preferisco un giornalista che fa il suo mestiere, anche dietro le quinte. Perché il mondo non è fatto solo di stelle. E poi, di stella in stella, si fa presto ad arrivare alle stelline e alle veline. Pier Gaetano Marchetti, presidente Rcs Mediagroup, congresso della Fnsi a Bergamo.
Silvio Berlusconi, il Cavaliere di Hardcore. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli.
A chi domandava a Pietro Ferrero: «Perché non quota la sua azienda in Borsa?» , lui rispondeva: «Le mie borse si chiamano Valeria» a indicare le donne che quotidianamente acquistano la Nutella, le uova Kinder, i Tic-tac. Demetrio Veglio, proprietario dell’albergo-ristorante Bellavista di Bossolasco (Cuneo). La Stampa.
Nel 1945, i cittadini di Costanza, in Germania, ebbero il torto di non imbandierare la città all’arrivo delle truppe francesi «liberatrici». Il generale De Lattre de Tassigny, per punire la loro protervia tedesca, ordinò che tutti, uomini e donne, operai e borghesi, artigiani e professori di università, alti funzionari e piccoli impiegati, commercianti e professionisti, spazzassero ogni giorno, dall’alba al tramonto, le strade della città. La popolazione si armò di scope e si mise a spazzar le strade. Quell’immenso esercito di spazzini, per giorni e giorni, dall’alba al tramonto, spazzò le strade di Costanza sotto gli occhi divertiti dei soldati francesi. Una mattina i soldati francesi arrestarono e condussero davanti al generale De Lattre de Tassingy un centinaio di tedeschi che si rifiutavano di spazzare le strade. Il generale li interrogò severamente. «Perché vi rifiutate di obbedire ai miei ordini?». «Perché, durante il nazismo, non abbiamo fatto altro, dalla mattina alla sera, che spazzar le strade di Costanza. Siamo vittime del nazismo. Ora che ci avete liberati, non potete pretendere di trattarci come ci trattava Hitler». «Avete ragione», disse il generale De Lattre de Tassigny, «il nazismo è caduto, e ora siete uomini liberi. Ammiro la vostra fierezza e vorrei sapere con chi ho l’onore di parlare». «Siamo gli spazzini municipali», risposero. Curzio Malaparte, Battibecchi. Florentia, 1993.
Una donna non truccata è seduta davanti a suo figlio, un preadolescente, in metropolitana. Lei legge un settimanale femminile. Il ragazzo invece muove le gambe, si nasconde la testa dietro la sua cartella scolastica, tutti segni, questi, che non sa che cosa fare del suo corpo. Egli parla, pone delle domande a sua madre. Lei non risponde. L’articolo che lei sta leggendo si intitola: «L’età non è più un ostacolo all’amore». Annie Ernaux, La vie extérieure. Folio.
Maria Perosino era sempre pronta a partire, amava i treni più degli aerei, per riempire, anche fisicamente, il passaggio fra un luogo e l’altro, origliando discorsi: preferiva incontrare persone, più che rimirare i paesaggi. Due i luoghi nel cuore: Venezia, a lungo abitata e ogni volta amata come la prima e, più di recente, Istanbul, un colpo di fulmine, capace di darle una sferzata di energia. Elena Masuelli parlando di Maria Perosino, storica dell’arte, torinese, morta a 52 anni. La Stampa.
Umanitaria. «Non getto mai i mozziconi nelle pozzanghere, perché penso sempre ai poveri diavoli che le raccattano», dice B. Leo Longanesi, Parliamo dell’elefante. Longanesi, 1947.
Castiglioncello, Toscana - L’ora più calda di una domenica di fine agosto, al mare. Il sole filtra discreto tra le fessure delle persiane socchiuse, svelando nella penombra della stanza il lento fluttuare di un pulviscolo d’oro. Un cappello di paglia se ne sta abbandonato su un attaccapanni. La tenda chiara si gonfia appena all’alito di un debole vento, e subito ricade. Silenzio dai giardini qui intorno: uccelli, e il breve pianto di un bambino. Il mare, laggiù, è una striscia blu zaffiro, piatta nella calura. L’ora dell’accidia, chiamavano quest’ora i monaci medievali, «stancamento dell’anima e discioglimento della mente». L’ora in cui lo stomaco, dopo il pranzo, è appagato, il sole a picco stordisce, e per un momento non pare ci sia più niente da desiderare; soddisfatti in ogni bisogno gli uomini cedono alla sonnolenza. Se provo a fissare l’orizzonte, quel blu profondo nella luce accecante mi ipnotizza, mi si allarga dentro il torpore. Marina Corradi. Avvenire.
Matteo Renzi ha grandi idee. Così grandi che neanche lui ne afferra la grandezza. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 28/8/2014