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 2014  agosto 28 Giovedì calendario

RLS, CON JECKILL-HYDE, ANTICIPA FREUD SPIEGANDO LE ANIME CHE HANNO UNA PERSONALITÀ DENTRO L’ALTRA, NASCOSTE DA UN SOTTILE STRATO DI CIVILIZZAZIONE

Muore nel 1901, dopo oltre sessant’anni di regno, la Regina Vittoria. Sulla Londra brumosa e mannara cala la tela. È la fine di un’era. Fino a questa data funesta anche la Londra vittoriana, come Vienna, come Disneyland, è un luogo dell’immaginario, un parco naturale della modernità, dunque qualcosa di più d’un numero di codice d’avviamento postale. È diversa dalle città reali: nel senso che non è meno ma più reale ancora. È una città metaforica. A Londra persino la realtà stinge nell’immaginario e viceversa. Come per esempio nelle notti del West End abitate dallo Squartatore.
Jack the Ripper è il primo dei Grandi Mostri e tutti gli altri sbudellatori, che lo seguiranno arrotando i denti nei notiziari, sono sbiaditi tentativi d’imitazione. Dirà George Bernard Shaw: «Limitandosi unicamente a uccidere quattro donne è riuscito a realizzare l’impossibile convertendo la stampa di potere a un’imprevedibile forma di socialismo». Jack pratica il macello moralistico. Squarta, dice lui, per uno scopo che illustra inviando regolari corrispondenze ai giornali e le gazzette lo prendono in carico più come corrispondente che come assassino. Con l’epopea dello Squartatore il feuilletton e la cronaca stringono il fatale patto d’alleanza che vale tuttora.
Secondo Robert Louis Stevenson, che scrive in quegli anni le Nuove mille e una notte, questa speciale Londra vittoriana è la «Baghdad occidentale», una città predestinata agli orrori e alle meraviglie, che RLS per primo arricchisce con generosi contributi. Per esempio col Club dei suicidi, la strana anonima assassini dell’omonimo racconto, che uccide su commissione chi non trova il coraggio di farla finita da solo. Ma soprattutto col doppio per eccellenza, la coppia Jeckill-Hyde, che con largo anticipo sul dottor Freud fantastica che le anime hanno una natura di bambola cinese, una personalità dentro l’altra, pulsioni brade sotto uno strato sottile di civilizzazione.
È alla Londra vittoriana, dove si mettono le mutande anche al cavallo delle sedie e intanto le prostitute rischiano la vita sotto la luce dei fanali a gas, che s’ispirerà l’espressionista tedesco Franz Wedekind per le sue commedie popolate d’assassini filosofi, poliziotti, teppisti sadomaso e donne cannibali. È nella Londra vittoriana che il Conte Dracula, un immigrato rumeno, cerca gole da mordere e succhiare. È dalla Londra vittoriana, inoltre, che parte per il suo viaggio nel futuro dell’umanità divisa in classi il viaggiatore nel tempo di H.G. Wells. Anche Karl Marx, a proposito di lotta di classe, elabora la sua dottrina nella Londra di Vittoria Regina. Dicono che il marxismo sia una dottrina per metà tedesca e per metà francese. Date retta: è vittoriana.
Soltanto nei vapori industriali e climatici della Londra vittoriana poteva prendere forma un simbolo della razionalità con la lente d’ingrandimento appiccicata all’occhio, un debole per le soluzioni di cocaina al sette per cento e un berretto da cacciatore di daini sulla nobile zucca. Sherlock Holmes, in questa Londra caotica e capitalistica che stinge facile nell’horror metafisico, una città in cui tutti hanno qualcosa da nascondere, sembra essere il solo con i piedi per terra, il solo che non si lasci impressionare dal clima oppri-mente e che, dietro la magia degli eventi, oltre le luci livide del palcoscenico, individui il burattinaio, di carne e ossa, che li suscita.
Questo regista occulto è il famigerato Dottor Moriarty, vale a dire un incubo incarnato, ma anche qui la Londra vittoriana gioca d’anticipo sulla modernità, ché di burattinai la fantasia politica e giornalistica, nei decenni che verranno, ne individuerà a vagoni. Vuoi perché ci si deve pur spiegare in qualche modo il caos, vuoi perché anche la ragione ha il suo demonio, le sue superstizioni, le sue case infestate e i suoi fantasmi. Arthur Conan Doyle, del resto, che fa di questo suo detective impasticcato il campione del pensiero raziocinante, è, da parte sua, uno spiritista convinto che crede, per buon peso, anche nell’esistenza delle fate. Si dice, inoltre, che dietro l’affare del falso «anello mancante» (il cosiddetto «scheletro di Piltdown», creato da un buontempone a prova del passaggio evolutivo tra la scimmia e l’uomo) ci sia proprio lui, Conan Doyle, deciso a fondare la teoria dell’evoluzione su uno scherzo o su un trucco alla Houdini. Altri dicono che dietro lo scherzo da prete di Pittdown ci sia proprio un prete, vale a dire il teologo gesuita Teilhard de Chardin, deciso a forzare la mano all’Altissimo in senso darwiniano, ché la genesi biblica, per come la vede lui, pecca d’una certa ingenuità. E via così, mentre alla topografia della Londra reale si sovrappone la mappa fantastica della Londra letteraria senza che tra l’una e l’altra si possa più distinguere.
Diego Gabutti, ItaliaOggi 28/8/2014