Maurizio Stefanini, Libero 28/8/2014, 28 agosto 2014
MUTILAZIONI E CROCIFISSI I VENERDÌ HORROR DELL’ISIS
Che significa avere 10 anni in una zona sotto il controllo dello Stato Islamico (Isis)? Ad esempio, poter essere arruolati per essere addestrati a fare i combattenti o anche i kamikaze. Oppure ogni venerdì, giorno di festa musulmano, dover andare obbligatoriamente ad assistere a uno spettacolo di esecuzioni pubbliche per decapitazione o colpo di arma da fuoco alla testa, amputazioni, fustigazioni, crocifissioni sulla pubblica piazza. I colpevoli? Ragazzini di 15 anni che possono venire decapitati. Uomini che vengono frustrati per aver fumato, o per aver accompagnato una familiare vestita in modo «inappropriato». Donne che vengono frustate per non aver coperto il volto. E per terrorizzare la popolazione, i cadaveri restano poi esposti per diversi giorni. È il quadro raccapricciante che emerge dalle 45 pagine del rapporto che sulla Siria ha appena presentato la Commissione d’inchiesta indipendente Onu sui diritti umani: un organismo di cui fa parte anche Carla del Ponte, il magistrato svizzero ex procuratore capo del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia. Anche le forze governative hanno commesso massacri, attacchi, torture ed altre violazioni che «equivalgono a crimini contro l’umanità». «Vi sono fondati motivi di credere che agenti chimici, probabilmente cloro, siano stati usati su Kaif Zeita, Al-Tamana’a e Tel Minnis in otto incidenti nel corso di un periodo di dieci giorni in aprile». «Testimoni hanno visto elicotteri governativi sganciare barili-bomba e riconosciuto un odore simile a quello del cloro per usi domestici subito dopo il loro impatto». «Le vittime hanno riportato sintomi compatibili con l’esposizione ad agenti chimici, come vomito, irritazione degli occhi e della pelle, problemi respiratori». Ma è soprattutto l’Isis che rappresenta «un chiaro pericolo per i civili e in particolare per le minoranze sotto il suo controllo». Né le violenze si fermano. Quattro giovani sarebbero stati uccisi a sangue freddo e poi crocifissi dai jihadisti, nella provincia di Dayr az-Zor: lo ha riferito l’agenzia ufficiale siriana Sana, citando testimoni oculari secondo cui i quattro giovani sono stati uccisi e poi crocifissi nella piazza al-Baloum, all’ingresso della città di al-Mayadeen. Inoltre, a giugno i militanti dell’Isis hanno emesso un decreto con il quale hanno ordinato alle famiglie musulmane di mandare le loro donne non sposate nella regione per il Jihad al-Nikah: il «jihad sessuale», per offrire «conforto» ai combattenti. Almeno tre donne malaysiane sarebbero partite per il Medio Oriente, secondo i dati di un funzionario dell’intelligence di Kuala Lumpur. La stessa fonte avverte che anche dalle intelligence di altri Paesi arrivano notizie analoghe. In particolare, sarebbero partite per il «jihad sessuale» molte musulmane dal Regno Unito e dall’Australia. Ovviamente, la maggior parte dei volontari che stanno arrivando sono uomini che vengono a combattere. Dopo il macello di James Foley ora gli Stati Uniti sono sconvolti dalla storia di Douglas McArthur McCain: un 33enne afro-americano di San Diego, California, col nome del generale della Seconda Guerra mondiale e il cognome dell’eroe de Vietnam candidato repubblicano nel 2008, che dopo alcuni precedenti per droga e piccola criminalità si è convertito all’Islam, è andato in Siria ed è morto in combattimento domenica proprio nelle file dell’Isis. Nel frattempo, secondo il New York Times Obama starebbe per autorizzare raid aerei e lanci di generi di prima necessità intorno alla città di Amerli, nel nord dell’Iraq, dove vive una numerosa minoranza turcomanna sotto assedio da due mesi. Ma in Siria la strategia è ancora quella di rafforzare l’opposizione anti-Assad moderata.
Maurizio Stefanini, Libero 28/8/2014