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 2014  agosto 28 Giovedì calendario

TOSCANA, GIÀ MILLE IN LISTA D’ATTESA MA CHI VIENE DA FUORI DOVRÀ PAGARE

FIRENZE
Mille pazienti in lista d’attesa, la volontà di far pagare per intero il trattamento a chi arriva da fuori, i problemi con i donatori. La Toscana è l’unica Regione ad avere approvato una delibera che autorizza i suoi centri, pubblici e convenzionati, alla fecondazione eterologa e ora si trova ad affrontare un boom di richieste ma anche problemi pratici. Circa il 60% delle coppie che hanno chiesto un appuntamento arrivano dal resto d’Italia e ci sono strutture, come Careggi, che fissano le visite già per dicembre. Tra l’altro il policlinico fiorentino è un centro dove tradizionalmente non si fa molta procreazione medicalmente assistita (pma). La pressione è dunque ancora maggiore sui convenzionati: alcuni hanno già 150 persone in agenda.
Dopo la sentenza della Consulta che ha cancellato il divieto di eterologa dalla legge 40, la Toscana con una delibera ha dato ai centri le indicazioni necessarie a partire. Visto che il decreto dello stesso tenore del ministro Lorenzin è stato bloccato da Renzi, che ha preferito rinviare tutto al Parlamento, il sistema sanitario toscano è oggi il solo a garantire il trattamento. Gli altri governatori aspettano il 3 settembre, quando si riunirà lo Stato-Regioni. Vogliono decisioni rapide, magari l’emanazione di linee guida ministeriali, altrimenti minacciano di partire comunque. Vista la situazione nazionale, le domande ai centri toscani sono tantissime. «Abbiamo fatto bene ad andare avanti», commentava ieri su Facebook il governatore Rossi. Presto arriverà un nuovo atto affinché il trattamento sia assicurato ai residenti della regione al costo del ticket dell’ omologa, circa 500 euro. Chi viene da fuori dovrà invece versare l’intero prezzo della prestazione, tra i 3.000 e i 3.500 euro, perché alcune Regioni hanno già detto di non volersi fare carico della spesa dei loro cittadini, visto che le loro strutture non offrono quel tipo di prestazione.
Avviare l’eterologa però comporta problemi pratici, e nella regione guidata da Rossi se ne stanno rendendo conto. Prima di tutto c’è il tema della donazione. Deve essere gratuita ma è difficile non prevedere un rimborso sostanzioso per “compensare” la donna che fa un trattamento ormonale importante, necessario a produrre gli ovociti. Mettere in piedi velocemente una banca regionale, inoltre, è molto difficile, così alcuni centri hanno deciso di usare i gameti già presenti nei loro congelatori e appartenenti alle coppie che hanno fatto i trattamenti di pma. Quasi tutti coloro a cui è stato chiesto hanno acconsentito a donarli. In altri casi si ragiona anche sulla possibilità di acquistare ovociti e liquido seminale all’estero, presso aziende certificate. Ma c’è appunto il problema del pagamento.
Per risolvere altre questioni ci si rifà alle norme già esistenti. Non solo in Toscana ma anche nei centri privati di altre Regioni che partono con l’eterologa. Il trattamento, dice la legge 40, può essere fatto da persone “coniugate o conviventi”. Nel secondo caso non è chiaro da quanto tempo la coppia debba esistere ma teoricamente bastano pochi giorni. Riguardo al tema della selezione del donatore, stando al parere dell’avvocato Gianni Baldini, consulente della Toscana, vanno seguite le linee guida delle società scientifiche. «Tra la coppia e il nascituro deve esserci compatibilità genetica, cioè comunanza di razza e di caratteri fenotipici fondamentali, come il colore della carnagione o dei capelli — spiega il legale — Però i futuri genitori non dovranno fare richieste, sarà il ginecologo a valutare la compatibilità genetica e scegliere il donatore giusto per loro».
Michele Bocci, la Repubblica 28/8/2014