Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 28 Giovedì calendario

GUERRA DI NERVI E CONTROMOSSE IN TERRA BRASILIANA SI DECIDE IL FUTURO DEI DUE COLOSSI TLC

MILANO.
Nove ore di consiglio di amministrazione e una guerra di nervi e di posizioni ormai dichiarata, hanno sancito l’inizio ufficiale delle ostilità tra i due ex alleati Telecom Italia e Telefonica. In realtà le due compagnie sono ancora unite da un vincolo societario, visto che la società spagnola ha ancora il 66% di Telco che controlla il 22,4% di Telecom Italia. Ma il legame è in via di scioglimento e nel frattempo è scoppiata la bagarre per conquistare la brasiliana Gvt, controllata al 100% dal gruppo francese Vivendi. Per impedire la nascita di un gruppo integrato fisso-mobile sul ricco mercato brasiliano - che scaturirebbe dalla fusione tra Tim Brasil e Gvt - il gran capo di Telefonica, César Alierta, sembra pronto a tutto. Ha anticipato sul tempo Telecom lanciando per primo il 5 agosto scorso un’offerta da 6,7 miliardi di euro per Gvt che dovrà essere esaminata dal cda di Vivendi entro il 3 settembre. Ha lasciato intendere che potrebbe anche rilanciare arricchendo la sua proposta di contenuti industriali, ben sapendo che esistono delle aree di sovrapposizione con Gvt nell’area di San Paolo e che dunque l’offerta potrebbe non essere approvata dall’autorità antitrust. Non contento di tutto ciò Alierta è riuscito a sollecitare gli altri operatori brasiliani come Oi-Telemar a formalizzare un’offerta per l’acquisto di Tim Brasil anche se l’ad di Telecom Italia, Marco Patuano, ha sempre ripetuto che l’asset non è in vendita. La banca d’affari Btg Pactual è stata incaricata di studiare l’offerta e ieri sera la Reuters riportava che Oi punterebbe ad allearsi con Claro e Vivo - gli altri due operatori mobili di proprietà di America Movil e di Telefonica - per presentare un’offerta congiunta su Tim. In pratica stanno cercando di realizzare un acquisto congiunto finalizzato allo smembramento di Tim Brasil tra gli altri competitor, riducendo così il numero dei concorrenti sul mercato. Un’ipotesi che non piace neanche al governo brasiliano poiché andrebbe a ripercuotersi sulle tariffe telefoniche offerte alla popolazione meno facoltosa.
Dunque un Alierta a tutto campo ben deciso a non farsi sovrastare su quello che considera il miglior mercato del Sudamerica per le tlc. Ma sul fronte italiano le forze non sono meno agguerrite poiché al fianco di Patuano è scesa in campo Mediobanca, in qualità di advisor e azionista di minoranza di Telecom, ed è stata messa a punto un’offerta che verrà ufficializzata questa mattina prima dell’apertura dei mercati. Rispetto all’autunno 2012, quando la Telecom presieduta da Franco Bernabè era tentata da un’offerta su Gvt, la situazione è in parte cambiata. Il gruppo francese, che allora era presieduto da Jean René Fortou, aveva in programma un ampio piano di dismissioni e per la sua controllata brasiliana chiedeva almeno 8 miliardi tutti in contanti. Ora, a distanza di due anni, e con dismissioni per 20 miliardi di euro già realizzate, la necessità di incassare tutto subito è molto meno sentita e il board potrebbe aprire la porta a una soluzione che permetta di partecipare alla crescita del mercato sia in Brasile che in Italia. I cda di Telecom e di Tim Brasil propongono infatti una fusione con Gvt in cui la società italiana rimanga in maggioranza nel nuovo gruppo ma come compensazione offrono ai francesi di Vivendi una quota della stessa Telecom Italia compresa tra il 15 e il 20% attraverso un aumento di capitale riservato. Per Vivendi si tratterebbe di accettare uno schema simile a quello adottato per la vendita di Sfr a Numericable, dove ha mantenuto una partecipazione del 20% nel nuovo gruppo che si è venuto a formare ma al contempo incassando una bella cifra. Nel caso di Telecom vi sarebbero poi le prospettive di sviluppo dei contenuti media prodotti da Vivendi attraverso la diffusione della fibra ottica sul territorio italiano. Alierta sa che non può opporsi a questo progetto, né tecnicamente (Telefonica non può votare in un’assemblea in cui si decide di un asset brasiliano), né industrialmente poiché nel settore dei media e della tv a pagamento ha già acquistato la spagnola Digital Plus e stretto un’alleanza con Mediaset. Ma l’uomo è tenace e potrebbe tirar fuori dal cilindro qualche altra soluzione a sorpresa.
Giovanni Pons, la Repubblica 28/8/2014