Antonino Michienzi, Pagina99 28/8/2014, 28 agosto 2014
GRANDE RECESSIONE, 10 MILA SUICIDI IN DUE ANNI
Nel 2013, 149 persone in Italia si sono tolte la vita per ragioni economiche, quasi il doppio dell’anno precedente. In quasi la metà dei casi si è trattato di imprenditori. Dal diario della crisi non può mancare il capitolo su chi non ce l’ha fatta. Ci vorranno anni per fare un bilancio complessivo, c’è però chi sta cominciando a lavorarci.
L’University of Oxford e la London School of Hygiene & Tropical Medicine nei mesi scorsi hanno pubblicato sul British Journal of Psychiatry la fotografia dell’impatto dei primi due anni di crisi (dal 2008 al 2010) sui suicidi in Europa e Nord America.
I ricercatori hanno analizzato i dati sui suicidi pubblicati annualmente dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) relativi a ventiquattro paesi europei e al Nord America. Dati che, soprattutto in Europa, erano da anni in calo. Fino all’arrivo della Grande Recessione. Quando il trend si è invertito: dal 2007 al 2009, in Europa i suicidi sono cresciuti del 6,5%; dal 2007 al 2010, secondo i medesimi dati, in Canada sono aumentati del 4,5 e negli Stati Uniti del 4,8%. Tradotto in numeri assoluti si arriva alla cifra di 10 mila decessi in più per causa della crisi. E la stima è al ribasso, precisano i ricercatori.
«La questione decisiva sia per la politica sia per la psichiatria è se questo aumento di suicidi sia inevitabile», si è chiesto uno degli autori dello studio, Aaron Reeves, del dipartimento di Sociologia della University of Oxford. I dati sembrano dire che non è così. La ricerca ha infatti mostrato come ci siano differenze sostanziali tra i diversi Paesi.
Differenze non dovute soltanto ai diversi effetti economici che la recessione ha avuto sugli Stati, ma al modo in cui questi hanno fatto fronte all’emergenza economica.
Lo studio ha per esempio evidenziato che la perdita del lavoro e della casa e una situazione di indebitamento sono le cause principali che portano alla scelta di togliersi la vita e
ha mostrato che la maggior parte dei suicidi avviene in persone già affette da depressione. Ma, soprattutto, la ricerca ha mostrato che ciò che protegge dai suicidi è la capacità dei Paesi di investire in politiche del lavoro.
Non si tratta di semplici speculazioni. Il gruppo di ricerca è infatti riuscito a dare consistenza numerica agi effetti delle politiche di welfare: negli Stati Uniti, per esempio, per ogni 100 dollari pro-capite spesi per programmi atti a favorire il reinserimento nel mondo del lavoro, il rischio di suicidio si è abbassato dello 0,4%.
Non è un caso, allora, che in Paesi con welfare più solidi come Austria, Svezia e Finlandia l’aumento dei suicidi nei primi due anni di recessione sia stato quasi nullo.
Tuttavia, avverte un altro autore dello studio, David Stuckier della University of Oxfórd, «i suicidi sono solo la punta dell’iceberg. Questi dati rivelano un’incombente crisi di salute mentale in Europa e Nord America. [....] È fondamentale cercare di proteggere coloro che rischiano di esserne più colpiti».
Antonino Michienzi