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 2014  agosto 28 Giovedì calendario

CLOONEY E LA POLITICA AL DI LA’ DELL’UTOPIA

Il cinema di denuncia i registi americani l’hanno sempre frequentato, solo che non lo mettevano tra virgolette e con le didascalie. Tutti i gangster movie sono impregnati di polemiche sociali e di indagini su cittadini al di sopra di ogni sospetto, di cui Serpico fu l’esempio proclamato.
Ed esiste un fantacinema politico anni 60 che porta la firma di John Frankenheimer (7 giorni a maggio , Va e uccidi ) oltre ai ripensamenti amari e civili di Pakula, autore di film sul Watergate e Kennedy. Oggi in un cinema che punta solo sul fantasy e i fumetti o sulle commedie demenziali, sono pochi quelli che si occupano della res publica. Tra questi George Clooney divo che per fortuna tiene il piede in due scarpe: la popolarità di quel ramo del lago di Como con gossip sentimentali ma anche l’impegno nel recitare in film sulla vita contemporanea (Syriana , Tra le nuvole ) o dirigere storie che ripassino recenti minacce reazionarie (Good night and good luck ).
Idi di Marzo diretto da Clooney nel 2011 racconta la storia classica di un’utopia sociale, quella del giovane Ryan Gosling (la scoperta di un attore notevolissimo) che assiste Philip Seymour Hoffman (sulla cui scomparsa abbiamo versato molte lacrime), spin doctor della campagna elettorale basata sull’apparenza del democratico Clooney. Probabilità e imprevisti sul cammino minato del marketing: Paul Giamatti, capo della comunicazione avversa, tende trappole e la stagista Eva Rachel Wood fa l’amante. Tratto da un testo teatrale (Farraguth north che parlava della campagna democratica del 2004), scritto da Beau Willimon cui si deve la serie «House of cards», il film è un atto d’accusa a 360 gradi non manicheo nel distribuire ruoli morali: il cinismo è patrimonio comune. Il titolo fa riferimento a Giulio Cesare nel giorno in cui fu pugnalato da Bruto quoque e Clooney non si illude che da allora la situazione sia migliore. Sono i giochi sporchi della politica, il ricordo lontano dell’epoca felice del New deal di Capra quando Stewart-Mr. Smith parlava per ore, che il cinema racconta come in un giallo teso, asciutto e senza neppure darsi il contegno della speranza o dell’illusione.