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 2014  agosto 27 Mercoledì calendario

FRANCIA, UN BANCHIERE ALL’ECONOMIA

PARIGI.
Fuori la sinistra del partito socialista, dentro la destra più liberale. Fuori Arnaud Montebourg, alfiere del patriottismo economico e inviso al mondo del business. Dentro Emmanuel Macron, ex banchiere di Rothschild. Il cambiamento non poteva essere più radicale.
Ed è questa la sorpresa più grande del Governo Valls II, annunciato nel tardo pomeriggio di ieri, appena un giorno e mezzo dopo le dimissioni del precedente.
Ancora pochi minuti prima della lettura della lista dei ministri da parte del segretario generale dell’Eliseo Jean-Pierre Jouyet, tutti davano per scontato che si sarebbe chiusa la sfortunata fase della guida bicefala di Bercy, con la nomina a ministro dell’Economia di Michel Sapin, fedelissimo del presidente François Hollande che conserva le Finanze.
E infatti Jouyet non è riuscito a trattenere un sorriso quando ha pronunciato il nome di Macron, che va appunto a sostituire Montebourg all’Economia (più Industria ed Economia digitale). D’altronde è stato proprio Jouyet a presentare Macron a Hollande, nel 2010.
Trentasei anni, gli studi giusti (il prestigioso liceo parigino Henri IV e l’Ena, la scuola nazionale di amministrazione), una carriera di banchiere d’affari da Rothschild (dove ha gestito personalmente, nel 2012, una delle più grosse operazioni dell’anno, l’acquisto per 9 miliardi da parte di Nestlé di una divisione della Pfizer), Macron è stato il relatore, nel 2007, della Commissione Attali sulla modernizzazione dell’economia francese.
Sostenitore di Hollande alle primarie socialiste del 2011, dopo la vittoria elettorale è stato nominato vice segretario generale dell’Eliseo e consigliere economico del presidente. È stato lui a costruire la svolta annunciata da Hollande nel discorso del 31 dicembre 2013, con il patto di responsabilità e la massiccia riduzione degli oneri a carico delle imprese.
All’inizio di giugno se n’era andato, ufficialmente per ritornare a lavorare nel privato, nel mondo degli affari. Ora il clamoroso e prestigioso rientro. Un segnale forte inviato alla sinistra del partito (che infatti ha subito espresso pesanti critiche) e al mondo dell’impresa, che non aveva certo sperato in una simile nomina.
Una decisione doppiamente sorprendente, visto che Hollande ha sempre sottolineato l’importanza, per i ministri, di essere eletti. Mentre Macron non ha mai partecipato a un’elezione in vita sua.
Vedremo oggi quale sarà l’accoglienza di una Borsa che dal momento delle dimissioni del Valls I (e dell’uscita di scena di Montebourg) ha già guadagnato il 3,3 per cento. Ma certo il premier (dopo il primo Consiglio dei ministri) si presenterà nel pomeriggio al previsto incontro con la Confindustria francese come il capo di un Governo più coeso. Con tutte le carte in regola per andare avanti sulla strada delle riforme.
L’altra grande novità riguarda il ministero dell’Istruzione e della Ricerca, lasciato libero da un altro ribelle della sinistra, Benoit Hamon. Al suo posto arriva per la prima volta una donna, anche lei di 36 anni: Najat Vallaud-Belkacem, nata nel Rif marocchino e che ha salito a gran velocità i gradini della gerarchia governativa.
Per il resto parità rigidamente rispettata (otto uomini e otto donne), Fabius che rimane agli Esteri, la Royal all’Ambiente e la Taubira alla Giustizia. Rimangono al Governo i Radicali di sinistra, i cui 17 voti alla Camera sono essenziali a garantire la maggioranza a un Governo ormai apertamente contestato dalla fronda della sinistra socialista. Che ha ora trovato in Montebourg (pur non parlamentare) il leader che cercava. Un Montebourg del quale si parlerà molto nelle prossime settimane. A partire dal 10 settembre, quando uscirà una sua biografia nella quale accusa Hollande di aver sempre mentito ai francesi, meritandosi lo storico record di impopolarità.
Marco Moussanet, Il Sole 24 Ore 27/8/2014