Giovanni Pons, la Repubblica 27/8/2014, 27 agosto 2014
ITALIANI E SPAGNOLI PRONTI A SVENARSI PER IL MERCATO BRASILIANO
MILANO.
Pronti a svenarsi per gli asset brasiliani. Sia Telefonica che Telecom Italia si preparano alla battaglia per non lasciarsi sfuggire Gvt, la società di proprietà di Vivendi che possiede una buona rete di banda larga nel Paese sudamericano. César Alierta, il gran capo di Telefonica, non ha mai fatto mistero di credere molto nello sviluppo delle attività telefoniche in Brasile. Possiede il primo operatore mobile, Vivo, di cui ha comprato il 50% che non possedeva da Portugal Telecom nel 2010. E nell’ormai lontano 2007 era entrato in Telecom Italia accanto ai soci finanziari tricolori proprio per allungare la sua influenza su Tim Brasil, il terzo operatore mobile ma in forte crescita. Dopo sette anni l’idea di Alierta è venuta allo scoperto: spezzettare Tim Brasil e mangiarsela insieme agli altri due operatori del mercato carioca, Claro e Oi Telemar. Ma il progetto non è andato in porto e ora la situazione gli sta sfuggendo di mano. Per impedire che Tim Brasil si sposi con Gvt creando il primo operatore integrato del mercato brasiliano, è pronto a mettere mano al portafoglio, ma questa volta non può contare sul favore delle autorità brasiliane, né quelle antitrust né quelle governative, che non vedono di buon occhio un ulteriore rafforzamento di Telefonica in Brasile. Tra l’altro gli spagnoli sono ancora ingabbiati in Telco, la holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia, nonostante tutti i soci ne abbiano chiesto la scissione. L’antitrust brasiliano vuole assicurazioni che con il 15% di Telecom che finirebbe in capo a Telefonica, Alierta non possa influenzare il futuro di Tim Brasil. Un problema che dovrebbe essere risolto prima di lanciare un’offerta miliardaria per Gvt, cosa che invece è già avvenuta.
Telecom Italia per parte sua sta cercando faticosamente di sfuggire dalla morsa di Telefonica che l’ha ingessata negli ultimi sette anni. Sul finire del 2012 l’allora presidente Franco Bernabè aveva portato in cda una proposta per acquistare Gvt con un aumento di capitale che sarebbe stato in gran parte sottoscritto dal finanziere Naguib Sawiris. Ma Telefonica con il supporto di Mediobanca fece naufragare l’operazione. Così come non andò a buon fine il matrimonio in Italia tra Tim e H3G che avrebbe frenato la caduta dei margini di profitto. Ora che i soci italiani di Telecom hanno deciso di uscire dalla società e che il tentativo di Telefonica di rafforzarsi ulteriormente in Telco è stato bloccato dall’antitrust, appare più che lecito che il management di Telecom tenti qualsiasi strada che possa far crescere l’attività in Brasile attraverso una fusione con un operatore complementare come Gvt. La domanda è: fino a che punto può spingersi Patuano in un’offerta per Gvt? Sette miliardi di euro, di cui 2 in contanti e 5 in azioni è già una bella cifra se si considerano i 28,8 miliardi di debiti che gravano sulle spalle di Telecom. Forse Patuano può spingersi a 7,3-7,4 miliardi aumentando la quota in contanti se ciò servisse a battere la concorrenza di Telefonica. Ma andare oltre diventerebbe obbiettivamente difficile.
Giovanni Pons, la Repubblica 27/8/2014