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 2014  agosto 27 Mercoledì calendario

ADDIO A SCORTE E AUTO, FINI FA I CONTI CON LA SPENDING REVIEW

La prima vittima eccellente della spending review è Gianfranco Fini che dal 22 agosto non ha più la scorta, l’autista e la macchina di servizio. Tutto sparito in un attimo, a poco più di un anno dalla fine del suo mandato da presidente della Camera, scaduto il 14 marzo del 2013. Giustissimo, si dirà, visto che l’ex leader di An alle ultime elezioni politiche non è stato rieletto in Parlamento. Peccato, fanno notare i suoi, che altri uomini politici “decaduti” usufruiscano ancora della scorta e della macchina di servizio. Per esempio, l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, che peraltro è stato presidente dell’Antimafia. D’altronde, basta provare di aver subito minacce e intimidazioni per mantenere le misure di sicurezza. Fini è stato spesso preso di mira dai suoi ex camerati, che non gli hanno perdonato il cosiddetto tradimento di Berlusconi e lo hanno contestato pesantemente. Basti ricordare il funerale di Pino Rauti, quando fu accolto in chiesa a insulti e spintoni.

AUTISTA DI FORTUNA
Comunque, ha accettato la decisione, presumibilmente presa dal ministro dell’Interno, ossia da Angelino Alfano, un tempo collega di partito nel Pdl, il quale, ultimamente pare abbia intenzione di riavvicinarsi al Cav. Ma sono tempi duri e la casta deve rinunciare ai privilegi. E così ha fatto l’ex presidente della Camera, anche se i suoi predecessori, Bertinotti e Casini, nonché Irene Pivetti, sono stati scortati molto più a lungo di lui. Fatto sta che da un giorno all’altro si è ritrovato a piedi. Tant’è che, il giorno dopo del ritiro della scorta e dell’auto, ha dovuto ricorrere all’aiuto di un ex collaboratore, Checchino Proietti Cosimi, ormai approdato alla ristorazione mordi e fuggi con una sua spaghetteria dietro piazza Navona, per essere accompagnato in automobile al funerale di Donato La Morte, una delle colonne del Msi e di An, scomparso la scorsa settimana, che l’ex leader considerava «un secondo padre».
E, alla fine, arrivare sotto tono, come un comune cittadino, gli ha fatto gioco. Se non altro perché è stato accolto tranquillamente in quella che per 30 anni è stata la sua comunità. Nessun disagio, nessuna protesta, nessuna recriminazione. Anzi. Al termine delle esequie, l’ex capo indiscusso di An, molto commosso, è stato salutato dagli antichi camerati e si è fermato a chiacchierare con qualcuno dei suoi ex colonnelli, per esempio Gianni Alemanno e Altero Matteoli. Non sarà l’inizio della ricomposizione della destra, ma certo il confronto tra gli antichi sodali è ricominciato.