Giuseppe Berta, l’Espresso 22/8/2014, 22 agosto 2014
SALARIO STORY
Il lavoro salariato ha rappresentato e ancora rappresenta la forma prevalente dell’occupazione nelle società contemporanee. Ha però conosciuto un intenso processo di mutamento che ne ha trasformato sia l’assetto sia i contenuti, fino ad assumere nuovi caratteri. Ciò è vero anche per l’Italia, che ha conosciuto relativamente tardi l’ascesa del lavoro salariato e che ne sta sperimentando ora con acuta drammaticità il declino. Fa dunque bene Guido Baglioni, il decano dei nostri sociologi del lavoro, a ricostruire la parabola di questo modello dal secondo dopoguerra a oggi (Un racconto del lavoro salariato, Il Mulino, pp. 252, € 21), mescolando, secondo l’approccio che gli è divenuto peculiare, l’analisi propria della scienza sociale con lo sguardo del testimone, reso più sensibile da una lunga consuetudine col movimento sindacale.
Baglioni distingue tre momenti all’interno del percorso del lavoro nell’Italia repubblicana. Il primo, il suo periodo d’oro, giunge fino agli anni Settanta, quando l’area del lavoro dipendente si espande attorno all’operaio dell’industria, che migliora la propria condizione grazie alla capacità rivendicativa e alle politiche di redistribuzione. Il secondo coincide con la fase intermedia di fine secolo, quando il lavoro salariato non cresce più, ma riesce a mantenere, anche a prezzo di consistenti costi economici, il proprio status. Il terzo è quello del nostro presente, che assiste all’arretramento del lavoro dipendente a causa della propria segmentazione interna e della disomogeneità delle tutele. Baglioni mostra in controluce la precarietà della trasformazione dell’Italia, convinta di aver raggiunto una posizione di benessere e di stabilità che ora risulta a rischio.