Paolo Siepi, ItaliaOggi 26/8/2014, 26 agosto 2014
PERISCOPIO
Quel tratto di arroganza giovanile di Renzi a me non dispiace. Non dispiace affatto. Fabrizio Rondolino. Il Giornale.
Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, ci ha fatto capire. Pensavamo che non ci potesse essere nulla di peggio. Beh, De Magistris è il peggio. Lina Lucci, segretario campano della Cisl. Corsera.
(mfimage) È morto felice anche Livio Maitan, storico capo del trozkismo italiano, una delle componenti importanti di Rifondazione comunista: «Da una vita aspettavo di far cadere un governo borghese», disse quando affossò il primo governo Prodi. Enrico Deaglio, il venerdì.
Dal centralismo del Pc e dalla mancanza di dibattito interno, non siamo passati alla libera discussione di piattaforme ideali, ma alla formazione di consorterie per il potere con i loro capibastone. Achille Occhetto, il venerdì.
Craxi è alto, incombente, suda molto, tocca e spinge l’interlocutore mentre parla, ama frasi secche, acuminate. Gli piace mangiare con le mani («come gli arabi») e il cibo lo inghiottiva e deglutiva come un boa. Claudio Martelli, Ricordati di vivere. Bompiani.
L’Abruzzo nel quale nacqui nel maggio 1944 era una terra poverissima. I contadini si spostavano con il somaro. All’Aquila, fuori da Porta Napoli, c’era una pietra miliare: «Foggia, km 300». I pastori se li facevano a piedi. Bruno Vespa. Sette.
Gli italiani sono stati a lungo, e incomprensibilmente continuiamo a essere, orgogliosi di un tessuto industriale parcellizzato, quello delle pmi. Siamo stati così bravi a venderlo («il capitalismo dal volto umano» e altre scemenze) che anche Clinton veniva a Modena per studiarlo. Salvo poi continuare, loro, a puntare sulla grande industria. Come si può competere nella globalizzazione con unità produttive da una dozzina di persone? Finché potevamo svalutare la lira, funzionava. Poi, non più. Marcello De Cecco, Ma cos’è questa crisi. Donzelli.
Alla vigilia della prima elezione di Obama sono stato spettatore di un dibattito fra due consulenti dei candidati presidenziali per l’energia, Obama e McCain. Differenze fra i due? Quasi nessuna, a parte qualche accento un po’ più green da parte obamiana. Invece c’era una priorità comune: diminuire drasticamente la dipendenza energetica degli Usa e smetterla di fornire di petrodollari il Medio Oriente, finanziatore, in mille modi, del terrorismo islamico. Sembrava un impegno elettorale, un lisciamento di pelo alla pubblica opinione americana. Bene, nel giro di nemmeno dieci anni, gli Usa hanno aumentato esponenzialmente la produzione nazionale di gas e di petrolio. Stanno superando ogni altro paese, compresa l’Arabia Saudita, e diventando esportatori netti. Miracolo possibile grazie a tre fattori: l’innovazione tecnologica che ha permesso di utilizzare su scala estesa nuove tecniche di estrazione; un regime di proprietà dei suoli e del sottosuolo che ha arricchito i proprietari e facilitato le autorizzazioni, il coraggio di mettere la sicurezza del paese al primo posto. Chicco Testa. Il Foglio.
Nessun inviato ha seguito il processo sull’assassinio di Mauro Rostagno, uno dei fondatori di Lotta continua (tranne in una o due occasioni, in particolare quando testimoniò Renato Curcio): non c’erano notizie succose sulla casta dei politici nazionali da sbeffeggiare. Neppure qualche berlusconiano di spicco di mettere alla gogna. Franca Fossati. Il Foglio.
Una volta a Roma, casualmente a pranzo con un responsabile di un ufficio stampa, ho incontrato Maria Romualdi che doveva essere ancora viva. Ma mica abbiamo parlato di premi letterari. Io ho parlato del galateo del sesso orale tra signore, la pierre era bianca come un tovagliolo, la Maria non ha detto una parola, ingollava cibo e rospi, muta, sfingesca. Ma so che si è divertita un sacco. Davanti a me neanche una smorfia, ma so che a casa ha riso un sacco. Aldo Busi. Il Fatto quotidiano.
La crisi non ha che dieci anni. Ella può ancora crescere. E poi, a dieci anni, non si è responsabili. Coluche, Pensèes et anecdotes. Le Cherche Midi.
Dal punto di vista culturale la Rivoluzione francese ha frenato l’unificazione europea. Quella di Voltaire e di Federico II era un specie di identità culturale in via di costituzione, una nebulosa culturale con il francese come vettore. La sol cosa che preesisteva alla costituzione attuale era l’Europa culturale. Due avvenimenti hanno frenato questo processo di unificazione: da un lato, la Rivoluzione francese che ha esaltato il nazionalismo, che lo si voglia o no. Se essa ha costruito una sorta di internazionalismo filosofico, essa ha anche fatto nascere un nazionalismo politico. Il secondo avvenimento, terribile, è stata la guerra del 1914 che ha fatto perdere alla Francia la supremazia mondiale e il senso delle sue responsabilità. A partire da là, l’Europa ha cominciato a prendere coscienza di se stessa, nel dolore, e ha trovato il suo cammino di difficoltà che essa non avrebbe avuto se si fosse cominciato prima il cammino dell’unificazione economica e politica dell’Europa. Jacques Julliard, Les Gauches françaises: 1762-2012. Flammarion.
Mussolini invia al Brennero una divisione e ospita ai bagni di Riccione la vedova del cancelliere Dollfuss fatto assassinare da Hitler. «Trenta secoli di storia», urla sollevando la mandibola, «ci permettono di guardare con sovrana pietà talune dottrine d’Oltralpe, sostenute dalla progenie di gente che ignorava la scrittura con la quale tramandare i documenti della propria vita, nel tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio e Augusto». Ma è la sua ultima sparata anti-tedesca. Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani.1975.
Due ore dopo, alle 10, ero accanto all’Audi. Zia Nenè aveva un poco insistito che io restassi ma io sapevo che non le entrava un ago in culo: mio fratello mi aveva trovato telefonando a casaccio; ma come mi aveva trovato lui, mi potevano trovare anche gli altri. Giuseppe Ferrandino, Pericle il nero. Adelphi. 1998.
A Cheum fu commesso un omicidio, colpevole il calzolaio che fu giudicato e condannato a morte. Ma gli abitanti di Cheum insorsero: a Cheum c’era un solo calzolaio mentre c’erano due panettieri. Perché non giustiziare uno di questi ultimi? E quello fecero. M.A. Ouaknin, D. Rotnemer, Così giovane e già ebreo. A cura di Moni Ovadia. Piemme.
Uragano / il nome di quel vento di montagna / che soffia violento sui campi d’autunno / foglie si seccano e si disperdono / velocemente. Yasuhide Bunya.
È più facile essere amici della menzogna che della verità. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 26/8/2014