Giuliano Foschini, la Repubblica 26/8/2014, 26 agosto 2014
SESSO, DROGHE, ALCOL (E RIFIUTI OVUNQUE) È GALLIPOLI LA CAPITALE DEL TURISMO TRASH
GALLIPOLI.
A mezzogiorno, sotto i portici dell’albergo-grattacielo all’ingresso del centro storico due ragazze che avranno vent’anni al massimo dormono su un telo da mare mentre intorno a loro un gruppo di cingalesi spara bolle di sapone. Poco più avanti una signora, in strada, pulisce residui di vomito dalle scale scuotendo la testa, «ogni giorno la stessa storia, che schifo», mentre un ragazzo barese che vende cd taroccati di musica napoletana offre «il migliore divertimento» di tutto il Salento, che non è l’ultimo singolo della Tatangelo, ma «paste, coca, fumo, tutto quel che vuoi».
All’ospedale, il direttore sanitario spiega sconsolato: «Tra luglio e agosto registriamo 150 accessi ogni giorno. Almeno cento sono ragazzi e ragazze ubriache. Siamo arrivati a chiedere al sindaco ambulanze e campi sanitari accanto ai locali. Perché questo non è folclore, ma emergenza». Gallipoli è da qualche giorno la capitale italiana del turismo trash. Molto più maleducato di quello che ha scandalizzato Barcellona con gli italiani che corrono nudi per strada, ancora più drogato ed estremo del recente passato festaiolo che imperversava nella Riviera romagnola. Gallipoli ha sorpassato, in negativo, tutti: grazie a un video, pubblicato su Facebook da un comitato di cittadini incavolati contro i turisti indisciplinati, che documentava il sesso in spiaggia fatto da due ragazzi all’alba. Una pietruzza rumorosissima in un contesto molto complesso che non sembra affatto né di amore scostumato né di buone maniere. «A Gallipoli in questi giorni è più facile trovare droga che in qualsiasi altra parte d’Italia — ammette un esperto poliziotto — Ma il problema è che siamo in pochissimi ad arginare una truppa. Siamo perdenti in partenza». Hanno provato a fare qualcosa arrestando uomini della Sacra Corona Unita che avevano messo le mani sui lidi gestendone la sicurezza. Ma è evidente che è troppo poco per fermare «la truppa».
“L’esercito degli occhiali a specchio” — da una fortunata definizione del blogger Quit the Doner — è formato da decine di miglia di ragazzi, gli stessi che da quattro anni invadono questo pezzo di Salento. Questo e soltanto questo (perché a Castro, Otranto, Leuca ma anche nella vicina Ugento è tutto pieno, ma è un tipo di turismo diverso) per una serie di coincidenze iniziali che oggi sono diventate business e sistema. Perché Gallipoli è la capitale della musica house, anche se i ragazzini in spiaggia conoscono e aspettano più Gabry Ponte (il dj giudice di Amici) che Paul Kalkbrenner, una delle divinità della techno: entrambi hanno suonato in città nei giorni scorsi.
Sono duecentomila gli ospiti a Gallipoli in estate, ma il numero è approssimativo perché non tiene conto degli affitti in nero, tantissimi: case sgarrupate ma anche garage con qualche lettino piazzato a 5 euro a notte. Arianna, per esempio è arrivata da Caserta: con lei sono in dieci a dormire in 40 metri quadrati dentro un condominio sul lungomare. Pagano 15 euro a testa al giorno e si fermano per dieci giorni. Sono al terzo giorno e in casa hanno conservato tutte le bottiglie bevute sino a oggi («perché con i cocktail ti rubano, meglio comprare al supermercato»): cinque di gin, tre di vodka, due di rum.
«Il dramma — continua il dottor Falzea — è che questi ragazzi prendono le auto, guidano, anche soltanto per accompagnare i loro amici in ospedale». Non è un caso che i pali della città siano tappezzati di adesivi di tassisti abusivi, autisti improvvisati: “Divertiti e vai sicuro”, “Guida tranquillo”, “Chiama l’Angelo custode”, e via con i cellulari per fare su e giù tra i lidi e le discoteche. «Abbiamo fatto un protocollo con i balneari, abbiamo dato delle regole ma da soli non possiamo fare di più», spiega il sindaco Francesco Errico che lo scorso anno fu costretto ad affrontare un provvedimento d’urgenza del Prefetto, Giuliana Perrotta, che chiuse in anticipo la stagione vietando gli happy hour dopo una serie di tentativi di stupro per strada e in spiaggia. E che oggi sconsolata dice: «Mi spiace, ma non posso mandare l’esercito».
Giuliano Foschini, la Repubblica 26/8/2014