Nick Chester, Vice.com 26/8/2014, 26 agosto 2014
QUESTO TIZIO PUO’ ORGANIZZARVI LA RAPINA PERFETTA
I fixer sono i consiglieri del mondo criminale. Pagati per organizzare crimini senza essere coinvolti in azione dirette, riescono a guadagnare enormi somme di denaro limitandosi a dare consigli ai rapinatori di banche e agli scassinatori che li ingaggiano.
Un paio di anni fa, mentre tentavo di farmi un nome come scrittore, ho scritto come ghost writer una serie di autobiografie che raccontavano di crimini. Uno dei tizi per cui ho scritto si chiamava Colin Blaney, un ex membro di una banda criminale di Manchester chiamata Wide Awake Firm che mi ha fatto conoscere un faccendiere molto rispettato. “Mr. C.” era il responsabile dell’organizzazione di un gran numero di rapine: ha accettato di parlare con me e di raccontarmi come funzionano le cose con la condizione dell’anonimato.
Qual è esattamente il ruolo di un fixer?
«Un fixer è colui che influenza o decide il luogo e il momento per una rapina perfetta. Individua la persona o il gruppo che fanno il colpo, in modo che riesca, preciso secondo i piani. Lo stesso meccanismo si applica al mondo della droga; qualcuno agisce dietro le quinte e organizza i movimenti dei carichi. I cartelli si fidano del faccendiere per decidere i movimenti, come ripulire il denaro, vendere il prodotto, metterlo in circolazione, dove smerciarlo, cose così».
Parliamo meglio di come si porta a termine una rapina. Quali fattori entrano in gioco?
«Ti racconto una storia, c’entrano un negozio, degli orologi costosissimi e un gruppo di rapinatori. I rapinatori controllano il tizio a cui vogliono rubare gli orologi, gli fregano la moto e la macchina. Il giorno della rapina, quella vera, entrano nel suo negozio, prendono gli orologi e se li mettono in borsa. Sanno bene di avere un intervallo di tempo ridotto prima dell’arrivo della polizia, per cui fanno in fretta e saltano in macchina. Sanno che di lì a poco la polizia li individuerà. Così si fermano davanti a uno spartitraffico, dove hanno lasciato la moto, la prendono e si infilano in una strettoia. La polizia non può inseguirli, e così riescono a scappare. A un certo punto della loro via di fuga si sono preparati un furgoncino, su cui hanno montato una rampa, sul retro, per entrare rapidamente con la moto. Ci entrano e scompaiono. I poliziotti stavano cercando dei rapinatori alla guida di una moto, o di una macchina, non immaginavano che fossero nel retro del furgone. Tutto questo era stato organizzato da un fixer. Una persona normale non penserebbe mai a tutti questi passaggi, ecco perché il nostro lavoro è fondamentale. Un fixer conosce molte tecniche per una rapina perfetta. Usa parecchi diversivi, esplosioni, macchine bruciate, qualsiasi cosa per allontanare la polizia dal luogo prescelto. Prova a bruciare una macchina nel parcheggio di un supermercato, la polizia avrà paura che la cosa si ripeta e presidierà il posto. È una tecnica diversiva, a quel punto potrai fare quello che devi da qualche altra parte, tranquillamente. Un faccendiere insegna anche a non farsi beccare dai mezzi tecnologici delle forze dell’ordine».
Occorre aggiornarsi.
«E anche molto. Ad oggi la polizia è in grado di riconoscere una faccia anche se indossa un passamontagna, tracciando le linee del suo volto e usando per identificarlo. È u sistema che si basa sulla disposizione delle ossa facciali. Tipo un’impronta digitale. Per non rischiare puoi usare una maschera di plastica da indossare sotto il passamontagna, magari una abbastanza sottile in modo che non risulti troppo ovvio. Puoi usare le maschere di Halloween dei bambini. La tecnologia della polizia ha bisogno di riconoscere un certo numero di punti che corrispondono alla tua faccia per poterti arrestare. Credo che siano 16 in tutto».
E potete rigirare la tecnologia in vostro favore?
«Sì, si può fare. Ad esempio usando un dispositivo per il traffico con incorporato un magnete e piazzandolo sul fondo di un furgone che trasporta soldi. A quel punto i rapinatori possono seguirlo. Molto spesso c’è una macchina della polizia che segue il furgone, può essere sotto copertura oppure no. Se la polizia pensa che potrebbe esserci una rapina di solito ci sono un paio di macchine in incognito con uomini armati a bordo. Il fixer sa di tutte queste cose».
Com’è che la polizia intuisce che ci sarà una rapina?
«Ci sono un sacco di soffiate. Gente che beve troppo, chente che si fa troppa cocaina, e che poi spiffera tutto. C’è anche chi entra in una stazione di polizia e dice “ieri sera ero in un bar e c’erano questi tizi fuori di testa che parlavano di un furgone G4S.” Molti lo fanno per invidia, perché lavorano tutto il giorno, mentre i ladri se ne vanno in giro con le Golf RS o con le nuove Audi R8. Così finiscono nelle stazioni di polizia e diventano degli spioni».
Oltre ad essere un esperto di crimininalità, quali altre qualità dovrebbe avere un buon fixer?
«Deve essere un uomo forte. Se è in grado intimidire le persone non dovrebbe avere difficoltà a dare ordini. Un fixer è uno che non parla mai dei fatti suoi. Se lo si vede in strada, le persone devono pensare che sia un tizio qualsiasi, anche se è uno che nel suo mondo, comanda. Potrebbe anche non avere un villone, magari anche una piccola casa, e andrebbe bene così».
Quanto vengono pagati i fixer dai criminali che li ingaggiano?
«Be’, se i ragazzi che fanno il colpo tirano su un milione di dollari e sono in tre, un fixer si porta a casa più o meno 75.000 dollari».
Capita spesso che i fixer vengano arrestati?
«Il fixer è quello che la maggior parte delle persone non vede. Anche se viene ricompensato dai ladri, è qualcun altro a interagire con loro, faccia a faccia. E questo vuol dire che non viene beccato quasi mai».
I fixer si occupano anche di raccogliere informazioni sui luoghi e i tempi di una rapina o sono i rapinatori a fare tutto?
«Dipende, ma di norma il fixer fa un po’ di ricognizione. Ti faccio un esempio: tra gli anni Settanta e Ottanta si usava rapinare i rappresentanti di gioielli mentre trasportavano la merce da un posto all’altro. Questo tizio del nord di Manchester, uno che possiamo chiamare Mr. R era uno dei massimi esperti in fatto di crimine. Beveva parecchio, e usciva sempre con quelli della Quality Street Gang [un gruppo criminale attivo a Manchester dagli anni Sessanta agli anni Ottanta.] Dopo un po’ ha iniziato a seguire i rappresentanti, scoprire in quali caffè si fermavano per pranzo e quali benzinai usavano. Dopodiché, Mr. R ha dato a quelli della QSG i dettagli su dove potevano fare il. Seguiva sempre un rappresentante diverso, e ogni due settimane circa, otteneva buoni risultati».
Ti capita mai di leggere notizie su rapine e pensare che tu le avresti progettate in modo diverso?
«Certo, tipo la Grande Rapina del Treno. Il fixer rimosse tutte le impronte digitali, ma lo fece in modo approssimativo. Se il colpo lo avessi organizzato io avrei bruciato ogni prova fino a che non ne fosse rimasto nulla. Si sono esposti direttamente, lasciandosi un mucchio di prove alle spalle».
Dilettanti. C’è qualcosa che vuoi aggiungere?
«Che ora sono fuori dai giochi, non sono coinvolto in una rapina da sei anni».