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 2014  agosto 26 Martedì calendario

IL MOMENTO DI VALLI, VIAGGIATORE NELLA STORIA

Il titolo del Meridiano Mondadori, La verità del momento, in libreria domani, fa capire in quale modo Bernando Valli racconta la realtà che da mezzo secolo continua ad attraversare. Chi accompagna guerre, rivoluzioni, restaurazioni fissa l’attimo fuggente. Domani può cambiare, oggi è così. Testimonianze provvisorie che gli storici elaborano per spiegare fortune e disastri nell’equilibrio della lontananza. Ma l’antologia dei reportage di Valli insinua il dubbio: qualcuno aveva subito capito dove andavamo a finire. Valeva la pena aspettare mezzo secolo? 1956, aerei a pistone, primo volo di Bernardo nel Venezuela del colpo di Stato. Scappa il generale Perez Jimenez. A Caracas ospitava Peron in esilio e Peron lo segue a Santo Domingo accolti da Trujillo presidente a vita. Tre dittatori che rispondono a un ragazzo con ambizioni letterarie nascoste nella semplicità delle cronache. Comincia così la seconda vita dopo l’avventura nella Legione Straniera. Andate e ritorni rapidissimi, giornalismo senza teleselezione, fax, telefonini, stampelle internet. Guardare, cercare e scrivere. In viaggio con Nehru e la figlia Indira Ghandi, elezioni indiane; cronache della decolonizzazione africana. Poi le battaglie di Algeri, comincia il Vietnam, finisce in Cambogia, abita a Singapore in un quartiere su palafitte. Va e viene dalle guerre di Israele: Sei giorni, Beirut, Kippur. Corre nella Berlino del Muro che cresce e crolla, a Cuba da Castro, nel Cile di Pinochet, Cina del vecchio Mao. Addio allo Scià, arriva Khomeini. Ecco gli ultimi mesi: Kiev, Gerusalemme, Iraq. Insomma, quasi il film del Secondo Novecento. Algeria e Vietnam hanno lasciato una nostalgia profonda: guerra vissuta non solo fra combriccole di giornalisti o cocktail d’ambasciate.
Assieme alla gente senza nome. Viaggiando con Valli si impara ad ascoltare ogni voce, non importa da che parte racconta. Stabilisce rapporti che non si rompono mai. E non resiste all’ironia. Nella Beirut 1982 arrivano le truppe di pace: marines, legione francese, bersaglieri. Sbarcano correndo, piume al vento. Il colonnello della Legione vuol sapere “se si tratta di un nuovo corpo italiano“, “Nuovissimo“ risponde Bernardo. “Ha combattuto con voi a Sebastopoli nel 1854 “. Il colonnello gira i tacchi e se ne va.
Il Meridiano raccoglie reportage che raccontano il ‘900 fuori dalle biblioteche, sulla linea di ogni fronte, con lo scrupolo di una narrazione non indifferente alla sofferenza delle comparse senza speranza. “L’equilibrio non può essere freddo“, nota Scalfari nella prefazione. Ma l’equilibrio non impedisce a Valli di guardare lucidamente ciò che avviene. Lontano dal salgarismo dei reportage di chi vive la guerra con l’ambizione del protagonismo; lontano dagli abbandoni dei viaggiatori che lo avevano preceduto nella convinzione di appartenere a una casta privilegiata: distribuivano meraviglie per incantare i lettori. Montanelli intervista Arafat nel deserto, tenda nera da beduino. Arafat risponde mentre smembra l’agnello con le mani e lo distribuisce agli ospiti accucciati sui tappeti. Peccato che in quegli anni l’ingegnere Arafat costruiva scuole nel Kuwait. Piccolo ufficio, ordine maniacale. Vittorio Sereni è il poeta che ha inventato i Meridiani: primo omaggio a Giuseppe Ungaretti. Galleria per immortali da Shakespeare a Calvino. La dirige Renata Colorni che un po’ rompe la tradizione. Non solo i giornalisti del ’900. Per Scalfari, direttore, scrittore, inventore di giornali, privilegio di un volume che i viaggiatori Terzani e Kapuscinsky conquistano dopo la morte. Adesso Valli racconta col “suo“ libro sottobraccio. A ogni viaggio allunga la storia.