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 2014  agosto 26 Martedì calendario

SULCIS, LOTTA CONTRO IL TEMPO

Per me non c’è nulla di nuovo, Alcoa oggi prosegue a fare quanto iniziato due anni fa”. Il commento di Roberto Puddu, segretario della Camera del lavoro di Carbonia, illumina l’assurdità della crisi industriale del Sulcis, la provincia più povera d’Italia.

LA MULTINAZIONALE americana ha confermato ieri che la fabbrica sarda di alluminio chiuderà i battenti il 31 dicembre. Lo avevano promesso a gennaio 2012, spiegando che in Italia non ci sono le condizioni per produrre: l’energia elettrica costa troppo, e siccome è una componente decisiva dei costi dell’alluminio, Alcoa ha detto basta. Ieri ha semplicemente comunicato agli azionisti che si prepara a mettere in conto i costi della chiusura, tra i 170 e i 180 milioni di euro, circa 130 milioni di euro: “Continueremo a rispettare gli impegni assunti per i nostri dipendenti e i nostri stakeholder, in buona fede, come abbiamo sempre fatto”. Tra gli stakeholder ci sono i 450 operai e i 300 delle ditte di manutenzione, tutti in cassa integrazione. Tra gli impegni, strappati dal popolo del Sulcis con le sue rumorose proteste, quello di cedere l’impianto (150 mila tonnellate di produzione su 3,6 milioni totali del gruppo Alcoa) a prezzo simbolico e di metterci i 50 milioni di euro necessari a farlo ripartire.
Da quell’annuncio del gennaio 2012 si sono succeduti tre governi (Monti, Letta, Renzi) e tre ministri dello Sviluppo economico. Il primo, Corrado Passera, dopo alcuni mesi disse che non vedeva vie d’uscita, e a fine 2012 anche per questo dovette fuggire da Carbonia in elicottero. Il secondo, Flavio Zanonato, non ha lasciato traccia significativa sulla vertenza Alcoa. La terza, Federica Guidi, potrebbe essere quella in grado di intestarsi la soluzione. Lasciando inevasa la questione: perché ci sono voluti più di due anni per arrivare a una possibile esito positivo?

LA GLENCORE, multinazionale svizzera, ha manifestato interesse per rilevare l’impianto fin dall’inizio. È da sempre presente a Portovesme con un’azienda, la Portovesme srl, che lavora l’alluminio prodotto dalla ex Alumix pubblica. Chiede solo ciò che Alcoa si è stancata di chiedere: la fornitura di elettricità a un prezzo sostenibile e garantito per un numero congruo di anni. Il gruppo americano, che aveva rilevato l’impianto dall’Efim ai tempi della privatizzazione, si è visto sanzionare dall’Unione europea lo sconto sull’elettricità ottenuto come aiuto di Stato, e ha dovuto pagare una multa vicina ai 300 milioni di euro.
Erano i tempi del governo Berlusconi, quando il problema si risolveva, cioè si rinviava, con le proroghe di pochi mesi. Da due anni e mezzo i tre governi si sono gingillati attorno a due questioni. La prima: ha senso tenere in vita un’industria pesante sovvenzionandola? La seconda: se sì, come sovvenzionarla senza incorrere nelle sanzioni di Bruxelles? A nessuna delle due domande è stata data risposta. Però è un fatto che, in un modo o nell’altro, in tutta Europa l’alluminio si produce pagando l’elettricità a prezzi agevolati. Non c’è dunque governo europeo che non abbia risposto sì a entrambe le domande. E adesso sembra che il governo italiano voglia imboccare la stessa strada.
A cambiare lo scenario è stata l’elezione a governatore della Sardegna di Francesco Pigliaru, economista di osservanza renziana. Pigliaru, che in passato aveva insistito sull’insostenibilità dell’alluminio nel Sulcis, nella campagna elettorale di inizio 2014 ha rovesciato la sua posizione. Non solo. Appena eletto si è impegnato in prima persona per riportare la Glencore al tavolo della trattativa, di cui è diventato protagonista, a differenza del predecessore Ugo Cappellacci che amava far la parte dello spettatore. E la novità più significativa è che al tavolo adesso partecipa anche l’Enel, che sta discutendo la possibilità di fornire a Glencore elettricità a prezzo calmierato.

I MARGINI ci sono, soprattutto adesso che in Italia c’è eccesso di capacità produttiva di chilowattora e quindi le centrali della Sardegna (che è esportatrice di elettricità) sono spesso ferme per mancanza di domanda.
La trattativa dovrebbe arrivare a una stretta nei primi giorni di settembre. A luglio, Renzi aveva promesso una visita nel Sulcis, e può darsi che voglia presentarsi in autunno con un pacco regalo, che sarebbe più che opportuno. La Sardegna rimane una polveriera. Secondo i calcoli del sindacato, grazie ai provvedimenti di Elsa Fornero, da qui a Capodanno saranno 21 mila i lavoratori in mobilità che, dopo aver perso il lavoro, perderanno ogni ammortizzatore sociale. E nessuno sa cosa dirgli.