Andrea Tosi, La Gazzetta dello Sport 26/8/2014, 26 agosto 2014
BISOLI: «SARO’ IL PIU’ FESSO, PERO’ SON CONTENTO CON IL MIO CESENA»
All’età di 47 anni suonati, Pierpaolo Bisoli scala la serie A per la terza volta. Il suo è un ritorno col Cesena con due missioni da compiere: salvarsi e smentire l’etichetta dello specialista buono solo per la serie B. Critici e tifosi sono divisi: tra i suoi fan dell’ultima ora c’è anche il Sottosegretario alle Politiche Europee, Sandro Gozi, che ha nominato l’allenatore bianconero per la secchiata gelida anti Sla.
Bisoli, di recente lei ha dichiarato che non deve dimostrare nulla al suo ritorno in A. Davvero non si sente un po’ sotto esame?
«Ho allenato in tutte le categorie e non ho paura di scendere o salire. Ho fatto risultati, ho subìto due esoneri ma non li giudico fallimenti. A Cagliari mi hanno cacciato quando ero undicesimo. A Bologna non mi hanno dato tempo però, alla lunga, il mio lavoro è servito a Pioli per fare 51 punti. Ho scoperto e avviato in Nazionale giocatori come Parolo, Diamanti, Giaccherini e Schelotto. Perciò non devo dimostrare proprio nulla a nessuno. E se tornassi indietro, rifarei tutto».
Anche il suo maestro Carlo Mazzone dice che lei, a differenza di altri colleghi, non ha avuto «la pappa pronta». Condivide?
«Sicuro. Tutto quello che ho conquistato me lo sono guadagnato sul campo. Mi rivedo in Carletto Mazzone, dicevano che era difensivista ma col Cagliari nel 1994 siamo andati in Coppa Uefa giocando all’attacco. Ho fatto tanta gavetta, nessuno mi ha spianato la strada. Non ho il procuratore, non ho sponsor, non frequento i salotti buoni, vivo in tuta e odio la cravatta».
Il suo Cesena 2015 è come lo voleva o manca qualcosa?
«Abbiamo confermato l’asse della promozione. Alla mia squadra chiedo sacrificio ed equilibrio. Le nostre avversarie dovranno faticare a tirare in porta. L’obiettivo è la salvezza al cento per cento. Oggi ci manca un attaccante, puntiamo su Pavoletti».
Come giudica il vostro calendario iniziale?
«Nelle prime sette giornate affrontiamo Parma, Lazio, Juve, Milan. Oggi penso al derby col Parma di domenica. Un esordio difficile. Dovremo essere pronti contro un avversario che sarà arrabbiato per la vicenda della licenza Uefa negata. Il Parma ha ragione a sentirsi defraudato. Posso sperare che questo shock abbia intaccato la loro serenità ma dovremo comunque fare la partita».
Il Cesena ha il budget più povero della A (sui 13 milioni lordi) si potrebbe desumere che lei sia l’allenatore meno pagato. È vero che guadagna un decimo del c.t. Conte?
«Non credo di essere l’ultimo nella classifica degli ingaggi e comunque non mi importa. Per me i soldi valgono zero quando sono sul campo. Conte guadagna tanto? Bravo lui. Forse sono io il più fesso, però sto bene così».
Come nasce Bisoli da Porretta Terme alla serie A?
«Vengo da una famiglia umile, sono orgoglioso delle mie origini montanare. Avevo 7 anni quando ho perso il padre, un lutto che mi ha spinto a crescere in fretta. Il calcio mi ha preso subito, a 14 anni giocavo nelle giovanili della Pistoiese e facevo tutti i giorni Porretta-Pistoia (km 35) in vespa senza saltare un allenamento. Il calcio mi ha dato tutto. Col primo ingaggio da professionista ho comprato l’auto nuova, un’Audi 80, costo 22 milioni di lire. Col calcio ho cresciuto una bellissima famiglia con due figli che giocano in Lega Pro: Dimitri a Santarcangelo e Davide a Forlì. Il calcio mi dà la possibilità di andare in pensione a 53 anni. Ma lo vivo più con sofferenza che con gioia».