Carla Massi, Il Messaggero 26/8/2014, 26 agosto 2014
IL PUNTO G ERA UN MIRAGGIO
Contrordine: il punto G, la fonte unica del piacere femminile, non esiste. Inutile continuare la ricerca. Inutile continuare a disegnare mappe, prendere le misure all’interno della vagina, studiare la rugosità della pelle, provare a fare foto. Il godimento sessuale femminile è in un’area molto più vasta, dunque, e non in una singola zona. Un’area estesa e complessa che regala l’orgasmo.
Definito come “Ufo sessuale” il punto G subisce da anni pesanti attacchi dalla comunità scientifica. Ma, come viene offuscato, riprende luce. E poi si ricomincia. La certezza che si stia parlando di un finto “punto del sole” arriva da ricercatori italiani dell’università di Roma Tor Vergata che hanno lavorato insieme a colleghi francesi e messicani.
Lo studio, che smentisce l’esistenza di una particolare zona del corpo femminile come fulcro del piacere, è stato pubblicato su Nature Urology.
La lente è stata allontanata da quel puntino che nel 1950 il ginecologo tedesco Ernst Grafenberg (dalla cui iniziale il punto G prese il nome) credette di identificare sulla parente anteriore della vagina. I ricercatori hanno deciso di andare a cercare altrove.
LA RISPOSTA ANATOMICA
Da qui, il disegno di una carta intima femminile battezzata CUV (complesso clitoro-uretro-vaginale) che include tessuti, muscoli, ghiandole e utero. Un’ecografia dinamica ha rivelato la risposta anatomica nel momento del piacere. Questa la tesi base a cui è arrivato il gruppo di studio: le aree intime femminili non sono affatto tessuti passivi ma strutture altamente dinamiche e sensibili tanto che gli autori, in modo neppure così velato, stigmatizzano ginecologi e chirurghi che tagliano e ricuciono senza tenere nella dovuta considerazione questa parte femminile. In poche parole, la maltrattano. Non tenendo conto il suo ruolo nel meccanismo del piacere.
I DANNI DA BISTURI
«La vagina - spiega Emmanuele A. Jannini docente di Endocrinologia e sessuologia all’università Tor Vergata di Roma che ha guidato lo studio - è un tessuto attivo e sessualmente importante che va rispettato. Obiettivo della ricerca era quello di dimostrare il coinvolgimento di varie parti, della creazione di un fenomeno. Che troppo spesso il bisturi danneggia in modo irreversibile se non si interviene con la giusta attenzione. D’ora in poi sarebbe sempre opportuno, prima e dopo un’operazione che implica la vagina come l’utero o la vescica, chiedere alla donna qual è il suo grado di piacere durante un rapporto».
Ma la pubblicazione di questa monumentale rilettura degli studi degli ultimi sessant’anni anni potrebbe non essere sufficiente a mettere fine alla querelle sull’esistenza o meno del punto G. Argomento che facilmente si presta a dibattiti che possono essere ristretti in recinti propriamente scientifici ma anche aprirsi alla considerazione del rapporto con lui, con il lasciarsi andare, con il piacere. Con la ricerca del piacere al femminile.
LE POLEMICHE
Ciclicamente le riviste scientifiche, come il Journal of sexual medicine, tornano sull’esistenza o la non esistenza del cosiddetto “Ufo ginecologico”. Perché la produzione di ricerche non si arresta mai. Una produzione che, non di rado, ha sollevato diverse perplessità. L’ultimo ad essere stato additato è un ginecologo polacco, Adam Ostrzenski che, meno di due anni fa, ha comunicato al mondo di «aver trovato una zona formata da grappoli, nella parete vaginale di un cadavere che stava esaminando». Il corpo era quello di una donna di 83 anni. Il medico fu coperto di accuse, nessuno lo prese in considerazione ma tanto è bastato per far riaprire il dibattito e lasciare il posto ad altri lavori. Una sorta di accanimento della ricerca determinato soprattutto dal fatto che la frigidità femminile è la più frequente delle disfunzioni sessuali. La conoscenza, in questo caso solo medica e non psicologica, come via per superare il diffuso disagio dell’anorgasmia.
E di ricerche, sicuramente, ce ne saranno altre in cantiere. D’altronde, non riuscirono a fermare il fiume in piena neppure i grandi maestri della sessuologia, William Masters e Virginia Johnson che alla fine degli anni Sessanta, dopo aver esaminato 7500 orgasmi in 382 donne, conclusero la loro opera scrivendo che «l’orgasmo vaginale e quello clitorideo non rappresentano due fenomeni separati».
Carla Massi