Eric Salerno, Il Messaggero 26/8/2014, 26 agosto 2014
L’IRAN ABBATTE IL DRONE-SPIA E MINACCIA: PIU’ ARMI AD HAMAS
Torna a scaldarsi l’aria attorno a uno dei potenzialmente più devastanti conflitti mediorientali. Teheran sostiene di aver abbattuto un drone-spia israeliano che si stava avvicinando all’impianto nucleare di Natanz e minaccia, come ritorsione, di accelerare il rifornimento di armi ai palestinesi di Gaza e anche della Cisgiordania. Il drone, israeliano o non, esiste.
La minaccia appare un esercizio di retorica ad uso parzialmente interno in un momento in cui stanno per riprendere i negoziati tra l’Iran e la comunità internazionale sulla questione nucleare. Così come il premier israeliano Netanyahu si dice preoccupato per un possibile accordo, molti esponenti politici e militari iraniani legati al gruppo più oltranzista del regime, sono contrari a qualsivoglia compromesso.
IL SITO DEI GUARDIANI
Natanz è il principale impianto di arricchimento di uranio in Iran. Vi sono istallate sedicimila centrifughe. Altre tremila sono a Fordo, dove gli impianti nascosti in bunker scavati nella profondità della montagna, sarebbero più difficile da colpire se Israele (unica potenza nucleare della regione) dovesse decidere di intervenire militarmente per impedire all’Iran di ottenere armi nucleari.
Sul sito ufficiale dei Guardiani della rivoluzione (la forza politico-militare contraria alle aperture dell’attuale presidente iraniano), è stato il generale Amir Ali Hajizadeh, a spiegare come è stato abbattuto il drone e a minacciare ritorsioni. «Ha un’autonomia di ottocento chilometri ed è stato lanciato da un paese terzo». Non ha fatto nomi ma è evidente il dito puntato contro Israele.
Il velivolo senza pilota era del tipo Hermes 450, con un’apertura alare di cinque metri e mezzo. «È stato individuato dal sistema di sorveglianza dell’esercito e poi abbattuto da un missile terra-aria. Questo tipo di drone possiede due telecamere e può riprendere immagini di alta qualità». «Se tali azioni si ripeteranno, daremo una risposta dirompente», ha aggiunto Hajizadeh ricalcando il messaggio del ministro della Difesa di Teheran e annunciando la decisione di riprendere l’invio di armi ai palestinesi.
LA RETE DEI TUNNEL
Molti dei razzi sparati da Gaza erano di fabbricazione iraniana e arrivarono a Hamas e alla Jihad islamica attraverso la fitta rete di tunnel scavati sotto la frontiera con l’Egitto. Si sa che consiglieri militari iraniani hanno addestrato - a Gaza o altrove non è chiaro - militanti delle due organizzazioni islamiche.
LA MILIZIA SCIITA
Con la distruzione di molti dei tunnel il contrabbando d’armi per Gaza è più difficile e, al momento, risulta quasi impossibile introdurre missili e altro nella Cisgiordania occupata.
Teheran e Hezbollah in Libano sono rimasti rigorosamente fuori dallo scontro in corso a Gaza. Le milizia sciita ha evitato di farsi coinvolgere arrivando fino a negare la paternità di tre o quattro razzi o colpi di mortaio sparati nel nord d’Israele anche se, a luglio, il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei ha sollecitato il mondo islamico ad armare i palestinesi per aiutarli a fronteggiare il «genocidio in corso a Gaza».
IL CONTROLLO DELLA STRISCIA
I media egiziani e israeliani oscillano tra voci di una imminente tregua duratura e la possibilità di un intervento massiccio delle truppe israeliane per riprendere il controllo della “Striscia”, demolire ciò che resta dell’arsenale di Hamas e della Jihad e, possibilmente, uccidere o catturare i capi delle due organizzazioni.
La giornata di ieri ha registrato tra i più intensi bombardamenti sulla zona meridionale di Israele. Oltre cento tra razzi e colpi di mortaio sono stati sparati verso kibbutz e villaggi agricoli che negli ultimi giorni hanno visto l’esodo verso nord di buona parte della popolazione. Nelle stesse ore, gli aerei israeliani hanno compiuto almeno settanta bombardamenti.
Eric Salerno