26 agosto 2014
Oksana Martseniuk, 40 anni. Bella, bionda, occhi chiari, originaria di Kiev, «taciturna, riservata», bambinaia, cuoca e cameriera in una lussuosa villa a tre piani con piscina nel quartiere Eur, a Roma, si struggeva di nostalgia e sgobbava come una matta per mandare i soldi in Ucraina ai due figli e al marito, che avrebbe riabbracciato a settembre
Oksana Martseniuk, 40 anni. Bella, bionda, occhi chiari, originaria di Kiev, «taciturna, riservata», bambinaia, cuoca e cameriera in una lussuosa villa a tre piani con piscina nel quartiere Eur, a Roma, si struggeva di nostalgia e sgobbava come una matta per mandare i soldi in Ucraina ai due figli e al marito, che avrebbe riabbracciato a settembre. Il padrone di casa, l’imprenditore web Giovanni Ciallella, era andato in ferie, ma aveva lasciato che nella sua casa andasse a stare il dipendente Federico Leonelli, 35 anni. Costui, esperto informatico, alto un metro e novanta, palestrato, tatuato, biondo e con gli occhi color dell’acqua, figlio di un’insegnante ormai sulla sedia a rotelle e di un colonnello della Guardia di finanza separati da tanti anni, sfrattato di recente dal suo appartamento dalle parti di piazza Bologna dove i vicini spesso lo sentivano sbraitare, era cambiato da quando, due anni fa, la sua fidanzata era stata stroncata da un’aneurisma. In cura da uno psichiatra, alternava mmenti di lucdità a momenti di squilibrio anche perché si faceva di metaqualone, un potente antidepressivo con effetti allucinogeni che comprava anche su Internet. In più gli era venuta la fissazione per i coltelli da caccia grossi, appuntiti, seghettati. Venerdì sera la Martseniuk, dopo averlo visto armeggiare con le sue lame, scrisse un sms al padrone della villa: «Mi fa paura, fa cose strane con quei coltelli». Allora il Leonelli, infastidito dalla curiosità della donna o dalla paura di essere sbattuto fuori casa dopo la sua spiata ai proprietari, la mattina dopo, indosso anfibi, pantaloni e maglietta verde militare, sulla bocca una maschera antismog, gli occhi coperti da occhiali tipo saldatore, in pugno una mannaia, raggiunse la Martseniuk davanti alla taverna della villa e la colpì quaranta volte su tutto il corpo e anche sul viso, fino a sfigurarla. Quindi, la donna già cadavere in una pozza di sangue, la decapitò. Stava per tagliare a tocchi anche il resto della salma, intenzionato a buttarla via dentro grossi sacchi della spazzatura, quando i carabinieri, chiamati da un vicino che aveva sentito delle urla di donna, entrando nella villa si trovarono davanti il corpo della Martseniuk e, poco più in là, in una vasta chiazza di sangue, la bionda testa di lei. Poi sbucò fuori il Leonelli che si gettò tra i militari e si fece largo, salì in macchina per scappare ma fu fermato da qualche colpo di pistola che lo prese in pieno petto (morì nel pronto soccorso dell’ospedale). Mattina di sabato 23 agosto, in una villa con cancello, videocamere, piscina, ampio giardino, diciassette vani e pini secolari in via Birmania, una strada senza uscita che si conclude con una rotonda alberata, quartiere Eur, Roma.