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 2014  agosto 26 Martedì calendario

Tagliata la metà dei permessi sindacali tra i dipendenti pubblici • Nella nuova scuola niente più supplenze • Alcoa chiude l’impianto di Portovesme • La Germania in affanno rallegra le Borse • Cambiamenti nel governo francese • SS assunti come spie dalla Stasi Permessi Dal primo settembre, come previsto dal decreto legge approvato all’inizio dell’estate, saranno tagliati del 50% i distacchi e i permessi sindacali dei dipendenti pubblici

Tagliata la metà dei permessi sindacali tra i dipendenti pubblici • Nella nuova scuola niente più supplenze • Alcoa chiude l’impianto di Portovesme • La Germania in affanno rallegra le Borse • Cambiamenti nel governo francese • SS assunti come spie dalla Stasi Permessi Dal primo settembre, come previsto dal decreto legge approvato all’inizio dell’estate, saranno tagliati del 50% i distacchi e i permessi sindacali dei dipendenti pubblici. Su 3mila persone che avevano lasciato l’ufficio per lavorare a tempo pieno nei sindacati, 1.500 torneranno nelle amministrazioni di provenienza. Una cifra alla quale si arriva sommando i distacchi veri e propri con quelli di fatto, ottenuti cumulando le ore di permesso assegnate a ogni sindacato. Il settore della pubblica amministrazione sul quale il taglio dei distacchi si sentirà di più è quello della scuola. Sui 1.500 ex sindacalisti che torneranno in ufficio, 480 sono insegnanti. E il loro rientro in cattedra toglierà spazio a quelle supplenze annuali che ogni anno servivano proprio per coprire quei buchi in organico. In tutto il resto della pubblica amministrazione ci sono poi 67 dirigenti, 200 persone che formalmente non erano in distacco ma di fatto sì, perché cumulavano le ore di permesso, e altre 806 che invece avevano un distacco vero. Scuola Al Consiglio dei ministri di sabato saranno presentati i dettagli del nuovo piano sulla scuola. Il ministro Giannini, al meeting di Cl, ha annunciato che gli stipendi non saranno più agganciati all’anzianità ma al merito e che le supplenze saranno riviste, perché così come sono «non fanno bene a nessuno, né a chi le fa, né alla scuola». Acciaio Alcoa multinazionale americana con sede a Pittsburgh ha annunciato la definitiva chiusura dei propri impianti di Portovesme, in Sardegna. Produrrà 150mila tonnellate di alluminio in meno. Le persone che perderanno il lavoro sono un migliaio, considerato anche l’indotto. Gli impianti sono fermi dall’autunno del 2012, ma mantenuti fin qui in condizioni di immediato riavvio in attesa di un compratore. Sembrava imminente un accordo con gli anglo-svizzeri di Glencore, a cui ha lavorato anche la Regione Sardegna, ma nessuna intesa è mai stata raggiunta, nonostante i possibili acquirenti siano già presenti a Portovesme con propri impianti produttivi. Così gli americani di Alcoa, terzo produttore mondiale di alluminio (che fattura 23 miliardi di dollari, con impianti in 44 Paesi), abbandonano l’Italia perché, come dissero due anni fa, «gli oneri imposti dal sistema regolatorio europeo» hanno reso l’impianto sardo tra i meno competitivi del gruppo. Tra le cause, anche l’elevato costo dell’energia, nonostante la proposta del governo di ridurne l’impatto al potenziale acquirente per dieci anni. Germania In Germania si registra l’indice Ifo (sulla fiducia delle imprese rilasciato ogni mese dall’Institut für Wirtschaftsforschung) in discesa per il quarto mese consecutivo e un crollo dell’11,9% nel comparto immobiliare. Tuttavia le Borse salgono, i tassi dei titoli sovrani tedeschi e italiani scendono, lo spread Bund-Btp cala a un minimo quasi storico. Ciò perché, sostengono gli osservatori, le cattive notizie sull’economia tedesca possono avere un effetto positivo ammorbidendo le posizioni della Germania sempre più a rischio. C’è entusiasmo anche perché Draghi ha promesso prossime, decise iniziative della Bce a sostegno della crescita. Francia François Hollande ha estromesso dal governo i ministri che lo criticavano da sinistra sulle politiche di austerità. Così, dopo neanche cinque mesi dalla nascita del primo governo Valls, inizia il Valls II, che dovrà sostenere senza esitazioni la direzione social-liberale decisa dal presidente. I ministri estromessi sono stati: quello del ministero dell’Economia, Arnaud Montebourg, poi Benoît Hamon, Aurélie Filippetti e Christiane Taubira. Montebourg, in un’intervista a “Le Monde” lamentava che i cittadini francesi sono in realtà governati dalla Germania, anzi dalla destra tedesca guidata dalla cancelliera Merkel, schiavi di un rigore che si è dimostrato ampiamente inefficace. Capofila Scrive Polito sul CdS: «Parigi, chiunque sia al governo, non guiderà mai un fronte di opposizione alla Germania. La Francia non ha alcun interesse a diventare il capofila dei deboli. Sia perché la sua missione politica è quella di stare nel cuore dell’Europa, sia perché i mercati la premiano finché resta attaccata a Berlino, con tassi di interesse bassi quando non addirittura negativi, nonostante deficit alti e crescita zero». Nazisti Lo “Spiegel” scrive che alcuni pezzi grossi delle SS nella Germania dell’Est furono risparmiati da processi e condanne in cambio dei loro servigi da agenti segreti. Per esempio Josef Settnik, ex SS e dal 1942 di servizio nel campo di Auschwitz, dopo la guerra si presentò al primo colloquio con la Stasi dopo aver detto addio a sua moglie, immaginando una condanna a morte. Invece gli agenti dei servizi segreti comunisti tedeschi gli proposero di spiare i membri di una parrocchia cattolica. La notizia più incredibile è che molti sono ancora vivi, ma i tribunali tedeschi non riescono a condannarli. Nel 1951 un documento del partito comunista, della Sed, contava 174.928 ex membri del partito nazionalsocialista o della Wehrmacht tra i propri iscritti. In tutto si stima che siamo stati 1,5 milioni gli ex affiliati della Nsdap nella Ddr. Ma anche i numeri che riguardano Auschwitz sono spaventosi: lo storico Andreas Eichmüller ha calcolato che di 6500 SS attivi nel campo, appena 29 sono stati processati, nelle due Germanie (Mastrobuoni, Sta).