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 2014  agosto 25 Lunedì calendario

TUTTI I CAPITOLI DELLA TERZA GUERRA MONDIALE [+ BOX]

La Terza guerra mondiale, solo combattuta a pezzetti, a capitoli. Le parole del Papa. Un’espressione dal candore e dalla semplicità evangeliche, ma ficcante come un’analisi geopolitica. È il mondo di oggi, nato dalla fine della Guerra fredda e della contrapposizione fra Occidente e mondo comunista. Una divisione netta, che almeno dava un ordine ai capitoli. Con la fine della breve parentesi dell’egemonia mondiale statunitense, le crisi regionali si sono moltiplicate a catena, lungo quelle che analisti chiamano «faglie di civiltà», cioè i confini fra le grandi regioni politico-culturali del Pianeta. Il Mediterraneo, dove l’Europa si incontra e scontra con il mondo arabo-musulmano. L’Asia centrale, dove la Russia, alfiere del cristianesimo ortodosso, compete con le popolazioni islamiche turcofone e iraniche e dove il perno di tutte le crisi è l’Afghanistan. Il Pakistan, che fa da spartiacque fra il subcontinente indiano e di nuovo le potenze musulmane. Più in là, attorno alla Cina una serie di focolai segnalano l’emergere di nuovo a status di superpotenza l’antico Impero di Mezzo. E poi l’Africa, dove Stati cristianizzati subiscono l’espansione verso Sud dei movimenti islamisti che nascono dalla Penisola arabica e dal Maghreb. Oltre ad assistere all’esplosione improvvisa di violenze interetniche antiche, come nel Sud Sudan, innescate dalla debolezza delle istituzione, dalle storture, dai confini assurdi ereditati dal colonialismo. I tanti capitoli della Terza guerra mondiale, che però cominciano a delineare una trama: la lotta globale per il riequilibrio fra le potenze, la caccia alle risorse energetiche e alimentari sempre più scarse e preziose, il rafforzarsi, in tutti i campi, di leadership oltranziste che credono nella violenza come unico strumento per regolare i conti. Mentre i civili innocenti, le vittime, i 50 milioni di sfollati nel mondo, pagano il prezzo più alto.


LE GUERRE NEL MONDO
Ucraina:
La rivoluzione di piazza Maidan l’ha riportata nell’orbita dell’Unione Europea ma Mosca ha aiutato la rivolta dei ribelli filorussi dell’Est e si è annessa la Crimea. La guerra è nella sua fase più sanguinosa: mille morti nelle ultime tre settimane.

Striscia di Gaza:
L’operazione “Protetctive Edge” scattata l’8 luglio, innescata dal rapimento e l’uccisione da parte di estremisti palestinesi di tre studenti ebrei in Cisgiordania, è un capitolo delle guerre arabo-israeliane cominciate nel 1948. Duemila morti palestinesi (700 miliziani di Hamas) quattro civili e 64 militari quelli israeliani.

Siria:
Il conflitto più sanguinoso in corso è la somma di quattro. Nato come rivolta contro il regime di Bashar al Assad nel marzo 2011, si è trasformato in scontro etnico tra sciiti (alawiti) e sunniti. Ha visto l’intervento degli hezbollah libanesi, consiglieri siriani, jihadisti dai paesi sunniti come l’Arabia, servizi segreti turchi. E ha segnato l’esplosione del fenomeno Isis.

Libia:
Il 17 febbraio insorgeva Bengasi, uno degli episodi più limpidi della Primavera araba intesa come rivolta contro i regimi corrotti e assassini. Quello di Gheddafi era forse il peggiore. Oggi, con le immagini dell’aeroporto di Tripoli distrutto in mano alle milizie islamiste, la Cirenaica proclamata “Emirato di Barqa” e dominata dalla branca locale di Al Qaeda, la guerra entra nella fase più difficile.

Afghanistan:
Quando nell’autunno 2001 comincia la guerra al terrore con la missione americana Enduring Freedom, il Paese arrivava da un quarto di secolo di guerra civile, invasione sovietica, follia talebana che avevano fatto, a seconda delle stime, fra i 2 e i 3 milioni di morti. In 13 anni se ne sono aggiunti, secondo le stime basse, altri 70 mila, compresi quasi 4 mila soldati occidentali.

Birmania:
Fin dall’indipendenza dall’Impero britannico la Birmania, oggi Myanmar, ha conosciuto una serie di colpi di Stato e repressioni che hanno causato 200 mila vittime in 66 anni. Oggi le tensioni maggiori sono nei confronti della minoranza Karen.

Filippine:
Nell’insurrezione del Moro National Liberation Front si è innestata la branca locale di Al Qaeda guidata da Abu Sayyaf. Il Paese è a maggioranza cattolica e, dal 1989, nell’orbita degli Stati Uniti.

Sud Sudan:
Fra il 1983 e il 2003 la guerra civile sudanese ha fatto due milioni di morti. Dal bagno di sangue è nato il Sudan del Sud. Nel dicembre 2013 è però esplosa la lotta interetnica fra l’etnia Dinka del presidente Salva Kiir e quella Nuer del vicepresidente Riek Machar.

Iraq:
La deposizione di Saddam Hussein nel 2003 si è trascinata dietro un’insurrezione sunnita contro il nuovo potere sciita appoggiato dall’occidente (ma anche dall’Iran), con l’infiltrarsi di cellule di Al Qaeda. Le truppe americane hanno tenuto premuto il coperchio sulla pentola. Con il ritiro, l’equilibrio si è rotto rapidamente. Lo Stato islamico dell’Iraq (e poi della Siria, Isis), formato da Al Baghdadi nello stesso anno, nasce qui.

Mali:
Stato debole, infiltrato dagli islamisti, precipita nel caos quando le colonne di jihadisti si trasferiscono dalla Libia con il loro bottino di armamenti moderni e distruggono le forse armate regolari. Deve intervenire la Francia, con i 4 mila uomini della missione Serval.

Somalia:
In Somalia si combatte dalla metà degli Anni ’80. L’ultima fase del conflitto è caratterizzata dall’ascesa della branca qaedista degli Shabaab, dall’intervento dell’Unione africana e del Kenya.

Nigeria:
I Boko Haram, fondati nel 2002, hanno trasformato il Nord del paese in un campo di battaglia: le vittime fra il 2009 e il 2014 sono stimate far 5 e 12 mila. Il rapimento di quasi 300 studentesse, ad aprile 2014, ha sollevato indignazione mondiale.

Repubblica Centrafricana:
La presa della capitale Bangui, nel marzo 2013, da parte dei ribelli Seleka, ha risvegliato la comunità internazionale. A settembre partirà una missione di peace keeping guidata dall’Unione Europea.

Colombia:
Cominciata come rivolta contadina negli anni Sessanta ha portato alla nascita delle Farc e a una lotta spietata tra guerriglieri, esercito, popolazione locale, narcotrafficanti. I morti sono stimati fra i 50 e i 200 mila. Colloqui di pace sono in corso a Cuba.