Vladimiro Polchi, la Repubblica 25/8/2014, 25 agosto 2014
PIANO PROFUGHI GIÀ VECCHIO IL VIMINALE ALLERTA I PREFETTI “SUBITO ALTRI 10MILA POSTI”
ROMA.
«Tutto esaurito. L’ondata degli arrivi sta sommergendo la macchina dell’accoglienza. Il rischio è il caos». Al Viminale fanno i conti e lanciano l’allarme: «Il piano straordinario era tarato su un tetto massimo di 90mila rifugiati, ma gli sbarchi hanno già bruciato quota 105mila e le previsione per fine anno si sono alzate a 140mila ». Così, nelle ultime settimane, dal Viminale è partito un telegramma alle prefetture per attivare 10mila posti in più: richiesta reiterata più volte. Molti centri sono al collasso, soprattutto Siculiana, Crotone, Trapani. Già prosciugati i fondi del bilancio ordinario. «L’Europa o l’Onu devono intervenire in Libia — ragionano dal ministero dell’Interno — se no qui salta tutto».
I numeri parlano chiaro e sono sul tavolo dei tecnici del Viminale. «In base alle risorse del bilancio di assestamento — spiegano — l’accoglienza è dimensionata su un numero massimo di 90mila, al più 100mila, arrivi. Ma il tetto è già stato superato e le nostre previsioni aggiornate parlano di almeno 140mila arrivi nel 2014». Il meccanismo delle espulsioni, per altro caro e non efficiente, può ben poco. Ad arrivare, infatti, sono per lo più richiedenti asilo, immigrati che l’Italia ha il dovere di accogliere: «L’80% degli sbarchi nel 2014 coinvolge persone che hanno diritto a qualche forma di protezione. Pochi i migranti economici: tunisini, minori egiziani e qualche nigeriano». Anche per questo, l’11 luglio, governo ed enti locali hanno siglato un piano d’accoglienza, che si sviluppa in tre fasi, coinvolgendo Viminale, Regioni e Comuni. Lo Stato ha stanziato 370 milioni: 270 per il ministero dell’Interno, gli altri per i minori stranieri non accompagnati.
Ogni Regione deve fare il suo, secondo quote ripartite a livello nazionale. Oggi il carico maggiore è sulle spalle di Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. Molti centri sono al limite. Le tensioni non mancano: «L’emergenza va “spalmata” su tutto il territorio na- zionale. Ogni settimana — raccontano dal Viminale — facciamo partire un telegramma alle varie prefetture per sbloccare 10mila nuovi posti. Alcuni prefetti, in accordo con le Regioni, trovano la disponibilità di associazioni ed enti, altri invece incontrano più resistenze, allora tocca a noi agire d’imperio ». Tra le Regioni, solo l’Emilia-Romagna ha già aperto un hub per l’ospitalità e lo smistamento: è nell’ex Cie di Bologna. Il Piemonte è pronto ad aprire una caserma alla periferia di Torino. Altre caserme dismesse (come la Masotto di Bisconte a Messina) richiedono ancora lavori di adeguamento.
La verità è che se non rallentano gli arrivi, la macchina rischia di impazzire. Per questo, è importante vedere cosa porterà a casa il ministro Angelino Alfano dall’incontro di mercoledì con la commissaria Ue agli Affari interni. «Pensare che Frontex possa sostituirsi a Mare Nostrum è illusorio — avvertono dal Viminale — visto che non dispone di mezzi equivalenti. Gli Stati dovrebbero mettere a disposizioni unità navali aggiuntive, ma si creerebbe poi un problema di coordinamento: a chi andrebbe il comando? Quello che occorre davvero è che l’Europa intervenga in Libia, o se non ne ha la forza, lo facciano le Nazioni Unite, così come avvenuto in Kosovo. È poi necessario garantire la libera circolazione di chi ottiene lo status di rifugiato in tutti i Paesi dell’area Schengen, attraverso un riconoscimento reciproco tra Stati, superando le rigidità del regolamento di Dublino».
Infine un piano B, definito di «difficile attuazione » dal Viminale: se l’Europa non dovesse subentrare a Mare Nostrum, l’Italia potrebbe chiedere la collaborazione di Egitto e Tunisia e dirottare lì parte dei flussi dalla Libia.
Vladimiro Polchi, la Repubblica 25/8/2014