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 2014  agosto 25 Lunedì calendario

IL TESORO NASCOSTO NEGLI OGGETTI SMARRITI

Chissà che cosa devono aver pensato gli addetti alla sicurezza dell’aeroporto di Fiumicino quando si sono trovati davanti il turista che pensava di poter imbarcare come bagaglio a mano un crocifisso alto quasi due metri e largo uno.
Che fosse un po’ complicato farlo entrare in una cappelliera era chiaro. E allora lui, il pellegrino che stava rientrando a casa dopo un soggiorno nella Capitale, ha pensato bene di lasciarlo lì. Al terminal partenze. Per un anno, la scultura sacra è rimasta appoggiata in un deposito.
Pensavano che l’avrebbero reclamata e invece non si è presentato nessuno. Alla fine, la società che gestisce lo scalo l’ha donata a una parrocchia della provincia di Roma.
Breve storia di un oggetto smarrito. Ma quante ce ne sarebbero da raccontare. Tutti i giorni ci sono pezzi di vita di viandanti che restano nei nostri aeroporti. Dimenticati per sbaglio su una poltroncina in attesa del volo oppure abbandonati per forza, magari perché la valigia è troppo pesante e il suo proprietario non vuole spendere per i chili in più.
Da qualche parte in Italia c’è un sindaco rimasto senza fascia tricolore. È nel magazzino dei «Lost and Found» di Torino Caselle. C’è pure un gonfalone di una Pro loco. Loro sono partiti ma il vessillo è rimasto. Qualcuno ha dimenticato una dentiera, altri un apparecchio acustico. A quanto pare devono aver perso subito anche la speranza di ritrovarli. E poi montagne di felpe, cappelli, coperte. Eccoli qui i tesori nascosti degli scali italiani.
A Fiumicino, che a Ferragosto ha toccato il record storico di passeggeri con 150 mila persone, gli oggetti rinvenuti sono una quarantina al giorno. Che, moltiplicato per 365, fanno quasi 15 mila all’anno. Una miriade. Il caso del crocifisso in legno massello è rimasto impresso nella memoria di tutti. Poi ci sono i telefoni, gli iPad, le borse, le scarpe.
Quando ti rendi conto di averli dimenticati, pensi che qualcuno più attento se li sia portati via. E invece poi magari scopri che sono andati all’asta. Così fanno agli aeroporti di Roma per svuotare i depositi. La legge prevede che gli oggetti rinvenuti siano custoditi in un magazzino per almeno dodici mesi, nel caso in cui si facesse avanti per riaverli. «Quelli che nessuno reclama e che non sono deteriorati, vengono valutati e battuti», spiegano.
Accade così anche a Malpensa. Nel tempo sono stati venduti un costume di carnevale da scimmia, valige, capi di abbigliamento di tutti i tipi, orologi, oggetti hi-tech. All’ultima asta, a giugno, c’era pure un cappello dalla foggia che ricorda quello usato dal mitico Sherlock Holmes. «Lo abbiamo trovato dentro una valigetta da medico. Bellissima. In pelle. C’era solo quello», raccontano.
Magari lo avrà comprato il proprietario del negozio di memorabilia del celebre investigatore che è a Londra in Baker Street. Un pezzo unico, quasi come quello che venne trovato almeno una decina di anni fa a Caselle: un volume del 1876 che raccoglieva gli originali dello «Strand Magazine», il giornale su cui Conan Doyle pubblicò i primi racconti su Holmes.
Oggetti con una storia tutta da immaginare e sempre ambitissimi. Tanto che erano quasi duemila le persone che hanno partecipato all’asta milanese. «L’evento si svolge sempre a inizio estate, ma già dopo Pasqua i centralini dell’aeroporto sono presi d’assalto dalla gente vuole conoscere la data esatta». Gli oggetti vengono valutati da una casa d’aste e divisi in lotti. Ci sono set di valige, pacchi con computer e iPad, scatole con macchine fotografiche.
«Tutte cose di solito tenute bene. Conviene comprare qui» dicono. L’asta di giugno ha fruttato 65 mila euro. Andati in parte a coprire i costi di gestione e per il resto in beneficenza.
Lorenza Castagneri, La Stampa 25/8/2014