Francesco Grignetti, La Stampa 25/8/2014, 25 agosto 2014
NELLA SALA OPERATIVA A CINECITTÀ LA RETROGUARDIA DEI SALVATAGGI
Se le navi della Marina che presidiano l’alto mare sono il cuore e i polmoni di Mare Nostrum, il cervello è a Roma, in un palazzone anonimo di Cinecittà. È qui, al Polo Tuscolano, dove ha sede la direzione centrale dell’Immigrazione e della polizia di frontiera, che si coordina il complesso delle operazioni di salvataggio, registrazione, e accoglienza dei profughi che stanno arrivando in massa dall’Africa e dal Medio Oriente. Un cervello ospitato in una stanza zeppa di ronzanti computer, asettici monitor, comunicazioni in tempo reale, e soprattutto uomini, dove non si dorme da nove mesi. Solo il perfetto integrarsi delle forze dello Stato, infatti, ha potuto permettere il miracolo di accogliere 72 mila persone in così pochi mesi. E perciò va raccontata anche la storia di questi uomini. Perché sono forse l’emblema dell’Italia migliore, l’Italia che funziona a dispetto del mosaico bizantino delle competenze.
Partiamo dalle loro divise: cinque uomini con cinque uniformi diverse. Nella sala operativa al Tuscolano siedono gomito a gomito un poliziotto, un carabiniere, un finanziere, un marinaio, uno della Capitaneria di porto. Ciascuno di loro ha un computer davanti. È un terminale di altrettante sale operative. Su tutto, poi, incombe un enorme monitor con le informazioni che vengono condivise in tempo reale con Frontex, l’agenzia europea, che ha installato una propria ennesima sala operativa nell’aeroporto militare di Pratica di Mare, ospite a sua volta del comando aeronavale della Guardia di Finanza.
Alle ore 10,30 di un venerdì mattina, sul monitor numero uno, quello che dà conto del sistema Sia (Sistema informativo anti-immigrazione), ci sono tre puntini arancioni a Sud della Sicilia. «Sono tre target. Imbarcazioni sospette. Abbiamo dato incarico alla Marina militare di raggiungerle».
Che siano stati individuati con un aereo, da un radar, o perché hanno telefonato loro stessi con un telefono satellitare, i puntini arancioni a questo punto sono al centro dell’attenzione di tutti. Aspettando gli eventi, si gira tra i computer e i diversi sistemi: c’è quello della Guardia di Finanza che mostra acceso il loro radar a Lampedusa; non si possono invece vedere gli aerei e le motovedette. «Segreto militare». Stessa interdizione per il cronista (e per chiunque non sia parte della sala operativa) per sapere dove si trovano le navi della Marina militare. La differenza tra i due dispositivi è che la Marina opera anche in acque internazionali e la Finanza in quelle più prossime alla terra. E sono mezzi che possono avere una missione diversa dal controllo dell’immigrazione. Potrebbero essere in mare per pattugliamento contro il traffico di droga. Oppure per proteggere i pescherecci.
Il computer della Capitaneria di Porto, intanto, è un coacervo di puntini verdi: sono tutti i mercantili in movimento nel Canale di Sicilia, con rotta e porto di destinazione. La Capitaneria ha il potere di far dirottare ogni nave mercantile se servisse a salvare vite in mare. Li chiamano «eventi search-and-rescue». In pratica, tutti i barconi con gli immigrati stipati a bordo e senza salvagente vanno considerati potenziali eventi search-and-rescue.
L’Agenzia europea Frontex è anch’essa in questa sala, non con un ufficiale di collegamento, ma con un terminale di Eurosur, che è l’ultima frontiera nell’interscambio di informazioni. Eurosur è un database in continua evoluzione: ci si possono leggere tutti i passaggi di immigrati clandestini, con numeri e indicazioni, alla frontiera d’Europa, dalla Romania alla Grecia, alla Polonia, alla Spagna, all’Italia. In mare, comunque, ci sono anche loro. È l’operazione “Hermes”: un aereo finlandese e uno polacco, e un paio di motovedette sistemate tra la Tunisia e la Sicilia.
Nel frattempo, trascorsa un’ora, alle 11,30 uno dei puntini arancioni è diventato rosso. «Nave San Giorgio ha raggiunto il target. Non è più un sospetto caso di immigrazione, ma conclamato: sono 236 persone», spiega uno degli operatori a Rosa Maria Preteroti, il direttore della II divisione della Direzione centrale Immigrazione. Ma questa è solo la prima fase di Mare Nostrum. Dalla sala operativa del Polo Tuscolano viene allertato il ministero dell’Interno, la Direzione Libertà civili: tocca a loro, ora, decidere in quale porto far scendere questo nuovo carico di dolente umanità, dove dare la prima assistenza, dove l’accoglienza. Vanno predisposti pullman o voli, e letti. Vanno aggiunti altri 236 posti a tavola, da domani. Intanto nuovi punti gialli compaiono sugli schermi.
Francesco Grignetti, La Stampa 25/8/2014