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 2014  agosto 24 Domenica calendario

LA FORZA DELLA DIVINA, NON CONOSCERE I SUOI LIMITI

Ebbene sì, è divina, e nulla al mondo ci ha mai indotto a rimangiarci la parola, nemmeno e soprattutto nei periodi storti. Come per tutti i campioni, anche a proposito di Federica Pellegrini è legittimo discorrere di fatti oggettivi: allenamenti, concentrazione, risultati. Ma tutte queste cose, di per sé importantissime e capaci di riempire intere vite, non sono sufficienti a rendere conto della divinità. Il fatto è che Federica Pellegrini è uno di quei rarissimi esseri umani che possiede un vero e ampio margine di imperscrutabilità. Non saprei dire se si tratta di psicologia o di destino: ma quello che è certo è che all’interno di questo margine si annullano facilmente tutte le rassicurazioni che ricaviamo da un rapporto affidabile e costante tra le cause e gli effetti, le premesse e le conclusioni. È per questo motivo che Federica, probabilmente, darà molto filo da torcere ai suoi futuri biografi. Non è un caso se i romanzieri diffidano delle divinità, difficilmente gestibili sul piano della narrazione. Segnato da lutti, da strappi, da svolte, il film della vita di Federica è un racconto in cui l’intensità fa le veci della durata, senza che gli eventi abbiano il tempo di maturare in una saggia progressione.
Proprio qualche giorno fa, ho assistito in tv all’incredibile rimonta di Federica sull’avversaria svedese nell’ultimo segmento della staffetta 4x200. E mi è venuto da pensare che certe volte accettiamo per buoni certi consigli della saggezza solo perché non abbiamo mai messo alla prova la loro effettiva saggezza. Ci ripetono fin da piccoli, per esempio, che l’uomo forte è colui che conosce i suoi limiti. Ma in questo senso della misura, in apparenza così necessario a non soccombere, c’è anche una contraddizione paralizzante. Chi è infatti che li definisce, questi limiti? L’allenatore, lo psicologo, le convenzioni ereditate? E se ognuno definisce da sé i propri stessi limiti, le cose vanno davvero meglio? Guardando il replay di quella indimenticabile rimonta, mi è venuto in mente che forse la vera saggezza risiede nel contrario, cioè nell’agire sempre e comunque nella più totale ignoranza dei propri limiti, perché ogni momento della vita, se ci permette di andare fino in fondo, è una nuova nascita e rappresenta la più secca e indiscutibile smentita di tutto il castello di regole che avevamo costruito intorno a noi.
Ma forse non conoscere i propri limiti è solo un aspetto parziale della divinità che sto cercando di definire. Forse questa divinità, nella sua essenza, consiste semplicemente nel non conoscersi, e dunque nel non poter essere né ostacolati né avvantaggiati da tutto quello che si crede di sapere di se stessi. Ed ecco un altro frammento della saggezza classica che sembra andare in frantumi di fronte ai trionfi e alle sconfitte di Federica Pellegrini: quel «conosci te stesso» che forse è meno importante di quello che si pensa di solito. Perlomeno, ho il sospetto che Federica, nei momenti decisivi, non ci pensi minimamente. Come se non fosse lì nell’acqua a macinare decimi di secondo, ma seduta sul divano a seguire la sua gara in tv, ama più di tutto il dubbio su come andrà a finire. E quel tanto di sorpresa che di solito ci aspettiamo dagli altri lei, da vera divinità, la esige da se stessa.
Emanuele Trevi, il Corriere della Sera 24/8/2014