Alessandro Bocci, La Gazzetta dello Sport 25/8/2014, 25 agosto 2014
A SPASSO CON PRANDELLI
L’azzurro ormai è quello dell’acqua che scorre sotto le sue finestre, in un porticciolo turistico di Istanbul. Un altro mare, un’altra tappa dopo le ustioni polemiche di Mangaratiba. Cesare Prandelli ieri si è svegliato come tutte le ultime mattine sul mar di Marmara, ha preso le sue cose ed è andato al centro sportivo del Galatasaray. Nel pomeriggio sarebbe arrivata la sua compagna Novella con il figlio a completare un trasferimento che qualcuno ha definito una fuga e qualcun altro una semplice buona occasione per tornare a lavorare tutti i giorni con una squadra, cercare di plasmarla, di vederla crescere. Primo passo, la Supercoppa di Turchia questa sera contro il Fenerbahce a Manisa, vicino a Smirne. Anche dall’albergo di Smirne, Prandelli ha visto il mare dalle finestre.
Amici Dicono che sia terapeutico, il mare, ma per qualcuno più terapeutico di tutto è tenere la testa occupata e l’attenzione alta. Quando il Galatasaray ha bussato alla sua porta, Prandelli ci ha pensato un po’, non molto. Ha incontrato il presidente, si è accordato, ha radunato il suo staff: quattro persone che erano con lui al Mondiale (Gabriele Pin, Giambi Venturati, Renzo Casellato, Vincenzo Di Palma), più Silvia Berti, assistant coach che promette di non andare mai in panchina, perché il suo mestiere lo ha sempre fatto dietro le quinte della comunicazione. Prandelli ha ricostituito il gruppo di sempre, l’atmosfera che c’era alla Fiorentina. Nel suo ufficio, al centro sportivo di Florya, ci sono schemi sparpagliati ovunque sulle scrivanie e al muro un paio di lavagnette con una sfilza di parole in turco e relativa traduzione in italiano. «Proviamo a studiarlo, ma è difficile». Meno difficile entrare nel cuore della gente del club con il sistema che ha usato: sorrisi, programmi scritti in turco, rispetto dell’identità che ha un club, fa notare orgoglioso, con 25 milioni di tifosi nel mondo. La sua storia con il Galatasaray è cominciata in Austria, nel ritiro scelto dall’allenatore uscente Mancini. Prandelli ha cambiato soltanto poche cose, per esempio ha voluto avere più tempo per l’allenamento che per le amichevoli. «Quando c’è da assemblare una squadra nuova, è meglio stare il più possibile sul campo».
Approccio Prandelli studia l’ambiente come un gatto che si muove piano piano per segnare il territorio con certezza. Per ora di Istanbul ha visto poco perché non c’è stato tempo. Poco tempo per i monumenti, un po’ di tempo per la gente, una passeggiata in uno dei quartieri più vivaci, Nisantasi, dove vivono Wesley Sneijder e altri giocatori e dove Prandelli ha potuto constatare quanto i turchi siano appassionati però rispettosi. Forse gli ci voleva questo, forse gli ci vorrà questo, almeno per un po’: calma, discrezione, il rumore del mare sotto le finestre di Atakoy dove tutto il suo staff ha preso casa. Il tempo di lavorare e costruire, perché, come ha spiegato ieri ai giornalisti assiepati nella piccola sala stampa dello stadio di Manisa, «a me piacciono le squadre aggressive e tenaci, ma soprattutto le squadre corrette». Il lessico di Prandelli scorre veloce anche in Turchia, con qualche puntualizzazione per il traduttore, che si chiama Dani, ha 23 anni e alla prima conferenza stampa è piuttosto emozionato. «La cosa bella di questa esperienza è la normalità delle cose», racconta Silvia Berti, la sua ombra. Prandelli sta cercando di portare il suo stile senza strilli, com’era prima che il mondo andasse in frantumi in pochi giorni.
Pensieri La Turchia comincia a conoscere Prandelli, Prandelli comincia a conoscere la Turchia e il Galatasaray, con il suo board composito, i tifosi troppo caldi, i giocatori incuriositi ma ormai abituati agli influssi della serie A. Uno strano filo lega Firenze e Istanbul: Prandelli è il terzo allenatore con Fiorentina e Galatasaray nel curriculum dopo Terim e Mancini, eppure il viola delle maglie da riposo è stato introdotto da Rijkaard. Ci sono almeno tre persone che parlano italiano nel personale del centro, ci sono grandi aspettative intorno a questo ex c.t. arrivato bruciacchiato, ma non abbattuto. «Questa gara è importante non soltanto dal punto di vista sportivo. Dobbiamo giocare una partita intensa ma corretta, dobbiamo dare l’immagine giusta ai bambini, soprattutto ai figli della vittime». Il riferimento è alla tragedia nella miniera di Soma, l’incasso di stasera è per le famiglie dei minatori rimasti uccisi e insomma anche a migliaia di chilometri di distanza il timbro resta lo stesso. Stasera la Supercoppa, poi il ritorno a Istanbul e la febbre che sale. La prima partita di campionato Cesare la giocherà a Bursa, il Galatasaray ci arriverà con il battello. E’ sull’altra sponda del mar di Marmara, praticamente davanti ai vetri di casa. Il viaggio ricomincia.