Valeria Costantini, Corriere della Sera 25/8/2014, 25 agosto 2014
L’INFORMATICO FIGLIO DI UN COLONNELLO CON LA MANIA DI AFFILARE COLTELLI
Alto, prestante, capelli rossicci come la mamma, barbetta incolta. E una passione per i coltelli. Grandi, piccoli, non importava. Spesso li portava con sé, li mostrava agli amici. Li affilava di continuo. Quel suono stridulo, la lama contro la lama, aveva iniziato a innervosire Oksana. Le metteva i brividi.
Quell’uomo palestrato e nervoso se lo era visto piombare in casa circa due mesi fa. Mai avrebbe immaginato che sarebbe stato proprio lui il suo carnefice. Federico Leonelli, 35 anni, esperto informatico, aveva accettato ben volentieri di fare qualche lavoretto nella casa di un amico e collega: sarebbe andato a vivere in una villa da sogno, una villa lussuosa. Quello che resterà nelle cronache come il delitto di via Birmania è accaduto in un piccolo paradiso terrestre. A pochi metri dalla Cristoforo Colombo, a ridosso di via Oceano Pacifico, quartiere Eur. Più che ville, dei maestosi e impenetrabili «castelli» cittadini in questa fetta della Capitale. Un giardino dell’Eden, decorato da corone di pini secolari, il verde che si mescola all’azzurro del cielo. Non sono pochi i politici e i vip che hanno scelto di vivere qui, abitando nella Capitale ma lontani dal caos della metropoli. Bellissime ville dove però si vive trincerati dietro mura altissime e parchi che separano le vite degli altri.
Nessuno si ricorda di Oksana Martseniuk, nessuno parlava con lei. Ieri, nel giorno del suo brutale assassinio, i vicini non si spingono oltre uno scolorito ricordo. Eppure lei non doveva passare inosservata. Bella, bionda, occhi chiari, originaria di Kiev, nella villa degli orrori lavorava come colf già da tempo. «Abbiamo sentito la voce di una donna, urlava disperata, sembrava chiedere aiuto. Allora il mio datore di lavoro ha chiamato la polizia»: è Charlie Naprada, un giovane filippino, impiegato come domestico in una delle ville di via Birmania, l’unico a raccontare quei secondi di orrore. Ciò che è successo dopo l’arrivo della polizia sarà la magistratura a chiarirlo. Nella villa, sotto la casetta sull’albero che sembra quasi sospesa in aria, restano due vite spezzate nel silenzio. Perché Federico sia arrivato a tanta violenza forse nessuno potrà spiegarlo. Nemmeno la sorella Laura che descrive il fratello come un «ragazzo d’oro, un bravissimo zio».
Eppure in fondo all’animo di Federico c’era un luogo oscuro. Due anni fa la sua storica fidanzata era morta dopo una lunga malattia. E lui non si era più ripreso, non era più lo stesso. «Era depresso, triste, litigava con la madre che oggi è sulla sedia a rotelle», raccontano oggi i condomini di via Pigafetta, strada del quartiere Ostiense, dove Federico è cresciuto. Il padre invece era colonnello della Guardia di Finanza, separato dalla moglie da molti anni: ai figli ricordava di dare sempre il meglio di sé. Il bravo zio e l’appassionato di coltelli, il buon fratello e gli scatti di ira: due volti di uno stesso uomo che ieri è esploso come una bomba, trasformandosi in un macellaio contro una donna indifesa che, forse, conosceva appena. «Sembrava non fosse presente, aveva lo sguardo perso», lo descrivono alcuni. Dopo tanto sangue, dopo tanto orrore, ieri sera qualcuno ha voluto persino scherzare: ignoti sono andati su Facebook e hanno creato un «fake», una falsa pagina intitolata con il nome del killer, Federico Leonelli: sotto, la foto di un uomo e una donna che ballano sorridenti, seguiti da un video annunciato come la ripresa della decapitazione di Oksana. Un clic svela il vuoto dietro il video. La polizia sta indagando anche su questo gioco perverso.
Valeria Costantini