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 2014  agosto 24 Domenica calendario

FLOP NELLO SPAZIO SBAGLIANO ORBITA I SATELLITI CHE DOVEVANO INDICARCI LA STRADA

ROMA.
Lanciati venerdì, due satelliti del sistema di navigazione europeo Galileo si sono persi nello spazio. Tecnicamente non hanno raggiunto l’orbita prevista, dove avrebbero dovuto cominciare a girare intorno alla Terra, e proprio in questo momento sono in corso indagini per capire dove siano e se sia possibile recuperarli. È una momentanea battuta d’arresto per la costruzione del sistema satellitare europeo pensato come alternativa al Gps americano.
Il sistema di navigazione Galileo è infatti di proprietà della Commissione europea ed è realizzato dall’Esa, Agenzia spaziale europea. Si tratta di un sistema satellitare che dovrà, nei prossimi anni, svincolarci dal Gps che usiamo correntemente nei nostri smartphone e coi navigatori in autostrada, ma anche in tutte le attività economiche che richiedono l’uso di sistemi di localizzazione e sincronizzazione, dalla finanza ai trasporti. A differenza di quello americano e di quello russo (meno usato, anche perché è stato in panne per anni e ripristinato da Putin solo nel 2011), Galileo è un progetto interamente civile, e anche in questo sta un grande vantaggio. Perché non solo permetterà di mappare meglio e con più precisione il territorio del nostro continente, ma ci libererà anche dalla dipendenza dai chiari di luna della politica estera degli Usa e dei loro piani di difesa. Purtroppo, però, i 30 satelliti che compongono la costellazione di Galileo non sono ancora tutti in orbita e prima che possano dirci esattamente dove ci troviamo noi qua sul vecchio continente sarà intanto necessario capire dove sono finiti loro lassù nello spazio.
I due satelliti lanciati venerdì si chiamano Doresa e Milena. Sono il quinto e il sesto della costellazione artificiale che mano a mano stiamo costruendo intorno al nostro pianeta e sono partiti venerdì dalla base di Kourou nella Guyana francese a bordo del lanciatore russo Soyuz. Responsabile del lancio è la compagnia francese Arianespace. Ed è proprio lei a dare la notizia di «uno scarto tra l’orbita raggiunta e quella prevista», con quella raggiunta sensibilmente inferiore rispetto a quella obiettivo. La stessa nota aggiunge per ora solo che «sono in corso indagini». Mentre il suo ex direttore generale, oggi presidente del centro nazionale di studi spaziali francesi (Cnes), Jean-Yves Le Gall ha risposto così alla domanda sulla possibilità che il carburante a bordo del satellite sia sufficiente a rimettere i due satelliti in posizione: «È una buona domanda ed è esattamente quello che ci stiamo chiedendo anche noi». Precisando che «avremmo dovuto essere su un’orbita circolare di 23.000 chilometri: purtroppo invece non solo non è circolare, ed è ellittica, ma sembra che sia nei dintorni di 17.000 chilometri». La possibilità di recuperare i due satelliti (per il resto perfettamente funzionanti) c’è ancora. E si potrebbe ripetere l’impresa del 2001, quando il satellite Esa Artemis, oggi serenamente al lavoro sopra le nostre teste, non raggiunse l’orbita prevista a 36.000 chilometri da terra, ma si fermò a 17.000. Grazie a un lavoro meticoloso di manovre da Terra, e ai suoi motori, in due anni Artemis ritornò sull’orbita prevista.
L’eventuale recupero di Doresa e Milena dipenderà anche da altri fattori, come la convenienza intesa in senso lato. L’intero progetto Galileo costa 5 miliardi di euro, ma il costo del singolo satellite è di 40 milioni, e nei prossimi anni ne dovranno andare su 24. Non solo: i satelliti della costellazione sono in eccesso proprio per avere scorte in caso di panne o di malposizionamento. Per cui il destino di Doresa e Milena, per adesso perse in volo, è ancora tutto da capire.
Silvia Bencivelli, la Repubblica 24/8/2014