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 2014  agosto 24 Domenica calendario

PELLEGRINI RISCRIVE LA STORIA D’EUROPA

Fede, Fede, Fede. E potevano essere quattro gli ori se ripensiamo all’anno di grazia del 2008, quando si mosse sul blocco e la tolsero di scena, per una volta. Solo se la fai fuori così, Federica Pellegrini non si prende di forza gli amatissimi 200 sl. E tripletta consecutiva sia dal nostro simbolo delle acque: a prescindere dal cronometro, la fissazione di chi crede che non possa più scendere ai livelli antichi. Lo dice Federica stessa di non essere in formissima: basta guardarla negli occhi. Ma le emozioni che regala la Pellegrini in acqua ormai prescindono le cifre, fanno battere il cuore come ripeteva anche ieri Franziska Van Almsick, fanno perdere la voce al padre Roberto, fanno palpitare la torcida italiana accorsa nel Velodrom.

Missione compiuta Sull’onda con Fede: «Il cielo resta azzurro sopra Berlino» azzecca l’emozione Cinzia Pellegrini, l’unica persona al mondo che conosce tutti i segreti di Federica. Tre ori di fila nei 200 sl - specialità prestigiosa di leggende come Dawn Fraser e Shane Gould, e poi di Kornelia Ender e della Franzi di Germania -, non li aveva mai domati nessuna donna agli Europei. Federica quattro anni fa a Budapest completò il Grande Slam - era cioè campionessa olimpica, mondiale (e primatista), europea -, adesso questo oro raccolto nel Velodrom tutta da sola, dopo quello con la 4x200, ha il sapore di un percorso continentale che si chiude come una missione completata, perché non ci saranno più altri Europei significativi per lei: nel 2016 al massimo saranno un test olimpico per Rio.

Gran finale Questo trionfo «automatico», apparentemente scontato, è l’inizio del gran finale di carriera che Fede aveva pensato a inizio stagione. Un decennio dopo, è ancora Fede, sempre Fede. L’ultima sfida volevano lanciargliela un’ungherese che non si stanca mai, Katinka Hosszu, finita a 68 centesimi, e l’olandese Femke Heemskerk, che provò a metterle soggezione ai Mondiali 2011 di Shanghai (quelli del cambio di boyfriend da Marin a Magnini) e finì rosolata saltando in aria ai 150 metri (e qui a 80 centesimi). Per Fede questa finale è l’ultimo atto di un copione recitato a memoria (27”52-29”26-29”69-29”54) al tocco del quale raccoglie un 1’56”01 che non la fa impazzire di gioia, magari la preoccupa un po’, ma forse servirà a farle capire che per il biennio mondiale-olimpico bisogna limare qualcosa e sistemare i particolari. Perché fuori dall’Europa la minaccia è più pericolosa. Se in primavera aveva nuotato il 4° crono dell’anno in 1’55”69, in estate si permette il lusso di dominare gli Europei con un tempo peggiore.

Ultimo 400? Oggi sapremo se sarà l’ultima volta in cui la vedremo ad un evento che conta nei 400 sl, più complicati e pesanti ma che Philippe Lucas non vorrebbe farle abbandonare. Federica a 26 anni sa che dovrà abbattere altri muri (l’1’54” sarà fondamentale) per rimanere sulla scia delle più giovani, ma arriveranno i giorni delle riflessioni. Questi sono, invece, i giorni dell’orgoglio azzurro a Berlino: di quel recupero da romanzo per l’oro in staffetta da sfilare alla Svezia di Sarah Sjoetroem, la primatista stagionale da 1’55”04 che non sopporta sfidare Federica . Stavolta non è stata Federica ad evitare il confronto, ma il contrario: e anche i rimpianti, i dubbi restano alle altre, non a Fede. Che si gode l’oro perché in queste rassegne contano i titoli: basti ricordare i Mondiali di Barcellona 2013, con Fede che spaventa l’americana Missy Franklin senza aver preparato la gara ma soltanto arrivandoci attraverso il dorso e allenandosi una volta al giorno. Tutto questo dà il senso della sua grandezza, longevità, passione e determinazione. Trovatene un’altra così. Al di là del tempo, è una Fede senza tempo.