Luisa Leone, MilanoFinanza 22/8/2014, 22 agosto 2014
PADOAN GIOCA LA CARTA MONTI BOND
Le privatizzazioni sono al palo, il pil ha ricominciato a scendere, mentre il debito pubblico sembra l’unica voce in perenne crescita. In questo cupo quadro agostano, che vede i tecnici del governo in affanno per far quadrare i conti, c’è però un elemento positivo che finora era rimasto in ombra.
Si tratta del rimborso anticipato da parte del Monte dei Paschi di Siena dei cosiddetti Monti bond, per 3,1 miliardi di euro, più 330 milioni di interessi. Fondi che secondo le previsioni contenute nel Def avrebbero dovuto essere incassati in più tranche e solo a partire dal 2015. Così il ministero dell’Economia si trova con un imprevisto gruzzolo di qualche miliardo su cui contare per abbattere il debito pubblico. Il Documento di Economia e Finanza presentato lo scorso aprile, infatti, indicava in maniera esplicita la destinazione del rimborso, individuandola appunto nella riduzione dell’indebitamento, insieme alle previste privatizzazioni per lo 0,7% del pil l’anno. E se è vero che 3,4 miliardi sono una goccia nel mare degli oltre 2 mila miliardi del debito pubblico italiano, la ciambella dei Monti bond potrà comunque rivelarsi utile, visto che per quest’anno dalle privatizzazioni non si riuscirà quasi certamente a portare a casa gli 11 miliardi previsti. Ormai anche dal ministero dell’Economia non si fa più mistero del fatto che si sia passati sostanzialmente a un piano B: accantonata l’idea di portare in borsa Poste Italiane ed Enav entro l’anno, il ministro Pier Carlo Padoan e il suo staff hanno virato su un alleggerimento delle quote (30% per entrambe) detenute in Eni ed Enel. L’idea sarebbe di cedere circa il 5% di ognuno dei due gruppi, il che ai corsi di borsa attuali potrebbe fruttare poco più di 5 miliardi di euro, la metà rispetto a quanto atteso dal piano di privatizzazioni. A questa somma si aggiungeranno ora i proventi inaspettati del rimborso dei Monti bond, ma comunque mancherebbero all’appello per rispettare le previsioni ancora un paio di miliardi. Tuttavia un altro aiuto potrebbe arrivare dal ricalcolo del pil da parte dell’Istat in base ai nuovi parametri europei Sec 2010, che permetteranno di include nel prodotto interno lordo anche alcune voci dell’economia illegale (traffico di droga, prostituzione, contrabbando) e di considerare in maniera diversa le spese per ricerca e sviluppo e per gli armamenti. E proprio per tenere conto dei nuovi valori il governo ha rimandato dal 20 settembre all’1 ottobre la presentazione della nota di aggiornamento al Def. Secondo le prime stime degli esperti di Nomisma, gli effetti sui conti pubblici, ai fini del rispetto dei parametri Ue, potrebbero essere significativi, soprattutto per quanto riguarda il rapporto debito/pil. Immaginando una rivalutazione del prodotto del 2% (tra +1 e +2% per Eurostat), il debito/pil si ridurrebbe tra il 2,5 e il 2,6% (tra l’1,4 e il 2,5% secondo l’Eurostat), partendo da un dato atteso del 135% per il 2014. Meno importanti gli effetti sul deficit/pil, che si ridurrebbe al massimo dello 0,1%. Un miglioramento comunque apprezzabile visto che oggi a causa delle revisioni al ribasso del pil il governo è impegnato a far quadrare i conti senza sforare il tetto del 3%. «Questi effetti sono evidentemente rilevanti per la stesura del Def. Essi, insieme alla minore spesa per interessi rispetto alle precedenti previsioni governative, vanno in qualche misura a contrastare il peggioramento dei conti pubblici indotti dall’azzeramento della crescita reale del pil (dallo 0,8% previsto) e dalla caduta dell’inflazione (0,3-0,5 punti in meno rispetto alle precedenti previsioni governative)», commenta Sergio De Nardis, capoeconomista di Nomisma.