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 2014  agosto 22 Venerdì calendario

LA TRASPARENZA? UN OSSO DURO DA DIGERIRE


C’è chi non digerisce la cipolla, chi i peperoni, chi le polpette ripassate nel ragù di maiale e chi il “saumagen” (lo stomaco del porco ripieno di carne suina, patate, salsicce) adorato da Helmut Kohl ai tempi in cui pesava 177 chili e scrisse con la moglie Hannelore un libro sulla cucina tedesca. I dirigenti della Assm Spa, la municipalizzata della marchigiana Tolentino, non riescono a digerire la vera trasparenza. Certo, hanno dovuto rassegnarsi alla legge che imponeva anche a loro di mettere on-line le retribuzioni. Ma sempre nella convinzione che in fondo in fondo pochi cittadini si sarebbero avventurati sul web per andare a vedere quanto prendono Tizio, Caio o Sempronio. Quando una rivista locale, Mpn (Multiradio Press News), distribuita mensilmente in 8.000 famiglie dell’area, ha osato però pubblicare senza commenti quelle cifre “per permettere anche a chi non ha tempo o dimestichezza coi mezzi informatici di leggere i dettagli delle varie spese”, apriti cielo! Come aveva osato fare una cosa simile? Immediata lettera dell’azienda, per il 99,98 per cento pubblica e quindi automaticamente obbligata alla totale trasparenza: «La condotta da Voi tenuta con la pubblicazione del periodico Press Nesvs (…) è assolutamente contraria alla normativa vigente in materia di protezione e riutilizzo dei dati personali e, più in generale, ai principi di diligenza e buona fede. La censura si basa sulla totale assenza di una preventiva richiesta scritta per il riutilizzo dei dati personali pubblicati nel sito sveb di Assm Spa e dell’estratto della delibera del Consiglio di Amministrazione. Tale condotta è assolutamente censurabile…». E perché mai? Risponde il legale della società pubblica: «L’obbligo, previsto dalla normativa in materia di trasparenza on-line della PA (pubblica amministrazione in stretto burocratese, n.d.r.), di pubblicare dati in “formato aperto”, non comporta che tali dati siano anche “dati aperti”, cioè liberamente utilizzabili da chiunque per qualunque scopo. II riutilizzo dei dati personali non deve pregiudicare, anche sulla scorta della direttiva europea in materia, il diritto alla privacy”». L’Ordine dei giornalisti, ci mancherebbe altro, ha già sancito: tutto regolare. «Le informazioni pubblicate erano già a disposizione di chiunque avesse interesse a consultarle, in ogni parte del globo, per espressa disposizione del Legislatore e delle normative sulla cosiddetta “trasparenza amministrativa”». Sono denari pubblici? Ogni informazione sul loro ammontare deve essere a disposizione dei cittadini. Tutti. Anche quelli che non sanno assolutamente nulla sull’uso di un computer, che non frequentano il web o che mai riuscirebbero a trovare quei dati navigando nel sito aziendale. Fine.

DIRITTO DI CRONACA. Il Garante per la privacy, ricorda l’Ordine, ha già sancito che “i dati personali concernenti le classi stipendiali, le indennità e altri emolumenti corrisposti ad amministratori, dirigenti e lavoratori dipendenti e autonomi di concessionari di pubblici servizi, sono da ritenersi conoscibili da chiunque vi abbia interesse anche in sede di esercizio del diritto di cronaca da parte di chi esercita la professione di giornalista o collabora occasionalmente con mezzi di informazione”. La municipalizzata non è d’accordo? Faccia causa. E deciderà il giudice. Fermo restando che in quel caso i dati pubblicati da Mpn, anche se non interessano un fico secco a chi di Tolentino non è come noi, dovrebbero a quel punto essere ripubblicati da tutti i giornali d’Italia per una questione di principio: piaccia o no a quei permalosi dirigenti (a proposito, chi paga l’avvocato per questo intervento di censura sbagliato: soldi pubblici?) non esiste una dose omeopatica di trasparenza. O c’è o non c’è.