Roberto Cotroneo, Sette 22/8/2014, 22 agosto 2014
CRESCE UNA GENERAZIONE CHE NON SA CERCARE
«Allora ragazzi, partiamo da un argomento qualsiasi di cui non sapete quasi nulla, e proviamo a vedere cosa riuscite a capire usando i risultati dei motori di ricerca sul web...». Questo era il punto di partenza. Siamo in una Summer School, i ragazzi hanno attorno ai 17 anni. L’esperimento sembra più facile di quanto si pensi. L’argomento lo sceglievano loro. Il più ardito ha proposto: libertà. Ed è stato accontentato. La parola libertà è un universo talmente sfrangiato da permettere risultati imprevedibili e arrivare a delle conclusioni nuove sulla fede incrollabile che abbiamo nei confronti del signor Google, o di motori analoghi.
Dopo qualche minuto i trenta ragazzi cominciavano a citarmi i risultati a loro parere più interessanti. Chi puntava direttamente su Wikipedia, con un approccio enciclopedico, chi trovava un saggio filosofico su un link improbabile: «Ho trovato questo scritto di…». E il nome non diceva nulla. «Qui c’è un testo di Voltaire», diceva un altro. L’autore sconosciuto e Voltaire erano orizzontali, per così dire, e anche contemporanei. Nel senso che i motori di ricerca eliminano il tempo storico, mettono sopra Voltaire e sotto Mario Rossi, per usare un nome a caso. Sta a te capire che tra Rossi e Voltaire c’è una differenza. E anche più di due secoli. Il tempo del web è quello della cronologia. Non è il tempo in sé, ma il tempo di consultazione. Se un link mi appare prima di un altro vuol dire che è più nuovo. Cresce una generazione che non conosce le insidie della ricerca, che non sa cosa sia una fonte, e che soprattutto è in grado di capire un argomento solo attraverso un processo mentale a scatole cinesi. Cerco libertà, libertà mi manda a Voltaire, Voltaire mi rimanda a illuminismo, illuminismo mi rimanda alla Francia, la Francia mi rimanda a Carlo Magno, Carlo Magno mi rimanda a Rinascita Carolingia, e poi ai Merovingi, ai Re Taumaturghi, a un certo Bloch, che poi se lo riscrivi male ti porta ai Black Block, che ti spostano sulla parola globalizzazione, e dunque sulla libertà di non essere schiavi dei padroni del mondo, diciamo così, e il cerchio si chiude. In mezzo a questi passaggi, che sono assolutamente reali, i testi hanno valori diversi. Un po’ come trovarsi in un negozio che è al tempo stesso un rigattiere di oggetti vecchi e usurati e un antiquario che espone meravigliose opere d’arte. Per cui ti ritrovi tra le mani una crosta dilettantesca che raffigura una natività e quella del Beato Angelico.
PROCEDIMENTO ENIGMISTICO. Il punto è che per imparare a riconoscere una dall’altra non basta l’occhio, e non serve linkare. Occorre che tu abbia letto Roberto Longhi, e più in generale quelli che, anziché procedere per scatole cinesi, procedono per tessere di mosaico. Ovvero accostano i pezzi giusti del sapere, li confrontano, li cercano, li adattano e riescono a creare il disegno che volevano. Le ricerche su Internet conducono a risultati che non hanno un modello interpretativo, ma si comportano come la luce quando si riflette da uno specchio a un altro. È un gioco di superfici, è un procedimento enigmistico. Tanto tempo fa (non so più se lo fanno ancora) la Settimana Enigmistica pubblicava ogni settimana un gioco che si chiamava “Il bersaglio”. Attraverso parole che avevano qualcosa in comune una con l’altra si partiva da un termine e si finiva, dopo una lunga serie di passaggi, a un altro. Per cui iniziavi con Centro, poi Cerchio, poi Raggio, poi Sole, poi Sale, Zucchero, Cristalli, Vetro… ecc. Ma non è che ogni volta che cerchiamo Centro dobbiamo informarci sui Vetri. Le scatole cinesi sul web sono luoghi del sapere scollegati e senza uscita. E approfondire un argomento può essere come comprare un mobile Ikea ma senza le viti per montarlo e le istruzioni. Guardi ogni pezzo come qualcosa di misterioso. E ti va già bene se appartengono tutti allo stesso mobile.