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 2014  agosto 22 Venerdì calendario

IL 75% DEI MORTI SONO DONNE: ASSISTONO MALATI E LAVANO LE SALME


Assistono i malati, lavano le salme, tengono puliti gli ospedali, vanno al mercato: per questo sono le donne, più che gli uomini, a entrare nel cerchio di Ebola. E sono le donne le principali vittime di un virus che si propaga per contatto diretto con i fluidi del corpo, si acquatta sulla superficie delle cose, ha già infettato 2.473 persone uccidendone 1.350 in tre Paesi vicini: Liberia, Sierra Leone e Guinea. C’era da aspettarselo, eppure fa impressione ascoltare Julia Duncan-Cassell, ministra liberiana per le Pari Opportunità nel Paese più colpito dall’epidemia, quando dice che nel 75% dei casi sono le donne ad ammalarsi e a morire. Non perché gli uomini siano più forti. È perché «le donne sono le caregiver — dice la ministra al Washington Post —. Se un bambino si ammala, gli viene detto: “Vai dalla tua mamma”». Arrivi e partenze: dalla sala parto al materasso di morte (il letto è spesso un lusso troppo costoso), sono in maggioranza le donne a darsi da fare, specie nelle campagne. Gli uomini in miniera o nei campi, le donne nei campi ma anche al mercato e a casa. Ebola fa luce su una divisione sbilanciata nel «lavoro di cura» che non è la norma soltanto per questi Paesi africani e per questa epidemia. Per esempio, in Italia, oltre il 70% dei caregiver dei malati di Alzheimer è donna. Se la demenza fosse contagiosa, il bilancio delle sue vittime penderebbe ancora una volta sul lato femminile. Uomini nelle retrovie? Non sempre: sono quasi tutti maschi gli operatori delle squadre che disinfettano o raccolgono i cadaveri negli appositi sacchi di plastica (quando ci sono: la stessa Liberia ha lanciato l’allarme perché in certe aree sono finiti i body bag). Ma le donne sono in prima linea anche nella storia di Ebola: le prime vittime conosciute del virus, «scoperto» nel 1976 nel villaggio congolese di Yambuku. I medici che indagavano sul male misterioso si resero conto che a morire in rapida successione erano state le donne incinte che andavano all’ospedale per un’iniezione quotidiana. Le siringhe erano in tutto 5 e venivano riutilizzate per decine di persone. Così si scoprì che il virus si propagava con il sangue infetto. Da allora conosciamo quasi tutto sul contagio. Eppure di Ebola si continua a morire. Le donne soprattutto.