Antonio Ferrari, Corriere della Sera 22/8/2014, 22 agosto 2014
IL SULTANO ERDOGAN DESIGNA L’IDEOLOGO «NEO-OTTOMANO»
Il nuovo primo ministro turco, e assieme leader del partito islamico-conservatore Akp, sarà il ministro degli Esteri uscente Ahmet Davutoglu. Utilizziamo il futuro soltanto perché la scelta deve essere ratificata da un congresso straordinario il 27 agosto. Tutto però è già deciso, in quanto a decidere è il capo dello Stato, il neoeletto Recep Tayyip Erdogan, il sultano di Ankara. Era quasi ovvio che il sultano scegliesse come successore, al timone del governo, il protagonista della politica definita neo-ottomana, che guarda all’Islam e considera l’opzione europea, cioè il cammino verso l’ingresso nella Ue, come una carta da sostenere nella forma, ritenendola superata nella sostanza. L’idea di una staffetta, sul modello russo, tra il capo dello Stato uscente Abdullah Gül, e appunto l’eletto Erdogan, è tramontata ancor prima d’essere sondata. Ammesso che qualcuno l’abbia mai ritenuta possibile. Gül e Erdogan hanno fondato assieme il partito Akp: però il primo è un dialogante, il secondo un intransigente. Le diverse posizioni (ma sarebbe più corretto definirle sfumature) dei due protagonisti sono state decisive per convincere Erdogan a guardare altrove. E a puntare sul fedelissimo Davutoglu, che trasmetterà con il suo atteggiamento felpato la volontà del presidente della Repubblica. Come ministro degli Esteri, il prescelto non si è certo distinto per capacità di visione. Poco importa. Il sultano, che ha idee abbastanza confuse sulla democrazia, non vuole ostacoli sul suo cammino.