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 2014  agosto 22 Venerdì calendario

VIAGGIO A CASA CONTE

Ada fa la mamma e sa parare come Buffon, insuperabile davanti alle porte che conducono ai segreti della stanzetta che era del giovane Antonio Conte e dello scantinato che contiene gli scatoloni di foto e ricordi del primogenito. Papà Cosimino riesce a convincerla ad aprire lo scrigno del «tesoro» del campione di casa, sita a poche centinaia di metri dal cuore della città: piazza Sant’Oronzo.

Allegria e fantasia Sorride Ada Briamo, 72 anni splendidamente portati, quando comincia a raccontare la storia che conduce al c.t. della Nazionale. Cuciva abiti da sposa, sprigionando l’estro che l’avvicina al campione di famiglia. «Se mio marito mi avesse “accompagnata” nel lavoro, magari avrei aperto un atelier piuttosto che cucire praticamente dentro casa. Per fantasia e allegria, Antonio mi assomiglia tanto; invece è tutto suo padre per il rigore che mette in ogni cosa». Abbraccia idealmente anche Gianluca, 42 anni, osservatore «speciale» per il c.t., e Daniele, 32, gli altri figli. «Antonio ha fatto quasi da secondo papà al più piccolo, che lo ha raggiunto a Torino, inserendosi nel settore bancario. Tutti e tre si dividevano tra scuola, calcio e chiesa. Anche Antonio ha fatto il chierichetto alla chiesa dei monaci, “Sant’Antonio a Fulgenzio”, e si divertiva al campetto dell’oratorio. A scuola, all’istituto tecnico commerciale, i professori esaltavano la sua applicazione in tutte le materie. Ma quanto soffrivo, quando, bambino, tornava dagli allenamenti nella Juventina con ginocchia e braccia sbucciate: “Dio ce l’ha dato così bello e tu me lo stai rovinando”, rimproveravo mio marito».

Un altro Mourinho Cosimino ha 76 anni e un fisico ancora invidiabile. «Tre volte alla settimana, vado a correre al campo Coni – si presenta papà, per quasi 50 anni autonoleggiatore –. Ho giocato a calcio, da ala sinistra, a livello dilettantistico. Sono stato presidente e allenatore della Juventina. Antonio ha cominciato nel mio club e a 12 anni è passato al Lecce: lui e Sandro Morello, in cambio di una ventina di palloni. Quante volte, in campo, sgridavo mio figlio ingiustamente! Era un modo per far capire agli altri ragazzi che ero inflessibile pure con Antonio. Gianluca era più forte di lui, per carica agonistica; ma non si sacrificava». Messaggi in codice per parlare al gruppo: chissà anche papà Cosimino sarebbe stato un tipo alla Mourinho. «È un complimento per Antonio, quando lo accostano, per il modo di comunicare, al tecnico portoghese. E che risate, quando ci godiamo Crozza: è “agghiacciande”, nell’imitazione di nostro figlio. Le foto più importanti per Antonio? Quelle degli incontri con Papa Wojtyla e con papa Francesco. Ha provato straordinarie emozioni».

Trapattoni e Brio Non molla mai, il c.t., eppure c’è stato un momento in cui, in famiglia, hanno temuto che potesse cedere. «Aveva appena 16 anni, nel ’91, quando esordì in A, in Pisa-Lecce: Fascetti credeva tanto in lui – racconta il padre –. Subito dopo il debutto, Antonio si fratturò tibia e perone in uno scontro con Luceri, compagno in Primavera. Quanto ha dovuto faticare per la rieducazione. Poi è tornato il guerriero, che Mazzone aiutò a crescere. Con lo sbarco a Torino, si consegnò a Trapattoni e al suo vice Brio, anche lui leccese: a fine allenamento, lo spremevano negli esercizi con il pallone al muro, per migliorare la sensibilità del tocco, soprattutto col sinistro».

Boniperti al telefono Mamma Ada torna sugli orari fissati dal marito per il rientro a casa dei figli («al massimo a mezzanotte, proprio in casi eccezionali») e… si rimette al telefono con il mito Giampiero Boniperti. «Ottobre ’91, mi chiama il presidente della Juve e mi comunica che Antonio si sarebbe trasferito a Torino. “Signora, anche noi sapremo trattarlo come un figlio”, mi disse. Era un professionista già a 14 anni. Se non avesse sfondato nel calcio, forse avrebbe fatto il professore di educazione fisica: con Gianluca, ha conseguito la laurea in Scienze Motorie. Iurlano ci diceva spesso che Antonio era un figlio d’oro. “Mamma, non mi portare roba da mangiare”, si raccomandava quando andavo a fargli visita a Torino. Così mi limitavo a fargli gustare pasticciotti e rustici, tipicamente leccesi. Ora mi chiede la parmigiana di melanzane, il suo piatto preferito».

Quel c.t. da scoprire Quando nel 2006, iniziò la carriera di tecnico, all’Arezzo, Conte si prefissò l’obiettivo di arrivare entro pochi anni sulla panchina di una «big». «Ero sicura che ce l’avrebbe fatta – sottolinea la mamma –. Punta su uomini veri? L’ha detto lui ma sa parlare in faccia ai giocatori. Il 4 settembre saremo con Antonio a Bari per Italia-Olanda: ovviamente non possiamo proprio mancare». Da allenatore di club a c.t. della Nazionale: Cosimino già si lancia nella nuova sfida di Antonio. «Gli mancherà il rapporto quotidiano con campo e spogliatoio. Dopo aver conseguito risultati importanti alla guida di formazioni di club, adesso è entusiasta di tentare questa nuova esperienza. Sono, comunque, convinto che, in poco tempo, saprà trasmettere alla squadra le sue idee di calcio».