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 2014  agosto 22 Venerdì calendario

LONDONISTAN, TERZO FRONTE DEL JIHAD

L’uomo mascherato, che sfida Obama e l’Occidente nel video diffuso in tutto il mondo, si fa chiamare “John” e sarebbe un cittadino britannico. Lo ha confermato anche il primo ministro britannico David Cameron, che ha interrotto le vacanze ed è tornato di corsa a Londra: “È un cosa scioccante, ma sappiamo che fin troppi britannici sono andati in Siria e in Iraq, coinvolti in atti di estremismo e violenza. Dobbiamo incrementare gli sforzi per fermarli”. E’ stato “John” a decapitare il giornalista freelance americano James Foley, rapito in Siria nel 2012. “John” sarebbe il capo di una cellula di terroristi di origine britannica di stanza a Raqqqa, in Siria, una delle roccaforti dell’Isis dove vengono tenuti i cittadini occidentali in ostaggio. Ma chi è “John”? È l’uomo che Fbi, MI5 (i servizi segreti di Sua Maestà) e Scotland Yard stanno cercando di identificare con ogni mezzo in una enorme caccia all’uomo internazionale, che vede coinvolti esperti dei servizi di molti paesi europei, linguisti e studiosi del mondo islamico e della radicalizzazione del conflitto. In una esclusiva il quotidiano britannico Guardian ha rivelato che si pensa che “John” venga proprio da Londra. Secondo quanto riferito da un ex ostaggio, detenuto alla base di Raqqa per un anno, l’estremista che si fa chiamare “John” opera con altri due terroristi di origine britannica. Proprio per la loro provenienza nel campo erano conosciuti come “i Beatles”. L’ex ostaggio ha raccontato che il militante britannico è intelligente, istruito ed è stato chiaramente indottrinato in una scuola di islamisti radicali. Fonti siriane hanno confermato al Guardian che “John” sarebbe il capo di un gruppo di negoziatori che hanno di recente tenuto contatti per il rilascio di 11 ostaggi dell’Isis. Era proprio lui a tenere le numerose conversazioni via internet che si sono svolte con i familiari degli ostaggi.
CHISSÀ CHE NON FOSSE proprio lui ad aver contattato i familiari di Foley per chiedere tramite loro un riscatto di 100 milioni di dollari. Ma la trattativa non è mai decollata, perché gli Usa non pagano riscatti a differenza di altri paesi che “hanno distribuito finanziamenti milionari ai gruppi terroristici per salvare la vita ai propri cittadini” (frecciata del New York Times). In compenso il Pentagono ha confermato ieri che era stato il presidente Obama in persona ad autorizzazione una operazione a inizio estate per liberare i cittadini americani. Il commando delle forse speciali Usa ha però fallito, perché gli ostaggi non erano nel luogo dove era avvenuta la missione. Secondo gli esperti dell’antiterrorismo britannico “John il Beatle” è solo uno dei 500 jihadisti nati sul suolo britannico arruolati dall’Isis. I servizi segreti stanno cercando di identificare l’uomo mascherato dal suo accento. Secondo il professor Paul Kerswill, linguista dell’Università di York, “John” parlerebbe il tipico “multicultural London English”, l’inglese della Londra multiculturale che si trova nell’East End.
Londra è da tempo in allerta: si sono intensificati i controlli su soggetti “a rischio”, sulle comunità che ruotano intorno alle scuole coraniche e ad elementi già entrati nel mirino delle autorità per propaganda estremista o per connessioni con i jihadisti Il ministro degli Esteri Philip Hammond ha confermato che il governo lavora da mesi sulla presenza di britannici nelle file dell’Isis in “numeri significativi”: “L’Isis rappresenta una minaccia diretta per la sicurezza del Regno Unito”.