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 2014  agosto 22 Venerdì calendario

PROSTITUZIONE E DROGA: IL MIX CHE FA ALZARE LA CRESCITA

Il primo assaggio del “Prodotto interno lurido”, come lo ha definito lo statistico Franco Mostacci, si avrà a settembre: allora sapremo quanto vale davvero la rivalutazione del Pil dopo il passaggio al nuovo sistema europeo di contabilità nazionale - il Sec 2010 - e l’ingresso nel calcolo dell’economia illegale, dal traffico di droga alla prostituzione, al contrabbando (sigarette e alcool).
Il governo si aspetta grandi cose, tanto da aver deciso di rinviare l’aggiornamento del Def, il Documento di economia e finanza ai primi di ottobre. Per legge andava presentato non oltre il 20 settembre, due giorni prima, però, del rilascio dei dati aggiornati con la nuova metodologia. Per evitare di presentare un Def con numeri ormai superati, e doverlo riaggiornare subito dopo, il governo ha deciso di violare, di fatto, la legge e prendere tempo. Una dilazione che dà fiato a un esecutivo in affanno: per rispettare quanto scritto ad aprile e confermare gli 80 euro deve trovare in autunno 20-23 miliardi.
CON I NUOVI CRITERI, oltre a droga e prostituzione, avranno un peso maggiore anche la spesa per ricerca e sviluppo e quella per armamenti: non saranno più conteggiate come “consumi intermedi” ma come “investimenti” e, quindi, andranno ad accrescere il Pil. Quanto vale tutto questo? La Commissione europea ha stimato una media del 2,4 per cento del Pil per i paesi europei e tra l’1 e il 2 per cento per l’Italia. In soldoni, nella migliore delle ipotesi fanno 32 miliardi. L’impatto su un Pil di 1.587 miliardi è modesto. Il confronto con gli altri Paesi è impietoso: +3,2 per cento la Francia, +4 l’inghilterra, +7,5 l’Olanda. La Germania ha comunicato a metà agosto i primi risultati (verranno aggiornati il primo settembre): l’incremento medio del Pil è di tre punti, “il 70 percento dei quali viene da spese per ricerca e sviluppo”. “Da noi l’impatto potrebbe essere contenuto - spiega Roberto Menducci , responsabile Istat per i conti nazionali - perché in Italia la spesa per ricerca e sviluppo vale l’1,2 per cento del Pil”. Per dare l’idea, i tedeschi dal 2012 veleggiano intorno al 3 per cento. L’impatto sul tasso di crescita del Pil - che da Monti a Renzi è ormai il sacro graal dei governi - è stato già certificato: zero.
Un effetto più consistente si avrà, invece, sui parametri che misurano la tenuta dei conti pubblici: i famosi rapporti deficit/Pil e debito/Pil. Qui gli economisti sembrano concordare: nella più rosea delle ipotesi il primo calerà dello 0,1 per cento mentre il debito/Pil calerebbe in maniera più sostanziale, di 2,6-2,7 punti. Una boccata d’ossigeno per il governo - che combatte con un deficit/pil sul filo del 3 per cento - ma forse sovrastimata e di portata assai limitata. E con la revisione delle serie storiche (cioè degli anni passati) alla luce dei nuovi metodi, anche il rientro forzato del debito fissato dal Fiscal compact non cambierà, perché calcolato sulla media degli ultimi tre anni, che verranno tutti ricalcolati.
L’altra grande fetta, l’economia illegale, a dispetto dell’immaginario e della presenza delle tre più importanti organizzazioni criminali europee rischia di contribuire davvero poco alla ricchezza nazionale. Il Pil, infatti, misura sì l’insieme delle attività economiche in termini monetari ma considera solo il valore aggiunto, non il volume complessivo degli scambi. Poco importa, quindi, che il giro d’affari del commercio di droga sia stimato tra i 24 e i 60 miliardi di euro annui, solo i margini di guadagno entreranno nel conteggio. Discorso analogo per la prostituzione. Secondo la Presidenza del consiglio, in Italia esercitano 70 mila tra professioniste e schiave, per un giro d’affari di 90 milioni al mese, poco più di un miliardo all’anno. “Da queste - spiegano i ricercatori - va tolta la spesa per i consumi intermedi”. Cioè profilattici e affitto della stanza d’albergo. L’effetto paradossale è che alcune regioni svantaggiate, dove abbonda la criminalità, vedranno crescere il Pil rischiando di vedersi ridurre i fondi europei. E la lotta alla prostituzione, al traffico di stupefacenti e al contrabbando (che vale 200 milioni) sarà antieconomica perché produrrebbe una caduta del Pil. A fronte di un vantaggio comunque limitato: qualche decimo di punto secondo le stime più attendibili. A questo si aggiunge la difficoltà di misurare fenomeni che sfuggono all’analisi statistica. Per l’economia sommersa (circa 250 miliardi l’anno, già conteggiati nel Pil) esiste una metodologia consolidata, per droga e prostituzione no.
GIÀ IL 9 SETTEMBRE l’Istat pubblicherà i dati sul Pil del 2011, da cui il Governo avrebbe potuto ricavare indicazioni per la stesura del Def. Invece ha scelto di rinviare tutto e questo la dice lunga sullo stato dei lavori. Tanto più che entro fine settembre l’Istituto deve comunicare a Bruxelles i numeri che servono ai fini delle procedure per deficit eccessivo. E sarà costretto a farlo senza avere quelli del Def.