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 2014  agosto 22 Venerdì calendario

IL COMPOSITORE E L’ATTRICE DI GODARD CHE SI SONO ASPETTATI PER 50 ANNI

Per cinquant’anni si sono accuratamente evitati. Con tutto il cuore. Avevano stabilito così, nell’estate del 1964, dopo aver ballato insieme una bossanova galeotta sulla spiaggia di Copacabana, a Rio de Janeiro, dove si erano incontrati per la prima volta, a un festival cinematografico. «Merda, ci amiamo!» si erano detti, smarriti, guardandosi negli occhi. Lei aveva 22 anni, lui 30. Lei stava per sposarsi, lui era addirittura già padre di un bambino. E all’epoca tanto bastava (e avanzava) per soffocare ogni esuberante tentazione.
Lui era un compositore affermato, lei una giovane principessa russa da poco prestata alla Nouvelle Vague del cinema francese, con al suo attivo una parte secondaria nel film di Eric Rohmer, Il segno del leone , del 1959, e un ruolo più visibile nel film di Gerard Oury, La main chaude . In quello stesso 1964 avrebbero trionfato entrambi: lui con le musiche del film Les parapluies de Cherbourg , lei sotto la direzione di Jean-Luc Godard, in un film dal titolo che suonava come un monito: Une femme mariée , una donna sposata.
Lui è Michel Legrand, lei è Macha Méril e, il 18 settembre prossimo a Parigi, 50 anni e un po’ di (altri) matrimoni dopo il reciproco colpo di fulmine, si sposeranno. Finalmente fra di loro. A 82 anni lui, e 74 lei: «Cocteau diceva che ci vogliono molti anni per diventare giovani» non si scompone il compositore, che dichiara di sentirsi come un quindicenne innamorato. Non deve stupire che le loro nozze siano più attese dalla stampa rosa francese di quelle di George Clooney.
Michel e Macha non si erano mai dimenticati. E del resto il mondo del cinema non è poi così grande, capitava che s’incrociassero a una kermesse, s’intravedessero a un ricevimento, si salutassero a un’anteprima. «Ogni volta, un tuffo al cuore» ricorda lei, ma per mezzo secolo hanno mantenuto l’impegno preso a Copacabana: non cercare di rivedersi.
Dopo quel patto, le loro vite sono andate avanti. Lui ha composto musiche per una cinquantina di film e registi come Sydney Pollack, Clint Eastwood, Orson Welles, ha vinto tre premi Oscar per le colonne sonore di Quell’estate del ‘42 , nel 1972; di Yenti, nel 1984; e per la miglior canzone de Il caso Thomas Crown , del 1969, interpretato da Steve McQueen e Faye Dunaway. Si è separato dalla prima moglie, Christine Bouchard, e dalla seconda, Isabelle Rondon; e, nel 2013, dall’ultima compagna, l’arpista francese Catherine Michel. Senza mai tentare di ricontattare, tra una e l’altra, Macha.
Lei era solidamente coniugata con il cineasta italiano Gian Vittorio Baldi, dal 1969. E anche se pensava spesso a Michel, magari ne ascoltava le musiche o ne leggeva le vicende sui giornali, teneva per sé le sue probabili malinconie. Magari anche lui, nel frattempo, l’aveva vista sullo schermo nel ruolo di Helga Ulmann, in Profondo rosso , e aveva sentito qualche brivido, indipendente dalla terrificante bravura di Dario Argento. O in Agenzia matrimoniale A di Claude Lelouche, con il quale anche Michel ha spesso lavorato.
Già, il lavoro. Continua a tenere impegnati tutti e due. Ed è un bene. A gennaio di quest’anno, infatti, Michel è andato a teatro, a vedere la commedia scritta da un amico, Didier van Cauwelaert, Rapporto intimo . Protagonista, Macha Méril, che tre anni fa – combinazione – si è separata dal marito. Capita. I tempi sono cambiati. La sera stessa, dopo lo spettacolo, Michel le ha comunicato: «Ti sposo». E lei ha fissato la data. Per il viaggio di nozze, però, hanno pensato che 50 anni di attesa fossero stati più che sufficienti e sono partiti subito, insieme, per Copacabana, a rivedere la spiaggia dove si erano conosciuti e a riprendere il ballo interrotto: merda, dov’eravamo rimasti?
Elisabetta Rosaspina