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 2014  agosto 22 Venerdì calendario

MA PIU’ DEGLI OCCIDENTALI IN SIRIA PREOCCUPANO LE CELLULE DORMIENTI NELL’UE

«Quell’accento inglese non ci ha colti di sorpresa. Ciò che va interpretata è l’ostentazione di quell’accento che non sembra casuale, occasionale». L’autorevole fonte della nostra intelligence lascia presagire scenari da non sottovalutare. La sensazione è che gli 007 (alleati) conoscano l’organigramma interno dell’Isis più di quanto ammettano, e dunque il capo dei macellai che ha sgozzato il povero giornalista americano James Foley.
Il clima ricorda quello del post 11 Settembre, quando Al Qaeda sferrò l’attacco colpendo le Due Torri. Lo Stato del Califfato tra la Siria e l’Iraq - con le esecuzioni e le cacciate delle minoranze etniche e religiose, e i sequestri di occidentali - rappresenta per la prima volta la nascita di «uno Stato terrorista», cosa che non era riuscita neppure ad Al Qaeda in Afghanistan, avendo Osama bin Laden e i suoi, pezzi di territorio afghano e protezioni nelle terre pakistane.
«Lo Stato proclamato dall’Isis - spiega una fonte vicina al governo - è una minaccia incombente che l’Europa, l’Occidente non può accettare». Gli analisti ricordano gli effetti destabilizzanti dell’offensiva Isis: «Il conflitto interno alla Siria, con il tentativo di deporre Assad, non ha raggiunto il suo obiettivo ma, al contrario, si è allargato all’Iraq determinando le condizioni del collasso di quel Paese. E la nascita dello Stato terrorista destabilizza anche il Libano e la Giordania».
Di fronte agli scenari di crisi che coinvolgono il cuore dell’Europa e del Mediterraneo, il nostro Paese, in particolare il premier Matteo Renzi che guida la presidenza Ue si è fatto promotore di iniziative per affrontare questi punti di crisi che hanno «determinato una situazione critica senza precedenti».
Il premier Renzi ha volato dal Cairo ad Ebril e Baghdad per tessere la tela di un’unica iniziativa. Il Cairo diventa una capitale decisiva almeno per affrontare le crisi del Mediterraneo, ospitando le trattative per il cessate il fuoco a Gaza tra Hamas e Israele. E per la stabilizzazione della Libia.
Le armi ai curdi, il protagonismo diplomatico in Libia, la linea di condanna convinta della Russia di Putin per l’abbattimento dell’aereo civile che sorvolava l’Ucraina. Sono settimane importanti per la sicurezza dell’Europa e la stabilizzazione di aree cruciali. I segnali molto determinati giunti da Washington, Roma, Berlino, Londra, Parigi lasciano intendere la consapevolezza che l’«anomalia» Isis deve essere affrontata e risolta.
«In questi pochi mesi, meno di un anno, l’Isis - spiega l’intelligence - è riuscita a controllare un pezzo importante della Siria e dell’Iraq dimostrando una imprevista capacità di intervento tradizionale sul campo. Dispone di agguerritissime brigate e nello stesso tempo è in grado di portare avanti la guerra asimmetrica del terrorismo».
Mutevole l’Isis, in grado di cambiare la sua «forma». Preoccupa quanto sta accadendo in queste ore. È come se l’esecuzione di Foley fosse uno spartiacque per tutti. Per l’Isis e per l’Occidente.
L’Isis dispone di un esercito di «foreign fighters», i combattenti stranieri. Nei rapporti delle intelligence occidentali, le stime parlano di «oltre quattromila uomini». «Moltissimi provengono dai Balcani, centinaia dall’Inghilterra, poi dalla Francia».
Gli italiani non raggiungerebbero i cinquanta. Ma poi ci sono i «terroristi cresciuti in casa», l’incubo dei Paesi europei e occidentali. Il timore è che gli attacchi del 2005 a Londra e Madrid possano ripetersi oggi. Attacchi emulativi, insomma. Ecco perché l’Occidente ha deciso di intervenire contro l’Isis. Prima che sia troppo tardi.