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 2014  agosto 22 Venerdì calendario

IL GIOCATORE PACCO PIENO DI SOLDI E DI SOLITUDINE

Il ragazzo con la valigia non trova casa. Sportivamente parlando. Mario Balotelli ha trovato una famiglia adottiva, ma nessuna maglia, nessuna bandiera. Riparte per l’Inghilterra, da dove era rientrato. Quando le andate e i ritorni si sommano il percorso comincia a perdere senso e futuro. Milano (sponda Inter), Manchester (City), Milano di nuovo (ma al Milan) e ora Liverpool. Ha un agente (Mino Raiola) bravissimo a fargli guadagnare di più a ogni giro di giostra. Anche e soprattutto perché conviene pure a lui. Quanto a fargli ottenere la pace, un ruolo, la definitiva affermazione, ha rinunciato da tempo. Lui come tutti, incluso probabilmente Balotelli stesso. D’altronde, se sbagli il mondiale della consacrazione e dopo ti offrono sei milioni l’anno, perché dovresti provarci?
Riparte, allora, senza più la chimera dell’affetto, che sa di non poter ricevere. Lo ebbe, all’inizio, dai tifosi dell’Inter e lo calpestò. A Manchester è stato una popstar più che un cannoniere, infatti è piaciuto soltanto al leader degli Oasis. Al Milan è stato accolto da una frase-lapide del fratello del padrone: «Andiamo a vedere il negretto di famiglia». Scherzosa, come no: se adesso qui si ricambiasse la soave ironia partirebbe una querela. Quanto al capofamiglia, non l’ha mai amato: l’intuito nazionalpopolare gli indicava che non piaceva alla sua gente e gli toglieva consensi. La curva, sempre generosa e sagace, l’ha tollerato come un dispetto ai cugini e niente più. Gli restava la nazionale, dove qualcuno l’amava o almeno l’aspettava. Ha disilluso anche quello: metà di una partita fatale (Italia-Uruguay) è bastata per cancellare il ricordo dell’unica memorabile (Italia-Germania di due anni prima).
Balotelli è rimasto solo, ad aspettare che il maggiordomo capo smettesse di giocarsi al lotto il suo destino (“Resta al novantanove virgola nove, anzi otto per cento”). A quel punto anche lui aveva già capito di dover preparare i bagagli. Se nella vita ha trovato al primo colpo una famiglia diversa da quella originaria ma capace di amarlo come se fosse nato al suo interno, nel calcio sa di andare verso un altro precario affidamento. Il Liverpool lo ha negoziato per e con disperazione. Avendo avuto fino a ieri Suarez il vampiro, ha pensato di poter correre il rischio. Tuttavia ha chiesto fino all’ultimo la clausola comportamentale: se dà di matto ve lo rispediamo. Sentimentalmente, è come l’accordo pre matrimoniale prima delle nozze: l’addio è sempre possibile, ma qui lo si ritiene probabile. Disse l’attore Billy Bob Thornton dopo il divorzio: «Se vuoi dormire la notte, non sposi Angelina Jolie». Se vuoi lo spogliatoio sereno, non ingaggi Balotelli. Eppure si trova chi lo fa e paga per farlo. Pure tanto. Sa di non comprare un goleador, ma l’immagine di un goleador: quel cartonato a torso nudo, muscoli in mostra, che è apparso (brevemente) sulle tribune brasiliane. Comprare una possibilità è sempre più emozionante che comprare una realtà perché può superarla, sospinta dall’immaginazione. In questo caso, il Liverpool sembra un concorrente di “Affari tuoi” che chiede il cambio del pacco. E adesso sono affari suoi, dei tabloid e di Mario Balotelli, semmai se ne volesse curare.